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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 9 luglio 1998
NUOVE DROGHE

La Repubblica, 9 luglio 1998 (www.repubblica.it)

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DALLA relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata al Parlamento e illustrata ieri alla stampa dal ministro per la Solidarieta' sociale, Livia Turco, emergono alcuni dati di fatto su cui conviene riflettere per aggiornare e possibilmente rafforzare la lotta alla droga. Se da una parte risulta che il numero dei tossicodipendenti e' in lieve ma costante diminuzione, dall'altra risulta pero' un'ascesa delle "nuove droghe" come l'ecstasy. Mentre diminuisce il numero dei morti per droga, cresce invece quello dei minorenni che ne fanno uso. Infine, ed e' proprio questo l'elemento di maggiore novita', aumenta sensibilmente il consumo tra i giovani in servizio di leva, come pure tra la popolazione carceraria.

Senza avere la pretesa in una materia delicata e controversa come questa di trarre indicazioni certe sul piano operativo, la prima considerazione che si puo' fare in senso antiproibizionista riguarda le caserme e le carceri. Se lo Stato non riesce a impedire lo spaccio e il consumo di droga neppure tra i militari e i detenuti, all'interno di strutture controllate giorno e notte, come puo' pensare di riuscirci nelle strade, nelle piazze e nei parchi pubblici? Il divieto, con la conseguente minaccia di sanzione, evidentemente da solo non basta a contrastare la capacita' di penetrazione e diffusione della droga.

Un'altra riflessione, direttamente connessa alla prima, attiene ai comportamenti dei piu' giovani. L'attrazione e l'insidia delle cosiddette nuove droghe devono essere neutralizzate con maggiore forza ed efficacia, attraverso una campagna molto piu' incisiva d'informazione, educazione e dissuasione. Piuttosto che demonizzare il "frutto proibito", rischiando magari di provocare proprio l'effetto opposto, e' necessario investire maggiori risorse economiche e culturali in un'azione di questo tipo, come s'e' gia' fatto per l'alcol e per il fumo.

Da un lato, dunque, il segnale che viene dalle caserme e dalle carceri e' che non basta vietare il consumo di droga per debellare il fenomeno; dall'altro, il messaggio che proviene dal mondo giovanile e' che l'opera d'informazione non e' ancora sufficiente per correggere i comportamenti dei ragazzi, in divisa o in borghese. Vogliamo prenderne atto, una volta per tutte, senza scatenare altre guerre di religione? Oppure vogliamo restare intrappolati nel vicolo cieco del divieto e della repressione?

 
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