PER I TOSSICI CRONICI ASSOLUZIONE OBBLIGATAdi Roberta Miraglia - Il Sole 24 Ore, 17 aprile 1998
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ROMA - Il tossicodipendente e l'alcolista cronici non sono imputabili, non rispondono cioe' dei reati commessi perche' la loro situazione e' equiparata, dal Codice penale, al vizio totale o parziale di mente. La non colpevolezza sta scritta da tempo nella legge ma ieri ha ricevuto un'importante conferma: la Corte costituzionale, con la sentenza 114/98, ha respinto i dubbi di legittimita' avanzati sugli articoli 94 e 95 che prevedono un trattamento differenziato tra intossicati (da alcool o droga) "cronici" e "abituali": per i primi non c'e' imputazione, mentre per i secondi scattano aumenti di pena.
La decisione da' ai tossici licenza di delinquere, e' stata la reazione della destra. Ai politici hanno replicato le associazioni che si occupano di droga: non si puo' trasformare i consumatori in malati di mente, hanno avvertito.
I dubbi formulati dal Pretore di Ancona facevano leva sul fatto che la scienza non puo' distinguere il consumo abituale dalla cronicita'. Tanto che nel caso esaminato il perito d'ufficio aveva detto di non essere in grado di rispondere per "l'inconsistenza della differenziazione". Non importa, ha risposto la Corte, che la distinzione non trovi "nella dottrina psichiatrica e medico-legale una base sicura". Alcuni studiosi, ha osservato la Consulta, dicono che le due ipotesi sono "concettualmente" chiare anche se non sempre di "agevole diagnosi". I medici, ha aggiunto la Corte, si domandano se lo stato di cronicita' sia "realmente identificabile attraverso i requisiti della permanenza e della reversibilita'". Nonostante cio' "il sistema vigente non presenta il carattere di palese irragionevolezza ipotizzato". Ci sono incertezze mediche, si moltiplicano richieste di riforme legislative, e' vero. Ma, ha concluso la Corte, la giurisprudenza della Cassazione e' uniforme e con "caratteri di certezza".
Dunque, il giudice ha la possibilita' di orientarsi, motivando la sentenza, "anche a prescindere dal pur rilevante parere eventualmente espresso, sia sull'imputabilita' che sulla pericolosita' sociale, dai periti". Il magistrato per decidere, ha indicato la Consulta, usera' gli articoli del Codice di procedura penale che impongono di assolvere ogni volta che la persona sia non imputabile o quando manchi la prova dell'imputabilita'.
Critiche le reazioni alla sentenza, con un solo tratto in comune, sia pure per motivi assai diversi: "Non ci piace", e' stato il coro di proibizionisti e no. E' una "paradossale situazione di privilegio per il malvivente che e' anche tossicodipendente rispetto a quello che non fa uso di stupefacenti, conferendogli una sorta di licenza di delinquere", ha sottolineato Riccardo Pedrizzi, responsabile per i problemi della famiglia di An. La Consulta, secondo Pedrizzi, "ha perso un'occasione importante per fare chiarezza e per dare, finalmente, un minimo di certezza alla nostra legislazione sui reati di droga".
Il rischio, ha avvertito monsignor Vinicio Albanesi, presidente del Cnca (Coordinamento comunita' di accoglienza), e' di trasformare i tossicodipendenti in "malati di mente", per i quali, in caso di pericolosita', va ricordato, anche se non c'e' condanna si spalancano le porte dell'ospedale psichiatrico giudiziario. "Tossici e alcolisti - ha commentato Albanesi - diventano invalidi mentali, irresponsabili di reati, ma anche di azioni e diritti". Don Oreste Benzi ha detto che "non esistono tossicodipendenti cronici, cioe' che non si possono recuperare. Con la sentenza, invece, ognuno di loro si sentira' libero di commettere qualsiasi reato e libero di continuare ad uccidersi".
Punta sulla terapia Alessandro Meluzzi, psichiatra e senatore di Fi: "Tossicodipendenti e alcolisti sono colpevoli come gli altri, ma la detenzione non e' lo strumento per recuperarli. Si deve puntare a misure alternative in comunita'". Scettico Vittorio Agnoletto (Lila): "Diagnosi sanitarie e perizie cliniche spettano, comunque, ai medici e non ai magistrati". Ma per i camici bianchi la distinzione e' spesso difficile. Maria Luisa Attiglia, specialista del centro di alcologia dell'Universita' "La Sapienza" di Roma, ha detto che "solo in una piccola percentuale di casi l'alcolista o il tossicodipedente sono infermi di mente". Ha infine tolto fiato alle polemiche Melita Cavallo, giudice minorile: la sentenza "lascia tutto invariato".