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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 2 aprile 1998
DROGA: IL RAPPORTO ANNUALE DELL'O.I.C.S. / 3
COME PROIBIRE SCIENZA E DEMOCRAZIA

di Maurizio Turco (CORA-Coordinamento radicale antiproibizionista)

L'Opinione, 2 aprile 1998

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Il rapporto annuale dell'Organo Internazionale di Controllo sugli Stupefacenti dell'O.N.U. (O.I.C.S.) si apre con un capitolo che, gia' da solo, e' tutto un programma: "Come prevenire l'abuso di droghe in un ambiente favorevole alla promozione delle droghe illecite". Un programma ideologico, fondamentalista, da burocrati del proibizionismo, quasi che il proibizionismo fosse una scelta dettata dall'incontro tra la scienza e il potere e non invece la negazione della scienza da parte del potere.

Quasi fosse scientificamente acquisito e scontato, i membri dell'O.I.C.S. vanno al sodo della questione: come fare rispettare le Convenzioni internazionali. Non vi e' nessuna introduzione sulle sostanze illecite, sul perche' della illiceita' dichiarata per legge, sulle acquisizioni scientifiche. Ma cos'e' allora la scienza?

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanita' qualche mese fa ha commissionato a una équipe di scienziati indipendenti uno studio sulla Cannabis. Solo che l'O.M.S. ha censurato la seconda parte della ricerca dove, correlando gli effetti della cannabis con quelli di sostanze lecite quali alcool e tabacco, gli autori arrivano alla conclusione che queste ultime non sono piu' dannose. Ma torniamo al rapporto dell'O.I.C.S. che da' "per scontato che l'abuso di droghe dipende sia dall'offerta che dalla domanda" e quindi "e' non solo necessario controllare la produzione e la distribuzione, ma anche sforzarsi per ridurre l'espansione del mercato della droga riducendo la domanda a livello di consumatori".

Per autogiustificare la propria "indipendenza", i tredici "saggi" che compongono l'Organo internazionale non evitano di dire che il mercato illegale delle droghe e' quello che rende di piu' tra tutte le attivita', legali ed illegali. Il che fa di trafficanti e spacciatori un'armata di venditori motivati e agguerriti, tant'e' che la produzione e la distribuzione sono tutt'altro che sotto controllo o controllabili. Per inciso, anche nei Paesi in cui vige la pena di morte per reati connessi alle droghe illegali, consumo e traffico sono in crescita esponenziale.

Logica conseguenza vorrebbe che si cercasse di governare le fasi della produzione e della distribuzione. E invece, il ragionamento dell'O.I.C.S. prende un'altra strada: "prevenire l'abuso di droghe diventa una impresa sempre piu' difficile" perche' "questo e' dovuto in parte alla rapida e crescente diffusione di messaggi che fanno l'apologia delle droghe".

Non e' piu' tra offerta e domanda che si gioca la partita, tra venditore ed acquirente, tra sostanza e consumatore, tra uno Stato che sceglie di governare il problema, da una parte, e l'abbandono di quello stesso problema alle mani delle narcomafie.

Non si riesce a prevenire efficacemente, e' la tesi sostenuta nel rapporto, perche' ci sono gli apologeti. E vanno fermati. A tutti I costi. L'O.I.C.S. sa che "in alcuni paesi, la penalizzazione dell'incitazione pubblica al consumo illecito di droghe puo' essere contraria alla liberta' di espressione, iscritta nelle Costituzioni o enunciata nel diritto, nelle sentenze giudiziarie o nelle pratiche giurisprudenziali". Ma per l'O.I.C.S. questo non e' un problema poiche' e' compito degli Stati "trovare un mezzo pratico alfine di regolare le contraddizioni che sorgono dall'esercizio di tali diritti". Le chiamano "contraddizioni", ma e' proprio chi "incita" all'uso di droghe che si vuole colpire?

E' consuetudine, purtroppo, che quando si parla di lotta alla droga non si badi a spese e soprattutto non si parli di valutazioni del tipo costi/efficacia; adesso non si bada a "spese" e sul piatto della bilancia si mette lo stravolgimento del diritto e dei diritti, insomma della democrazia. Con una naturalezza stupefacente.

(3 - continua)

 
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