Kassirer J.: Federal foolishness and marihuana, New England Journal of Medicine, 336: 366, 1997da Bollettino per le Farmacodipendenze e l'Alcoolismo, anno XX 1997 n.3
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Negli U.S.A. il dibattito sulla legalizzazione della marihuana e' centrato intorno all'autorizzazione ai medici di impiegarla come antiemetico in casi di trattamenti antiblastici, in pazienti terminali con AIDS ed in altre condizioni eccezionali. Si accenna anche all'impiego nel glaucoma e nella sclerosi multipla, mentre all'obiezione che il principio attivo cioe' il tetra-idro-cannabinolo e' contenuto in un prodotto per os disponibile da piu' di dieci anni (si chiama Dronabinol) si obietta che:
1.il dosaggio di questo farmaco non e' affatto facile;
2.la marihuana fumata produce rapidamente livelli elevati del principio attivo in circolo e, quindi, ha attivita' antiemetica immediata;
3.attraverso la conservazione dell'appetito combatte quel dimagramento massivo che e' sintomo prognostico grave nell'AIDS.
L'editorialista del New England of Medicine, rivista medica che non ha mai preso posizione sull'argomento generale della liberalizzazione delle droghe, ricorda come oltre ai due referendum dello scorso novembre favorevoli all'uso medico (Arizona e California) vi sia larga parte dell'opinione pubblica dello stesso parere e come, soprattutto, vi siano state sentenze della magistratura che dichiaravano legittima l'inclusione dei prodotti della cannabis nella classe 2a della lista degli stupefacenti cioe' fra le sostanze che danno o possono dare dipendenza ma hanno un impiego medico sia pure limitato. Netto e' stato il rifiuto della DEA (l'Amministrazione per il Controllo delle Droghe) che ha bloccato la validita' delle sentenze della Magistratura. Nello stesso tempo sia da parte del Segretario per la Sanita' ed i Servizi rivolti all'Uomo E. Shalala e del Procuratore Generale Janet Reno si e' ribadito l'obbligo dei medici ad attenersi al divieto assoluto di prescrizione in quanto una pur minima smagliatura all'a
ttuale sistema proibizionistico potrebbe costituire dimostrazione di cedimento ai propugnatori della liberalizzazione. Si insiste anche sui rischi dei prodotti della cannabis e giustamente l'editorialista rileva come l'eventuale insorgenza della dipendenza in un malato terminale non costituisce argomento valido, tanto piu' che lo stesso medico e' autorizzato a prescrivere morfina e meperidina farmaci che a certi dosaggi sono mortali. Pertanto si invitano i medici a disobbedire anche se si riconosce che sono necessari studi condotti scientificamente sulle virtu' terapeutiche della marihuana.