Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 28 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 18 dicembre 1997
ARLACCHINATE / 1

PINO ARLACCHI E LA DROGA: STORIA A PUNTATE

di Marco Cappato e Carmelo Palma - L'Opinione del 18/12/1997

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

C'e' un'area del mondo dove alle donne e' proibito di lavorare. E' un Paese dove le donne non possono uscire di casa, se non in caso di necessita'. Un Paese dove per le donne sono di fatto interdette le cure mediche di urgenza e l'istruzione elementare. Un Paese dove il terrore e la violenza fondamentalista sono l'unica legge in vigore: questo paese e' l'Afghanistan meridionale, il cui "governo" e' retto dall'armata dei Talebani. Ci sono solo tre Paesi al mondo che riconoscono ufficialmente questo "governo" (o, per meglio dire, questa dominazione): Arabia Saudita, Siria e Pakistan. Oltre a loro c'e' poi una persona che ha fatto persino di piu': ha deciso di finanziare direttamente con decine di miliardi i guerriglieri talebani. E non già per programmi di aiuto umanitario, ma per un rapporto di partnership effettiva nella lotta alla criminalità ed alla produzione di droga. Questa persona e' il "Capo di Stato Maggiore" della guerra internazionale alle droghe, l'italiano Pino Arlacchi, ex-senatore dell'Ulivo.

Da vero professionista dell'antidroga, Arlacchi si e' lanciato in un'operazione quantomai ardita: dare soldi, molti soldi (vedremo quanti e come...) , a nome del Programma delle Nazioni Unite per il Controllo delle Droghe di cui e' il direttore, nelle mani dell'equivalente delle "Camice Nere" o delle "Guardie Rosse" di un regime che non siede alle Nazioni Unite, ma che Arlacchi, nelle vesti di vice-segretario dell'Onu, comunque ritiene di dovere accreditare come interlocutore privilegiato nella lotta alla criminalità. Con quei miliardi Arlacchi ha comprato dai Talebani l'impegno ad eradicare le coltivazioni di papavero da oppio: di una merce, cioè, con cui gli stessi talebani hanno per anni finanziato la propria guerriglia, e della cui produzione tuttora detengono, in Afganistan, il pressochè assoluto controllo.

Il contesto internazionale ha portato al paradosso che alle Nazioni Unite il piu' fiero oppositore dell'"operazione Talebani" e' proprio l'Afghanistan. Il seggio di questo paese alle Nazioni Unite di Vienna e' infatti rimasto assegnato al precedente Governo, deposto- a Kabul, ed in alcune aree del paese- dalla rivoluzione talebana, ed all'ultima riunione della Commissione ONU sulle droghe proprio il delegato afghano, nel tentativo di dissuadere Arlacchi dal suo proposito, ha denunciato come i Talebani abbiano accolto la quasi totalita' della produzione di oppio precedentemente realizzata in Pakistan (che rimane il partner militare ed economico essenziale del regime talebano) con questa giustificazione: "poiche' le droghe raggiungono le piazze d'Europa e d'America, distruggendo le vite degli infedeli, il commercio di droghe e' un Santo Commercio".

Pur non essendoci possibile verificare la veridicità di tale "citazione" (peraltro effettivamente pronunciata dal delegato afgano), e' evidente che la scelta di una banda armata fondamentalista quale "partner ideale" per la guerra alle droghe e' quantomeno azzardata: ma non si può negare che in questo azzardo ci sia un filo di incredibile, paradossale e tragica coerenza. Per dirla col delegato afghano, "non esistono dei prodotti sostitutivi in grado di competere con le droghe sul piano dei profitti". E allora, per non cedere a quella sorta di disarmo morale che l'ONU di Arlacchi identifica nella legalizzazione delle droghe (o negli interventi tesi alla riduzione del danno provocato dall'espansione del mercato criminale degli stupefacenti) la strada obbligata di chi vorrebbe estirpare dalla faccia della Terra "il Male e le sue piantine" diventa quella di legalizzare e sovvenzionare la mafia banditesca dei Talebani, di cedere all'illusione che una transazione "favorevole" o conveniente li convinca a contratta

re o ridurre le produzioni di droga a beneficio della comunità internazionale.

Ma vale forse la pena di guardare i "numeri" di questa operazione, per capire se proprio l'esame piu' attento dei documenti dell'Onu (che pure devono stare negli archivi di Arlacchi - essendo state prodotti dal suo predecessore Giacomelli) non avrebbero potuto consigliare all'ex senatore del Mugello qualche prudenza in piu' e qualche illusione in meno.

(continua)

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail