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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 13 febbraio 1998
DOPING E IPOCRISIA - Nagano, il caso del canadese Rebagliati
di GIULIANO ZINCONE, Corriere della Sera 13-2-1998 (www.rcs.it/corriere/)

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E' buffo, ma e' anche necessario congratularsi con Thomas Prugger. Una provvidenziale sentenza del Tribunale arbitrale dello sport ha impedito che un'alchimia bigotta trasformasse in oro immeritato la sua meritatissima medaglia d'argento. Alle Olimpiadi invernali di Nagano (Giappone) la gara di snowboard e' stata vinta dal canadese Ross Rebagliati, che pero' e' stato inchiodato dall'esame antidoping perche', a quanto pare, aveva fumato marijuana. Il verdetto del Comitato Olimpico e' stato tormentatissimo, ma inesorabile: squalifica per Rebagliati e (dunque) medaglia d'oro per il nostro Prugger. Questa condanna, per fortuna e' stata annullata.

E cosi' anche il sereno mondo delle Olimpiadi ha fatto un altro passo avanti per allontanarsi dalle ipocrisie che infestano le manifestazioni sportive, dove (in teoria) tutto deve essere morigeratissimo ed esemplare per la Gioventu', e dove (in realta'), si parla soprattutto di spettacoli, di affari e di miliardi. E' stata abolita la (fondamentale) regola olimpica che imponeva il dilettantismo agli atleti. Rimane in piedi la questione del doping, che va chiarita una volta per tutte.

Il supremo Tribunale dello sport ha stabilito, in pratica, che Ross Rebagliati non fumava "erba" per migliorare le proprie prestazioni, che la marijuana non nuoce gravemente alla salute, e che essa non regala alcuna "marcia in piu'" agli atleti che la consumano. Cala il sipario, insomma, su un altro tabu'. Gli antichi olimpici dovevano essere casti e poveri. Quelli di oggi, per fortuna, possono diventare ricchissimi, fidanzarsi quando vogliono e fumarsi uno spinello, come molti dei loro coetanei.

Pero' c'e' il doping. Ma che cosa significa? Deve essere vietato e punito, evidentemente, tutto cio' che avvelena, tutto cio' che fa rischiare agli atleti la sorte del ciclista inglese Simpson, morto sul Mont Ventoux per eccesso di droghe, di ambizioni, di sfruttamenti. Su questo, credo, siamo tutti d'accordo.

Quando il doping e' innocuo (e soltanto quando e' innocuo), perche' mai bisogna castigarlo? Perche' esso regala agli atleti vantaggi ingiusti, perche' la gara (se si usa il doping) non e' piu' genuina, leale, naturale?

Certo, certo. Noi non chiamiamo doping il privilegio delle nazioni che scelgono gli atleti fra i cittadini che mangiano tutti i giorni. Non chiamiamo doping le diete, le ginnastiche, gli attrezzi, i segreti tecnici che appartengono ai signori dello sport. Una bistecca, un barattolo di miele, sono doping (forse) per chi non aveva mai nutrito i propri muscoli con queste sostanze.

E cosi', quando gli africani si allenano e mangiano, vincono le gare olimpiche. Mentre gli afroamericani come Tiger Woods (nel golf) e le sorelle Williams (Venus e Serena, tenniste) diventano superstar, perche', finalmente, anche qualche negro puo' frequentare gli sport "esclusivi" americani. Nelle discipline piu' popolari non c'e' proprio lotta: le star della pallacanestro sono tutte nere, e autorizzano qualche brandello di razzismo "al contrario", con la loro indiscutibile superiorita'.

Che cosa c'entra con il doping, tutto questo? C'entra moltissimo, secondo me. La storia dello sport ci spiega che niente e' "naturale", e che ciascun atleta e' costruito artificialmente per ottenere determinate prestazioni.

Dunque e' ridicolo vietare l'uso di alcune sostanze (innocue), con la scusa che esse procurino vantaggi sleali. E' leale (o naturale), forse, comprare immigrati giamaicani, e travestirli da canadesi? E' normale che i velocisti britannici siano (quasi) tutti neri? Non e' curioso che i migliori juniores italiani di tennistavolo si chiamino Ding Yan, Wang Yu, Chen Yu Wey? Insomma, e' piu' sleale ingerire sostanze innocue che modifichino le capacita' di un essere umano, o importare esseri umani dotati di superiori capacita'?

La par condicio, poi, dove si nasconde? Il nostro Pieralberto Carrara, medaglia d'argento nel biathlon, ha confessato di dovere il proprio successo anche alla Madonna di Lourdes. Altro che doping. Qui intervengono aiuti irresistibili, soprannaturali e, dunque, slealissimi. Che cosa fara' il Tribunale dello sport? Squalifichera' Pieralberto o mettera' fuori legge la Madonna di Lourdes?

 
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