Sul presidente, Popolari contro VerdiIl Messaggero, Cronaca di Roma, 23.9.1998
--------------------------------------------------------------------------------
Il primo ottobre entrerà in funzione l'Agenzia romana per le tossicodipendenze ed è già frattura, nella maggioranza, tra i Verdi e il Partito popolare per l'individuazione del presidente. Il Ppi è allarmato per la ventilata ipotesi che il sindaco Francesco Rutelli possa nominare un'antiproibizionistà, il medico Ignazio Marcozzi, alla guida dell'agenzia che dovrà coordinare gli interventi per i tossicodipendenti.
Secondo alcune indiscrezioni, trapelate tra chi ha presentato la candidatura a membro del Consiglio di amministrazione - la cui definizione spetta appunto al sindaco, come la nomina del presidente e del direttore dell'Agenzia - oltre a Marcozzi (che ha lavorato in servizi per tossicodipendenti) ci sono anche Massimo Barra, direttore di Villa Maraini, don Picchi, don Gelmini, Gianfranco Masci, presidente di "Magliana 80", Siviero Albani, per anni responsabile di un Sert della capitale e il giornalista Claudio Sorrentino. "La problematicità del fenomeno delle tossicodipendenze - ha spiegato il segretario regionale del Ppi, Gabriele Mori - non può essere affrontata con una visione ideologica e settaria, ma necessita di molta esperienza, laicità e carisma. Certamente, non può essere oggetto di baratto tra i partiti e ci rifiutiamo di credere che esista un impegno del sindaco a favore di qualche movimento che lo ha sostenuto nella campagna elettorale capitolina".
Secondo il portavoce romano e consigliere comunale dei Verdi, Silvio Di Francia, invece, - che si è a lungo impegnato per la nascita dell'Agenzia romana per le tossicodipendenze - questa nuova struttura "verterà sulla capacità di coordinamento delle politiche sociali concrete. Il dibattito ideologico finisce quindi in secondo piano". "L'antiproibizionismo - ha aggiunto - al massimo si traduce in politiche di riduzione del danno, che sono già tra i compiti dell'Agenzia. Non certo, se questo è il timore, in forme di legalizzazione che necessitano di leggi nazionali. Marcozzi, poi, da quanto risulta dal contenuto del suo curriculum, non è un antiproibizionista ideologico, ma un operatore che ha avuto esperienze nei servizi".