Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 13 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 17 aprile 1998
"MAI COLPEVOLE IL TOSSICO CRONICO"
I giudici costituzionali: "Come l'ubriaco, e' equiparabile a un malato di mente e quindi non e' perseguibile". Sentenza della Consulta scatena polemiche

La Stampa, 17 aprile 1998

-----------------------------------------------------------------------------

ROMA, DALLA REDAZIONE - L'ubriaco ed il tossicodipendente cronico sono equiparabili ad un malato di mente quindi non possono essere considerati responsabili per le loro azioni e puniti penalmente se colpevoli di reati. Questo il principio ribadito ieri dalla Corte Costituzionale con una sentenza che ha dichiarato "non fondato" il ricorso presentato dal Pretore di Ancona, provocando polemiche reazioni tanto da parte del fronte proibizionista che da quello antiproibizionista. Nel suo ricorso alla Consulta, il magistrato marchigiano lamentava l'impossibilita' di operare la distinzione, prevista dal codice penale, fra "ubriachezza abituale" e "intossicazione cronica da alcol o da sostanze stupefacenti". Il Pretore di Ancona chiedeva quindi alla Corte Costituzionale di dichiarare incostituzionali gli articoli 94 e 95 del codice penale. Ma questa impostazione e' stata totalmente rigettata dalla Consulta. "Il sistema oggi vigente non presenta il carattere di irragionevolezza ipotizzato" si legge nella sentenza cura

ta dal giudice relatore Giuliano Vassalli, che afferma invece la "piena identificazione" dell'intossicazione cronica, da alcol o da sostanze stupefacenti, con le malattie mentali ammettendo soltanto che "la disciplina legislativa vigente non trova nella base psichiatrica e medico-legale una base sicura".

Proprio alla scienza medica si era invece appellato il Pretore di Ancona, sostenendo che "non esiste alcuna forma di intossicazione da alcol o da stupefacenti che possa essere considerata irreversibile". Ma a tutt'altre conclusioni sono giunti i giudici della Corte Costituzionale con la sentenza numero 114, secondo cui l'"intossicazione cronica ha ragione di essere come processo irreversibile a prescindere da situazioni marginali o rare". Ovvero: l'intossicato non puo' essere recuperato. Ma la definizione del tossicodipendente come malato "cronico", equiparato all'insano di mente, e' stata accolta nel segno della polemica. Nelle fila del fronte proibizionista si e' alzata la voce di Riccardo Pedrizzi, responsabile di Alleanza Nazionale per i problemi della famiglia, secondo cui la sentenza garantisce "l'impunita'" ai "tossicodipendenti irrecuperabili" creando "una paradossale situazione di privilegio per il malvivente che e' anche tossicodipendente conferendogli una sorta di licenza di delinquere". "Una scel

ta folle che aggiunge confusione alla confusione" aggiunge Maurizio Gasparri (An). La sentenza non ha raccolto favori neanche fra gli antiproibizionisti. L'Associazione "Forum Droghe", con il presidente Grazia Zuffa, denuncia il persistere di "norme desuete e stereotipi vetusti" secondo cui "il tossicodipendente o e' incapace di intendere e di volere oppure e' un deviante colpevole". Ancora piu' duro il Coordinamento radicale degli antiproibizionisti (Cora) nel denunciare una "discriminazione positiva inaccettabile ed infondata, basata su un'asserzione messa in discussione dalla scienza". "L'unica vera cronicita' - afferma in un comunicato - e' quella del proibizionismo". "Il punto - aggiunge don Oreste Benzi, presidente dell'associazione Papa Giovanni XXIII - e' che non esistono tossicodipendenti cronici ovvero che non si possono recuperare, con questa sentenza invece ognuno di loro si sentira' libero di commettere qualsiasi tipo di reato e quindi di continuare ad uccidersi". Molti dubbi anche fra i medici.

Maria Luisa Attiglia, specialista di patologie correlate del centro di alcologia della "Sapienza", tiene a sottolineare che "se e' vero che chi agisce in stato di ubriachezza non e' presente e se stesso" lo e' anche che "solo in una piccola percentuali dei casi l'alcolista o il tossicodipendente sono infermi di mente".

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail