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Conferenza droga
Manfredi Giulio - 10 febbraio 1998
NOTIZIE VARIE....

Da due lunedì "La Stampa" del lunedì pubblica un'inchiesta di Cesare Martinetti sullo "stato delle cose" nella 'ndrangheta calabrese, avendo come riferimento il sequestro dell'imprenditrice Alessandra Sgarella e la conseguente, iperbolica, richiesta di riscatto: 50 miliardi. La mafia calabrese torna ai sequestri perchè in difficoltà nello spaccio della droga sia per i numerosi arresti, sia per la concorrenza delle mafie non italiane?

(è interessante ricordare che Giovanni Falcone riteneva che l'assenza della mafia siciliana dal traffico di droga nei primi anni '70 fosse dovuto alla mancanza di capitali adeguati ad "intraprendere l'attività", capitali che la mafia acquisì con "l'industria dei sequestri"....).

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("La Stampa" del 9 febbraio)

Nella cronaca di Torino, inoltre, un piccolo trafiletto informa che "tra sabato e domenica pomeriggio nei pronto soccordo degli ospedali cittadini sono stati assistiti una decina di tossicodipendenti, tutti in overdose. Una semplice puntura di <> gli ha salvato la vita".

<>: "... gli investigatori del Nas si erano già occupati della professoressa Piazza mel marzo '96 quando avevano aperto un'inchiesta su Harvest, un'associazione privata creata dalla dottoressa e dall'onorevole forzista Alessandro Meluzzi..." ("La Repubblica, cronaca di Torino, 10/2/98).

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("La Stampa" del 7/2/98)

"Cuneo. Per sfuggire alla prova del nove - l'esame delle urine - c'era chi addirittura aveva inventato un marchingegno grottesco, una rudimentale protesi per sostituire la propria pipì con quella di un amico compiacente. Il sotterfugio serviva a riavere la patente di guida, ritirata per guida in stato di ebbrezza da stupefacenti. Si poteva tornare al volante se, sottoponendosi all'esame delle urine per due volte la settimana, per cinque settimane consecutive, si risultava <>. Ma i trucchi si erano moltiplicati ed erano diventati sempre più sofisticati. Racconta il presidente della Commissione medica locale di Cuneo, dottor Mario Spinelli: <>.

I capelli, infatti, su questo punto non possono mentire. Se la lunghezza della chioma (o anche dei peli prelevati) è abbastanza lunga, si riesce quasi infallibilmente a stabilire se la persona sotto esame ha fatto uso - anche una volta soltanto - negli ultimi sei mesi di una qualsiasi droga. L'esame del capello ha però suscitato perplessità nel parlamentare piemontese Raffaele Costa in relazione al costo dell'esame. Nella sua interrogazione al ministro della Sanità Rosy Bindi, Costa ha chiesto di sapere perchè l'esame tricologico per riavere la patente fosse fatto pagare 450 mila lire a Cuneo e 96 mila a Torino (350 mila a Vercelli, 700 mila ad Alessandria).

<>.

(E con i calvi come ci regoliamo? E cosa c'entra l'essersi fatti una canna sei mesi fa con la sicurezza stradale? Se applicassimo la stessa logica all'alcool, risolveremmo il problema del traffico poichè ritirereremmo le patenti a milioni di cittadini! E perchè devo pagare l'esame delle urine o del capello anche se è negativo? Per approfondimenti vi rimando a "Tutte le droghe del presidente" di Giancarlo Arnao (Sperling&Kupfer Editori, 1996 - pag. 159/164).)

 
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