Il direttore del programma Onu contro gli stupefacenti convinto dell'affidabilità degli ayatollah. »Le Nazioni Unite garantiscano la transizione di Sara Gandolfi - Corriere della Sera, 10-3-1999
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
DAL NOSTRO INVIATO
BOGOTA' - »L'Iran sta cambiando molto velocemente ed e' giusto che l'Occidente riconosca lo sforzo e l'impegno del presidente Khatami . Pino Arlacchi, vicesegretario dell'Onu e direttore del programma antidroga delle Nazioni Unite (Undcp), e' stato uno dei primi a dare credito al governo di Teheran, compiendo tre visite ufficiali nel 1998 che hanno dato il via a una nuova collaborazione nella lotta al narcotraffico con la Repubblica islamica.
Dunque, e' tempo di riaccogliere l'Iran nella comunita' internazionale?
»Senza alcun dubbio. L'Onu ha anticipato gli Stati membri perche' gia' dall'elezione di Khatami stavamo raccogliendo chiari segnali del fatto che in Iran si stava aprendo un nuovo capitolo. I nostri funzionari sul posto avevano percepito la stanchezza della popolazione di fronte a una mobilitazione rivoluzionaria permanente che durava ormai da 20 anni e che aveva determinato un lungo sonno delle istituzioni democratiche e della partecipazione politica popolare. L'Iran e' un Paese dove il 50% della popolazione vive sotto la soglia della poverta', ma non bisogna dimenticare che ha un tasso di scolarizzazione oltre l'85%. Ed e' un Paese fondamentalmente laico .
Ma c'e' chi dice che l'apertura rafforza un regime autoritario e intollerante che non riconosce i principali diritti civili.
»Ripeto, l'Iran sta cambiando. Khatami nel marzo scorso mi disse chiaramente che era sua intenzione pilotare una transizione verso la democrazia e il dialogo fra le civilta'. Ma che doveva fronteggiare un'opposizione interna formidabile. Io gli offrii tutto il sostegno dell'Onu .
Un partner affidabile, dunque?
»Si', e lo ha dimostrato nel suo impegno contro il narcotraffico. Nel marzo scorso ho visitato il confine con l'Afghanistan dove l'Iran ha messo in atto una delle azioni antidroga piu' imponenti del mondo: ha creato una muraglia fisica di 30 mila uomini, costata oltre 500 miliardi di lire e quasi 3000 vite umane, per impedire ai trafficanti afghani di introdurre in Iran morfina e oppio. Un aiuto soprattutto all'Occidente, peraltro poco riconosciuto dalla comunita' internazionale, visto che buona parte dell'eroina consumata in Europa passa proprio dall'Iran .
Eppure dall'America e' giunto un riconoscimento...
»Si'', nei miei contatti con l'Amministrazione Clinton ho sottolineato la necessita' di un riconoscimento adeguato al presidente Khatami. Il primo segnale e' giunto nell'ottobre '98 con la rimozione dell'Iran dalla lista nera dei Paesi produttori di droga. Un atto di notevole apertura e coraggio che potrebbe essere seguito da altri segnali di distensione: l'Undcp sta organizzando per il prossimo autunno un grande evento politico e culturale a Teheran sul tema della droga e della civililta' a cui gli Usa parteciperanno con funzionari di alto livello .
Ma l'Iran e' ancora sospettato di dare appoggio logistico e finanziario al terrorismo internazionale.
»Non escludo che ci siano pezzi degli apparati dello Stato che remano contro la politica del presidente, contro la democrazia e l'apertura all'Occidente. I recenti assassinii di intellettuali democratici lo dimostrano. Ma Khatami ha preso in pugno la situazione sostituendo i responsabili amministrativi e politici di questa strategia della tensione .
Khatami e' solido al potere?
»Dopo le ultime elezioni amministrative che hanno visto vincere di nuovo a larga maggioranza i riformisti non avrei piu' dubbi. E gli uomini chiave del presidente, come il ministro degli Esteri, hanno la stoffa per reggere un grande cambiamento di questa portata e reinserire permanentemente l'Iran nella comunita' internazionale .
Lei approva dunque la politica di apertura italiana e la rilevanza politica data alla visita di Khatami a Roma?
»Certo. L'Italia e' stata il primo Paese occidentale a visitare ufficialmente l'Iran con i viaggi di Romano Prodi e Lamberto Dini. Khatami restituisce la visita: non capisco le polemiche che circondano l'evento .