Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 13 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 19 marzo 1999
IL PERICOLO E' ALBANESE
di Paolo Colonnello - La Stampa, 19 marzo 1999

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

MILANO. Rischia di essere la nuova piaga del 2000: la mafia "transnazionale". Criminali cinesi, colombiani, nigeriani, ma soprattutto russi e albanesi si stanno organizzando per invadere il ricco mercato d'Europa stringendo patti scellerati con le mafie nostrane. E se rimarranno tradizionali i campi d'intervento (prostituzione, droga, armi, traffico di immigrati), saranno sofisticati e tecnologici i sistemi di reimpiego del denaro sporco con un rischio altissimo d'inquinamento del mondo economico e imprenditoriale.

E' questo l'allarme lanciato ieri al convegno promosso dalla Commissione parlamentare antimafia su "Le nuove mafie", organizzato a Palazzo Marino alla presenza di esponenti del mondo politico, imprenditoriale, sindacale e inquirente. Ultimo di una serie di incontri voluti dal presidente dell'Antimafia Ottaviano Del Turco per tentare di radiografare le emergenze criminali del nuovo millennio.

Dunque per la prima volta si parla apertamente di un fenomeno che, come ha detto il neo procuratore generale Francesco Borrelli, "se non sara' stato tempestivamente neutralizzato e stroncato, si andra' consolidando in un prossimo futuro". Anche se, come rileva il presidente del Senato, Nicola Mancino, la mafia nostrana "presenta ancora aspetti molto preoccupanti. Se ammettiamo che tutto questo nel nostro paese sia fortemente presente - ha aggiunto - possiamo anche dire pero' che negli altri paesi sullo stesso problema, non percepiamo la stessa sensibilita'". Occorre per Mancino "omogeneizzare le legislazioni e non solo a livello europeo". A preoccupare sia Borrelli che il procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna, e' soprattutto la criminalita' albanese, che, attraverso i piu' feroci gruppi kosovari, sta ormai prendendo il posto della 'ndrangheta e di cosa nostra anche nei loro feudi tradizionali al Nord, iniziando a investire i proventi dei loro traffici in bar, negozi, gioiellerie, alberghi. Per Bo

rrelli dunque, "di fronte alla flessibilita' della criminalita' transnazionale nel diversificare i propri obiettivi e i propri mezzi, diviene pressante l'esigenza di superare gradualmente il sistema vigente di assistenza giudiziaria internazionale, unificando, non solo armonizzando, gli apparati normativi e operativi". Sulla stessa linea anche Vigna per il quale non vanno sottovalutate nemmeno le mafie russe particolarmente attive sulla riviera adriatica, intente a progettare inserimenti in attivita' economiche italiane in vari settori: traffico di oro, acquisto di fabbriche per conservazione di prodotti ittici, fabbriche di mobili, commercio di prodotti petroliferi.

E allora, che fare? "L'Italia - commenta ancora Borrelli -, come qualsiasi Paese d'Europa, non puo' permettersi di aver frontiere colabrodo attraverso cui passano poveracci ma anche delinquenti". Per il presidente di Confindustria, Fossa, bisogna combattere la stessa "cultura dell'illegalita'" prevedendo "leggi meno farraginose" e diminuendo la pressione fiscale che favorisce "lavoro nero e fenomeni sommersi". Infine per il capo della Criminalpol, Rino Monaco, "bisogna agire in maniera capillare sul territorio adottando tecnologie moderne e adattandosi con modalita' operative diverse a seconda delle mafie che si debbono combattere".

Ma la minaccia di una criminalita' "transnazionale", non passa solamente attraverso le frontiere. Basta un computer, una societa' anonima in Lussemburgo e i peggiori affari possono proliferare. Per questo, ha sottolineato il comandante dello Scico della Guardia di Finanza, generale Lucio Macchia, e' urgente che si ponga mano al piu' presto a un decreto sulla trasparenza bancaria che attende nei cassetti da ben otto anni.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail