Al Presidente del Senato, Sen. Nicola MANCINO
Al Presidente della Camera dei Deputati, On. Luciano VIOLANTE
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Romano PRODI
Roma, 23 dicembre 1997
Onorevoli Presidenti,
nell'esprimervi i nostri auguri di buon Natale e di felice anno nuovo, cogliamo l'occasione per sottoporre alla Vostra attenzione alcune considerazioni sullo stato della politica in materia di droghe nel nostro Paese, in particolare rispetto ad impegni e scadenze che interessano direttamente le istituzioni che rappresentate.
Alla 2a Conferenza nazionale sulla droga, tenutasi a Napoli nel marzo scorso, emerse con chiarezza, tra la maggioranza degli intervenuti, un orientamento favorevole ad una depenalizzazione del consumo personale di droghe illegali e delle condotte ad esso finalizzate senza fini di lucro, in modo da dare finalmente piena attuazione all'esito del referendum del 1993. Il Governo dichiaro' pubblicamente nelle settimane seguenti di voler procedere, per mezzo di un disegno di legge, ad una revisione della attuale legge sulla droga che recepisse le indicazioni emerse alla conferenza di Napoli. Tale intenzione e' stata piu' volte ribadita, ma a nove mesi di distanza dobbiamo constatare con rammarico che nulla di concreto e' stato realizzato. Di contro la giurisprudenza viene applicata in modo sempre piu' contraddittorio, sottoponendo migliaia di cittadini consumatori di droghe illegali a procedimenti penali o amministrativi a tal punto arbitrari che, lungi dal costituire un deterrente in grado di attaccare il mercato
criminale delle droghe, minano alla base la certezza del diritto e il sentimento di legalita' presso l'opinione pubblica.
Sul piano sanitario dobbiamo constatare che il Governo sta consentendo nei fatti a una politica di vero e proprio "proibizionismo sulle cure", che rappresenta un'evidente prevaricazione dei diritti dei cittadini medici e tossicodipendenti. Da tale politica e' ispirato il recente decreto che - ignorando il referendum del 1993 e il principio dell'autonomia terapeutica dei medici - limita a 120mg al giorno la dose prescrivibile di metadone. Da notare anche che non e' tuttora consentito l'impiego della buprenorfina come farmaco sostitutivo nella cura degli eroinomani, nonostante la sperimentazione fosse stata annunciata in occasione della prima conferenza governativa tenutasi a Palermo nel 1993.
Il proibizionismo sulle cure produce, alla stessa stregua di quello sulle droghe, i propri "mostri" giudiziari: molti medici in tutta Italia sono indagati o processati per aver effettuato prescrizioni considerate "non terapeutiche", e vengono percio' trattati alla stregua di spacciatori per il solo fatto di avere ciascuno di essi esercitato, in scienza e coscienza, la propria autonomia terapeutica. Ancora, il Governo non ha ritenuto di dover esercitare i poteri che la legge gli attribuisce nei confronti di quelle Regioni che, ad oltre 6 anni dall'entrata in vigore del T.U. 309/90, risultano tuttora gravemente inadempienti per quanto riguarda la disponibilita' ed il funzionamento dei Sert.
Sul piano internazionale, nonostante l'Italia sia il maggior finanziatore di un organismo come l'UNDCP , e nonostante le sedi internazionali siano state indicate a piu' riprese come il principale terreno di elaborazione delle politiche da applicare a livello nazionale, in realta' il Governo ha partecipato a fasi alterne ai lavori di preparazione della sessione speciale sulla droga dell'Assemblea Generale dell'ONU che il prossimo giugno avra' il compito di fare il punto sulle Convenzioni internazionali. In particolare nessuna riserva, critica o proposta e' stata avanzata rispetto alle Convenzioni stesse, nemmeno su quei punti che dallo stesso Governo vengono richiamati quali "vincoli" che impegnano il nostro Paese a un'impostazione duramente repressiva. Nessuna reazione ne' del Governo ne' del Parlamento persino alla decisione dell'UNDCP di finanziare direttamente l'armata fondamentalista e segregazionista dei Talebani in Afghanistan con l'illusione di comprarne la collaborazione nella guerra alle droghe.
Riguardo all'attivita' istituzionale in senso proprio, da un lato il Governo ha dato l'impressione di essere quantomeno consapevole della necessita' di una riforma delle politiche sulle droghe (salvo poi dimostrarsi incapace di farsene responsabilmente carico), dall'altro il Parlamento si era fino ad oggi dimostrato nei fatti incapace o indisponibile ad aprire un dibattito che pure e' piu' vivo che mai nel Paese. Finalmente in questi ultimi giorni, a seguito delle diverse proposte di legge depositate, tra cui quella di iniziativa popolare depositata dal CORA nel lontano 1994 e sottoscritta da piu' di cinquantamila cittadini, la Camera ha deciso di avviarne l'esame nominando i relatori. E' un fatto positivo che ci auguriamo possa portare ad un profondo ripensamento di strategie che, come lo stesso "World drug report" delle Nazioni Unite mostra, hanno prodotto risultati fallimentari sul piano sanitario, sociale ed economico.
Onorevoli Presidenti,
l'esperienza della distribuzione controllata di eroina condotta in Svizzera e la parziale depenalizzazione del consumo di droghe leggere in Olanda dimostrano che politiche sulle droghe coraggiose, realiste e pragmatiche possono ottenere risultati molto positivi supportati ormai da una consolidata evidenza scientifica. Molti Stati e citta' europei guardano con interesse a tali esperienze, ed e' senz'altro venuto il tempo che anche in Italia si dia un seguito concreto a quel tipo di politiche di riduzione del danno. Avendo preso atto della scelta del Governo di mantenersi neutrale sul tema della legalizzazione e di rimettersi alla parola del Parlamento, chiediamo che quantomeno sia data attuazione al dettato del voto referendario ed agli impegni assunti dal Governo in materia di depenalizzazione.
Per quanto riguarda la realizzazione di una riforma piu' ampia ed ambiziosa, rimane per noi altrettanto chiaro che qualunque seria politica di "riduzione del danno" non possa prescindere da forme di distribuzione controllata delle droghe proibite. Legalizzare significa proprio "ridurre i danni", non tanto quelli indotti e connessi al consumo delle sostanze, ma soprattutto quelli imposti alla societa' intera dall'escalation dei profitti e del potere criminali. Contro tali danni ne' le "politiche di solidarieta'" ne' le misure piu' elementari quali la depenalizzazione del consumo possono rivelarsi risolutive. Per tali ragioni stiamo concretamente operando per aprire nuovi spazi di confronto direttamente tra i cittadini. In particolare, come sapete, nelle scorse settimane ventidue cittadini hanno scelto deliberatamente, attraverso una serie di azioni nonviolente, di disobbedire civilmente alla legge sulla droga autodenunciandosi. Anche le aule di giustizia saranno dunque nel '98 un luogo di verifica delle att
uali leggi perche' sia possibile preparare ed affermare leggi migliori.
Onorevoli Presidenti,
confidiamo nel fatto che Parlamento e Governo, tra i tanti impegni che dovranno affrontare, sappiano confrontarsi con le scelte che l'iniziativa responsabile di questi "obiettori di coscienza" al proibizionismo pongono all'attenzione del Paese.
Eric PICARD, Segretario del CORA
Marco CAPPATO, Tesoriere del CORA