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Conferenza droga
Barletta Amedeo - 24 gennaio 1998
La microcriminalità, la macrocriminalità, la droga e gli effetti del proibizionismo contro la quasi totalità dei cittadini italiani e di Terra di Lavoro

LÆaggressione sempre piùÆ violenta della criminalitàÆ organizzata, la sua azione sempre piùÆ pervasiva, le limitazioni delle libertàÆ personali che sempre più sono imposte ai cittadini, lÆinutile arrancare delle forze dellÆ ordine che nulla possono contro una escalation criminale inarrestabile sono giorno dopo giorno sempre piùÆ intollerabili e richiedono misure che non si limitino alla repressione ma che affrontino il problema in radice.

EÆ indubitabile che oggi la criminalità vive soprattutto di traffico di stupefacenti ; la droga ha reso la nostra criminalitàÆ ricca, internazionale, globale e sempre piuÆ feroce.

Il controllo di questo fiume di denaro che il proibizionismo aiuta solo ad ingrossare ingrassando eÆ fuor di dubbio allÆorigine delle faide che ci fanno contare, già non bastano piuÆ le dita delle mani, i morti.

La presa di coscienza dei giorni scorsi di uno dei piuÆ alti magistrati della Repubblica certo non ideologica, pragmatica e problematica, ci impone una riflessione.

Spezzare il controllo che la malavita esercita sulla nostra terra, limitarne la forza la ricchezza, togliere lÆossigeno a quella che sempre piuÆ si presenta come lÆunica potenza economica asfissiante della libera iniziativa, significa rivedere le legislazioni sulla droga, e cioÆ non puoÆ avvenire senza il contributo di quelle terre che più di altre ne soffrono il controllo e gli effetti nefasti.

La droga eÆ la ragione, forse la prima, delle violenze che affliggono le nostre città e noi stessi, la droga eÆ di per certo la prima causa di una microcriminalitaÆ pervasiva ed oppressiva, quella che minaccia tutti quanti, rende insicure le nostre strade, ci costringe a vivere nel terrore, porta alle stelle i prezzi delle polizze di assicurazione, attenta ai nostri diritti piuÆ basilari , rende lÆ Aids una piaga sociale di proporzioni allarmanti.

Cinquanta anni di politiche repressive non hanno portato a nulla o meglio hanno portato allo sfacelo attuale.

La droga eÆ in espansione come non mai ; interi stati (vedi quelli dellÆAmerica Latina) sono preda della corruzione politica e giudiziaria, schiavi dei cartelli di narcotrafficanti ; le nostre cittaÆ sono insicure, i tossicodipendenti vengono socialmente emarginati e lasciati allÆabbraccio mortale delle mafie.

Provare nuove soluzioni eÆ mera ragionevolezza ; chi lancia strali contro le tesi antiproibizioniste, in primo luogo di quelle sulle cure, si rende complice dellÆassassinio civile e fisico di migliaia di giovani.

Chi vuole la droga proibita vuole aiutare la mafia, la diffusione dell æAids, le morti per overdose.

Non mettiamo in dubbio la buona fede di quanti contrari, ma la loro capacità di affrontare questo dramma con ragionevolezza e senza ricorrere a ideologie ed "eticismi".

Di fronte ai risultati svizzeri che vedono la caduta del 97% delle morti per overdose, la riduzione di 10 volte della microcriminalitaÆ e la recuperabilitaÆ sociale di migliaia di giovani non possiamo rimanere inermi e non denunciare la follia irragionevole del proibizionismo.

Vincere la lotta contro il crimine non passa per la punizione dei cittadini onesti limitandone le libertaÆ ma attraverso politiche che rendano liberi dalla oppressione criminale la maggioranza della popolazione e pragmaticamente rendano liberi i medici di utilizzare nella cura dei pazienti tossicodipendenti le "medicine" che reputano piuÆ opportune ; come del resto il giuramento dÆ Ippocrate impone loro insieme a "scienza e coscienza".

Che qualcheduno dei nostri amministratori abbia il coraggio, questo chiediamo.

 
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