Storia a puntate su come Arlacchi Pino combatte la droga e la criminalitàLE CIFRE DELL'OPERAZIONE TALEBANI
Articolo pubblicato sul quotidiano L'Opinione di oggi 19/12/1997
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L'UNDCP (il Programma delle Nazioni Unite per il controllo del traffico di droga, di cui Arlacchi è direttore) stima che il costo "alla produzione" (farmgate price) di un chilo di oppio ammonti mediamente a 40 dollari. In Afganistan nel 1996, secondo lo stesso UNDCP, sono state prodotte in Afganistan 2.300 tonnellate di oppio. Prendiamo per buona questa stima (ma vedremo quanto questa sia diversa e "stranamente" sovradimensionata rispetto a quella di altri attenti osservatori...): dunque il reddito della produzione di oppio afgana ammonta ogni anno a circa 92 milioni di dollari.
L'UNDCP ha stanziato 250 milioni di dollari per dieci anni per i suo programma di partnership con le autorità talebane, al fine di ridurre considerevolmente la produzione afgana di papavero da oppio. L'investimento delle Nazioni Unite dovrebbe in teoria servire a compensare i mancati profitti dei "produttori" che deriverebbero dalla riduzione di circa un quarto della produzione annua di oppio in Afganistan (e non certo, come qualcuno ha l'ambizione di sperare, dalla "ripulitura completa" del paese). Ma sarà davvero così? Davvero si può contare su meccanismi così semplici? Arlacchi ha scoperto l'uovo di Colombo?
E' inevitabile sottolineare come "l'operazione (fiducia nei) talebani" contraddica i due criteri che l'ONU ha normalmente adottato per giustificare i programmi di sostituzione delle culture nei paesi produttori di droga; il primo criterio è la possibilità di contare su di un governo credibile e su di una pubblica amministrazione efficiente, vale a dire su di un assetto politico non compromesso o dominato dalle organizzazioni criminali, che controllano il traffico di droga. Il secondo criterio è la capacità di inserire le somme stanziate in una politica di espansione economica "interna" dinamica, capace di valorizzare gli investimenti e gli aiuti esterni. L'Afganistan meridionale non risponde a nessuna di queste condizioni. L'amministrazione pubblica è inesistente. Il governo non è solo controllato, ma coincide con l'organizzazione criminale che controlla la produzione ed il traffico di droga. L'economia è in ginocchio, devastata da 20 anni di guerra civile, e l'assetto economico del paese è letteralmente pri
mitivo.
Ma c'è di piu', molto di piu'. L'UNDCP ha agito come se il valore economico dell'oppio coincidesse con il prezzo alla produzione, e come se il controllo della produzione fosse affidato ai produttori materiali, cioè ai contadini, che potrebbero apprezzare l'opportunità della riconversione delle culture, quando questa divenisse economicamente conveniente. In realtà la situazione è del tutto capovolta. E ad informarcene è lo stesso World Report, redatto dall'UNDCP lo scorso anno, ed edito dalla Oxford University Press: il prezzo al dettaglio di un chilo di eroina è di circa cento volte superiore al suo costo all'ingrosso. Il margine di guadagno è del 99%. Dunque l'interesse prevalente (quello con cui in ipotesi le politiche di sostituzione delle culture dovrebbero misurarsi) è indubbiamente quello degli "operatori" del mercato criminale, e non quello dei contadini produttori. E' l'interesse di coloro che incassano il valore aggiunto della "proibizione" (come fattore della lievitazione dei prezzi al dettaglio) e
non già della coltivazione del papavero, o della sua trasformazione in oppio. E' inoltre del tutto incredibile ritenere che i produttori abbiano effettiva libertà di scelta economica, in un paese in cui non esiste nessuna libertà, nessuna cognizione o pratica del diritto, in cui qualunque scelta è imposta direttamente con la violenza da chi controlla il territorio ed il governo "materiale" del paese. Arlacchi, fidando sulle promesse dei talebani, o contando sulle proprie capacità di persuasione, ha dato una dimostrazione di incredibile ignoranza o supponenza, che la comunità internazionale pagherà a carissimo prezzo. E, pensando al sequestro della delegazione dell'Unione Europea guidata da Emma Bonino operato negli scorsi mesi dagli "studenti di teologia", viene francamente da sorridere (per non piangere) se si pensa a quale libertà di movimento avranno gli osservatori dell'UNDCP nel territorio afgano, quando si appresteranno a controllare l'effettiva attuazione dei propositi antidroga del "governo talebano
".
(continua)
Carmelo Palma
Marco Cappato