Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 22 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 13 luglio 1998
L'INGANNO DELL'ECSTASY
L'ULTIMO ALLARME SULLE NUOVE DROGHE: LE CAUSE, I PERICOLI E LE CONSEGUENZE

di UMBERTO GALIMBERTI - La Repubblica, 13 luglio 1998 (www.repubblica.it)

--------------------------------------------------------------------------------

LIVIA Turco, ministro della Solidarieta' sociale, ci ha informato in questi giorni che nelle caserme l'uso della droga, e in particolare di quella nuova droga che e' l'ecstasy, e' aumentato del 50 per cento. Il ministro della Difesa Andreatta ha contestato i dati forniti dalla "Relazione annuale sulla droga" per quanto concerne le caserme. Ma siccome in caserma ci vanno gli stessi giovani che prima, durante e dopo la leva militare frequentano le discoteche con sballi annessi, la polemica tra i due ministri ci interessa poco, e molto di piu' quel vuoto di conoscenza che circonda le droghe cosiddette "pulite" come molti giovani ritengono sia l'ecstasy, la piu' famosa delle cosiddette "nuove droghe".

Che poi tanto "nuova" non e', se e' vero che l'ecstasy o MDMA come si chiama in chimica, venne brevettata nel 1913 dalla compagnia tedesca Merk come pillola dimagrante con delle comiche descrizioni dei suoi effetti collaterali, ma non fu commercializzata. Ritorno' in auge nel 1953 quando l'esercito americano provo' una serie di droghe per usi militari.

MESSA sul mercato nel 1977 la MDMA, vi rimase come droga terapeutica fino al 1985 quando la Dea, l'agenzia federale antidroga americana, la rubrico' nella "tabella 1" la piu' restrittiva. Da allora l'ecstasy, in un primo tempo battezzata "empaty" per la sua capacita' di favorire la comunicazione, fu lavorata in laboratori clandestini e distribuita attraverso la rete degli spacciatori.

Ricavo queste informazioni da un libro pubblicato da Feltrinelli E come Ecstasy di Nicholas Saunders. Un personaggio da tempo presente sulla scena alternativa londinese ed europea che, avvertendo la totale mancanza di informazione su questa pillola cosiddetta "pulita", che molti dei nostri giovani inghiottono il sabato sera, decide di scrivere un libro per raccontarci i piaceri dell'ecstasy e poi anche, come si conviene, la storia di questa pillola, la composizione chimica, l'effetto che fa, i rischi a cui si va incontro, gli effetti collaterali, il target sociale di chi la consuma e tante altre belle cose scritte in modo un po' pedante, un po' statistico, con stralci narrativi poco commoventi, ma comunque gia' qualcosa in quella lotta buia in cui brancolano troppi genitori che ogni sabato sera si apprestano a passare la loro nottata d'ansia per quei loro figli, poco appariscenti e abbastanza integrati, che spendono il loro tempo libero in quei santuari dove un'altra trinita' ha preso il posto di quella reli

giosa, e che al pari di questa, ha il suo cerimoniale in quella "techno- scena" composta da techno- sound, techno-droga e techno- party. L'ecstasy e' la techno-droga, la seconda componente di questa trinita'.

Sempre in questo libro mi capita di leggere lei che dice a lui: "Non puoi mettere l'amore in una pillola". E lui che risponde: "Non sto dicendo questo. Non penso che l'ecstasy crei un'esperienza d'amore. Penso che faccia qualcosa di molto piu' umile e specifico. Elimina la paura. E tolta quella, l'amore viene da se'".

Se confrontiamo il dialogo di questi giovani con quello che possono aver sentito nella scuola che frequentano (l'ecstasy, ci informa la Relazione sulla droga e' un'esperienza teenager) o da cui sono appena usciti, dove non vien fatto alcuno sforzo per informare, educare, mettere a disposizione quel complesso corpo di informazioni che permette l'uso del giudizio, la distanza diventa incolmabile.

Il messaggio della scuola, ma anche quello della televisione, e' che "le droghe uccidono". Friggono a fuoco lento il cervello finche' la frittata e' fatta. Il rimedio e' uno solo: "Basta dire di no". Un "no" che riesce facile solo a quelli che hanno gia' detto "no" all'eccesso di immaginazione, alle vertigini della fantasia, alla forza dell'emozione, all' abisso della disperazione, al bisogno spasmodico di comunicazione. E dopo tutti questi "no" che spesso molti giovani non sono in grado di dire, possono anche dire di "no" alla droga.

Che significa tutto questo? Significa che l'attenzione deve essere spostata dalle conseguenze dell'uso e dell'abuso della droga alle cause. E solo allora la droga puo' apparire per quello che e': non una dipendenza ormai diffusa su larga scala nel mondo giovanile e no, ma un sintomo, se non addirittura un tentativo disperato di rimedio a un disagio che pare impossibile poter sopportare.

