Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 30 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 23 settembre 1998
"DEVE STARE IN CELLA". E MUORE
Il gip rifiuta gli arresti domiciliari, tossicomane stroncato da un'emorragia

L'uomo, in carcere da dieci giorni, ha avuto una crisi d'astinenza: inutile corsa in ambulanza. La famiglia accusa

di Antonella Stocco Il Messaggero, Cronaca di Roma, 23.9.1998

--------------------------------------------------------------------------------

E' morto nell'ambulanza, tra Regina Coeli e il Nuovo Regina Margherita. Se l'è portato via un'emorragia interna o forse quella norma, terreno di aspre e vane battaglie, per cui i detenuti gravemente malati restano detenuti e qualche volta muoiono detenuti. Di Aids, di tumore, immobilizzati dalle paralisi, ricoverati nei centri clinici, lontani dalle famiglie. Alessandro P. aveva 37 anni, era tossicomane da 17 anni ed è stato bloccato sotto casa, a Montesacro, l'11 settembre. Nel suo appartamento c'erano eroina e denaro. "Frutto dello spaccio" venen stabilito. Il fermo diventa arresto e Alessandro P. viene trasferito a Regina Coeli. Viene chiuso nella prima sezione, quella dei "nuovi giunti". Sabato scorso sta molto male ed è trasferito nel centro clinico del carcere; ieri mattina si era aggravato al punto che alle 10,10, mentre i familiari aspettano nella sala colloqui, viene chiamata un'ambulanza. Alle dieci e venti Alessandro P. lascia il carcere su una barella, attraverso la porta carraia, per morire a me

tà strada, nel traffico di viale Trastevere. Ora la famiglia parla di "omicidio di Stato", di un uomo malato lasciato morire nell'indifferenza e di crisi di astinenza. Le responsabilità dovrà stabilirle la procura che già ieri ha avuto dal carcere il fascicolo del detenuto. Su quel fascicolo c'è la vita striminzita di Alessandro P., una vita offuscata dall'eroina.

L'ultimo arresto è arrivato durante un periodo di disintossicazione presso il Sert di Montesacro. "Prendeva 150 cc di metadone contro una dose media di 30-40 cc; la dipendenza era fortissima e l'astinenza lo ha ucciso. Lo hanno ucciso" piange la fidanzata di Alessandro P., Sonia, che con i genitori e il fratello del ragazzo si era presentata ieri mattina alle nove e mezzo a Regina Coeli per vederlo. Lo hanno visto, ma nella camera mortuaria del Regina Margherita dopo una corsa affannosa, dopo aver saputo che Alessandro P. stava male ed era stato portato via agonizzante. L'autopsia è prevista per stamattina; contemporaneamente il pm Padalino interrogherà il medico di guardia in servizio ieri mattina nel centro clinico di Regina Coeli.

Un altro giudice, il gip Macchia, la scorsa settimana aveva detto no alle istanze dei legali del detenuto: "Avevamo chiesto per lui le misure alternative al carcere, proprio per via delle precarie condizioni di salute - spiega l'avvocato Amedeo Boscaino -; gli arresti domiciliari oppure l'ingresso in una comunità terapeutica. Ma abbiamo avuto un rifiuto e l'arresto è stato convalidato. Stavamo preparando un ricorso al tribunale della libertà. Non abbiamo fatto in tempo". Simonetta Crisci, l'altro legale di Alessandro P., puntualizza che "l'articolo 275 del codice di procedura penale vieta l'arresto per chi è in cura presso un centro medico. E lui stava veramente male, L'ho visto sabato in carcere: tremava vistosamente anche se continuava a dirmi di stare meglio. Voleva che rassicurassi i genitori ma non ha nemmeno fatto in tempo a vederli per l'ultima volta". La direzione del carcere precisa che il detenuto è stato seguito dal presidio interno per le tossicodipendenze e poi ricoverato nel centro clinico per

essere sottoposto a tutte le analisi; e ricorda che negli istituti di pena non è permesso l'uso del metadone. Anche se a volte i Sert lo fanno avere ai loro assistiti, ma non in questo caso. E la fallimentare collaborazione tra i Sert e il sistema sanitario penitenziario è un altro nodo irrisolto tra i tanti, sempre sulla pelle dei detenuti.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail