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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 19 marzo 1999
"LE NUOVE MAFIE MINACCIANO L'ECONOMIA"
Milano, il convegno sulla criminalita' organizzata si e' aperto con l'allarme per l'invasione delle cosche russe e albanesi

Vigna: crescono le infiltrazioni dei clan stranieri. Fossa: per difenderci serve un mercato sano

Borrelli: complicita' di alcuni industriali coi narcotrafficanti

Pansa (Sco): rischio piu' forte per i profitti offerti dai boss

Spaventa (Consob): le leggi non incoraggiano la collaborazione

di Carlo Bonini - Corriere della Sera, 19 marzo 1999

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MILANO - La criminalita' di origine slava, certo. La ferocia delle bande albanesi, senza meno. La silenziosa pervasivita' dell'economia illegale figlia della comunita' cinese, non c'e' dubbio. La preoccupante invadenza della mafia russa e dei suoi capitali da lavare, e' statisticamente provato. Le "nuove mafie" fanno da sinistro fondale al futuro del Paese, diventano oggetto di convegno a Palazzo Marino, ma soprattutto rivelano con efficacia statistica il vuoto della politica e delle sue regole e con lui l'assenza di "un'etica condivisa dei comportamenti" che lascia "indifeso" il mercato, dunque lo sviluppo. Ed e' allora questo vuoto della politica il convitato di pietra intorno al quale per un'intera giornata girano parole e analisi di magistrati (il procuratore nazionale antimafia Vigna e il neoprocuratore generale di Milano Borrelli), investigatori (il capo della Polizia Ferdinando Masone, il suo vice Gennaro Monaco, il direttore dello Sco Alessandro Pansa), forze produttive (il presidente di Confindustri

a Giorgio Fossa), sindacali (il segretario della Cgil Sergio Cofferati), organismi di controllo (il presidente della Consob Luigi Spaventa), istituti di ricerca universitaria (il professor Donato Masciandaro della Bocconi), cariche istituzionali (il presidente del Senato Nicola Mancino, il presidente dell'Antimafia Ottaviano Del Turco, il sindaco di Milano Gabriele Albertini).

Nelle stesse ore in cui Palazzo Chigi mette mano al codice penale, si alza il sipario sulle ragioni che rendono incerto il futuro della democrazia istituzionale ed economica del Paese. Con inattese convergenze. Spiega Vigna: "Dalla lettura dei dati dei primi due semestri '98 emerge un progressivo aumento degli autori di origine straniera dei delitti di associazione a delinquere (349 arrestati, 478 denunciati) o finalizzata al traffico degli stupefacenti (267 arrestati, 134 denunciati), di associazione mafiosa (41 arrestati, 52 denunciati), di estorsione (456 arrestati, 279 denunciati) e usura (8 arrestati, 10 denunciati), in un'area che si colloca prevalentemente nel Centro-Nord e in Lombardia. Emerge che al carattere internazionale delle organizzazioni criminali si e' aggiunta la transnazionalita' del loro modus operandi".

Ma "transnazionalita'" si legge anche e soprattutto "mercato globale". Borrelli lo sottolinea con esempi concreti: "E' stata trovata droga proveniente dalla Colombia nascosta in macchinari agricoli importati da un industriale friulano che ne aveva la consapevolezza. Imbarcazioni importate da un imprenditore comasco dall'Est erano consapevolmente imbottite di eroina. Reagenti chimici necessari alla raffinazione di cocaina in Sudamerica erano consapevolmente prodotti e consegnati da un industriale pavese". Insomma, dell'attacco mafioso, prima ancora che l'individuo e la sua sicurezza, e' vittima il contesto economico e produttivo. La prospettiva di un arricchimento facile all'ombra di posizioni di oligopolio assicurate dalla protezione di mafie transnazionali, piuttosto che diventare "causa di esclusione" dal circuito virtuoso dell'economia, rischia di diventare "modello" e "scorciatoia" per lo sviluppo. Rino Monaco, vicecapo della Polizia, e con lui Alessandro Pansa, direttore dello Sco, ne fotografano l'attu

alita', ricordando il grado di penetrazione raggiunto dalla mafia russa sulla costa adriatica. "Esiste un alto rischio prospettico - spiega Pansa -, tanto piu' elevato quanto piu' e' occulta la penetrazione e quanto piu' e' apparentemente portatrice di benefici e vantaggi nel breve periodo".

"Ma il problema dell'immigrazione - spiega il presidente del Senato Nicola Mancino -, quello della richiesta crescente di lavoro non puo' e non deve essere affrontato dalla Polizia, se non quando diventa oggetto di ordine pubblico". Insomma, un invito garbato, ma chiaro, alla politica a riprendere il suo ruolo di regolatrice dei conflitti e delle domande sociali.

E dunque, ancora una volta, sono il "mercato" e le sue "regole" a conquistare il centro della discussione. Nelle parole del presidente di Confindustria Giorgio Fossa, la lotta alla "illegalita' minore", quella alla criminalita' organizzata sono il corollario della difesa di un principio: "La nostra migliore difesa e' nell'affermazione di un mercato sano, trasparente che impedisca l'alterazione della concorrenza, forme di dumping e l'alterazione della stessa proprieta' delle imprese". Ed ecco allora che, al governo, Fossa rilancia una sfida sul piano delle riforme strutturali: "Il mercato e' un bene di tutti, e' la base di una democrazia. E dunque chiediamo che i singoli imprenditori non vengano lasciati soli, che si affermi trasparenza ed efficacia della pubblica amministrazione, che la giustizia assicuri efficienza e rapidita', che venga abbassata la pressione fiscale per rimettere in moto lo sviluppo". Nel solco di Fossa, il presidente della Consob Spaventa. Anche lui chiede al Parlamento "regole" capaci d

i trasformarsi in strumenti di "penetrante ed effettivo controllo dei flussi finanziari". "A differenza dell'Italia, nei Paesi di tradizione anglosassone c'e' la possibilita' che le autorita' di controllo conducano indagini parallele a quelle della magistratura penale con possibilita' di irrogare sanzioni civili. A fronte di una legislazione che non incoraggia la collaborazione del mercato", rischia di essere scarso "tanto il potere di dissuasione" quanto la collaborazione degli operatori finanziari. E oggi, a Palazzo Marino, arriveranno i ministri. Di fronte a loro una platea che chiede risposte.

 
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