Se guardiamo le cose da questo punto di vista e' piu' istruttivo conoscere non solo i pericoli connessi all'uso della droga, come opportunamente fa Livia Turco e il ministero della Solidarieta' con le sue relazioni annuali, ma anche i piaceri dalla droga indotti. Perche' solo la conoscenza dei piaceri assicurati, o anche solo promessi, puo' gettar luce sulla qualita' della sofferenza e del disagio che porta al consumo di droghe.

Gli effetti piacevoli dell'ecstasy possono sostanzialmente essere ridotti a due: il sollievo della tensione muscolare e, come riferiva il dialogo tra i due giovani, il dissolversi delle paure. Il primo effetto, quello fisico, consente ai giovani del sabato sera di ballare per trentasei ore senza avvertire la fatica. Il che non significa che il corpo non si stanchi e che la fatica non si paghi, semplicemente non se ne ha la sensazione. Tutto cio' non e' una gran bella cosa perche' le soglie di dolore o di affaticamento sono li' ad avvertirci che non possiamo fare del nostro corpo cio' che vogliamo, e che i deliri di onnipotenza, anche se piacevoli, non cessano di essere deliri che, a effetto concluso, presentano il conto.

Piu' interessante e' l'effetto psicologico che si traduce nel dissolvimento delle paure sia nei confronti dei nuclei profondi della propria personalita' (al punto che alcuni psicoterapeuti americani tra il 1977 e il 1985, gli anni d'oro dell'ecstasy in America, ne avevano sperimentato l'uso per un piu' rapido rapporto con il proprio inconscio), sia nei confronti degli altri a cui ci si relaziona in modo piu' disinibito e affettuoso.

Per quanto concerne il rapporto con gli altri, si ha una maggiore apertura e capacita' di interazione dovuta allo scioglimento delle barriere difensive e a una diminuzione della paura e dell'aggressivita'. Quest'ultimo tratto riduce nei maschi la possibilita' di rapporti sessuali, ma questo rassicura le ragazze che possono celebrare il loro narcisismo senza il timore di essere aggredite, perche' il clima che si crea e' quello di un appassionato innamoramento o di una insolita sensibilita' verso il partner sempre meno specifico in termini di compagno di vita o incontro occasionale, di omosessuale o eterosessuale.

Tra gli effetti spiacevoli vanno ricordati: sul versante fisico il surriscaldamento con la possibilita', peraltro non frequente, di morire per collasso da calore, per cui l'ecstasy e' cinque volte piu' tossico in condizioni affollate che in isolamento, sul versante psicologico il possibile scatenamento di attacchi epilettici o di attacchi psicotici, pero' solo in personalita' gia' predisposte.

Dalla qualita' dei piaceri attesi o comunque promessi sembra che i consumatori di ecstasy, e qui siamo al punto, siano alla ricerca di una riduzione delle barriere che nella nostra cultura rendono cosi' difficile la comunicazione: artificiale in pubblico e noiosa e ripetitiva nel privato. Hanno scelto come strada la chimica, e come effetto la sua azione sul proprio cervello e quindi sul proprio corpo. Dell'anima non si fidano, con le sue possibilita' non hanno consuetudine, troppi sono stati i tentativi che hanno avuto insuccesso. E allora quel che nella nostra cultura non si riesce piu' a fare con l'anima, lo si fa con la chimica, pur di riuscire a raggiungere quello scopo che e' la comunicazione e il contatto al di la' di tutte le barriere che ci costringono nel recinto stretto della nostra solitudine di massa.

Si tratta di quella solitudine che i giovani tra i 15 e i 25 anni, quando massima e' la forza biologica, emotiva e intellettuale, soffrono piu' degli adulti perche' vivono parcheggiati in quella terra di nessuno dove la famiglia non svolge piu' alcuna funzione e la societa' alcun richiamo, dove il tempo e' vuoto, l'identita' non trova alcun riscontro, il senso di se' si smarrisce, l'autostima deperisce.

E allora chiedono alla chimica di precisare la loro passione che non sa se avere legami con il cuore o con il sesso, la loro aggressivita' che non sa se scatenarsi su di se' o sugli altri, mentre la solitudine di un giorno e' subito cancellata da una notte nella cui vigilia si celebra l'eccesso di una vita oltre la misura concessa, in quella gioiosa confusione dei codici fino al limite dove e' il codice della vita a confondersi con quello della morte.

Arriva l'estate, un tempo ancor piu' libero del tempo gi a' troppo libero dei giovani, a cui non resta, per ammazzare il tempo, che ripetere quotidianamente i riti del sabato sera, con sonno diurno per smaltire gli effetti di una notte che di "estasi" aveva solo il nome e gli effetti distruttivi di quell'energia giovanile che le nostre societa' efficienti ed avanzate non sanno come utilizzare. Vivono di notte i nostri giovani, perche' di giorno nessuno li riconosce, nessuno ha bisogno di loro. E loro lo sanno e non vogliono sbattere ogni giorno la faccia contro il misconoscimento della loro esistenza.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail