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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 23 marzo 1999
VOODOO, SESSO E COCAINA IN RETE LA "CONNECTION" DEI NIGERIANI
Sono i nuovi "signori della droga" via Internet, reclutano i "bianchi" per l'import-export

di Attilio Bolzoni - La Repubblica, 23 marzo 1999

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ROMA - Nonostante gli stregoni e le ingenuità dei loro sortilegi, sono diventati molto pericolosi. Nonostante il voodo e le suggestioni che accompagnano certi riti, prima o poi i veri signori della droga in Italia saranno loro. E ormai sono tanti, tantissimi: ogni giorno di più. Hanno la pelle nera. Provengono da un paio di tribù guerriere. Parlano incomprensibili dialetti. Negli Stati Uniti controllano già il quaranta per cento della distribuzione degli stupefacenti, qui da noi sono stati i primi a vendere eroina e cocaina via Internet. Incantesimi e cibernetica. Unghie strappate per scacciare il maleficio e carichi di droga che vanno e vengono navigando segretamente in rete. Sono minacciosamente sospesi tra il passato e il futuro i boss della Connection nigeriana.

La storia di tale Thomas - vero nome Chiedu Onyekele, presumibilmente una trentina di anni - è pressappoco la storia di ognuno di loro. Cominciano come corrieri ingerendo ovuli pieni di polvere bianca (gli "ingoiatori", li chiamano nei dossier) poi il lavoro rischioso del trasporto lo affidano agli "insospettabili", gli europei: studenti tedeschi, turisti inglesi, disoccupati italiani. Proprio come ha fatto lui, il Thomas di cui stiamo parlando.

Qualcuno dice che è della tribù degli Ibo, qualcun altro di quella degli Yoruba. Provenienza incerta, data di ingresso in Italia incertissima: da un imprecisato giorno di un imprecisato anno Thomas vive in Veneto. Sembra uno dei tanti immigrati. Un po' più fortunato degli altri. Ha una casa alla periferia di Vicenza. Ha qualche soldo in tasca. Ha un telefono Gsm che squilla sempre. Conversa per ore e ore il nigeriano, al suo cellulare. Con chi? Con amici sparsi in tutto il mondo. A Lagos, la capitale del suo Paese. A Rio e a San Paolo, dove bivaccano colonie di connazionali. Nei Caraibi e in India. Ma Thomas non prende mai l'aereo, per andare dall'altra parte dell'Atlantico. Thomas non è un corriere della droga: Thomas è ormai uno dei piccoli grandi capi del traffico.

L'organizzazione del nigeriano non ha un nome conosciuto da noi occidentali, non ha un solo boss in cima alla piramide, è strutturata orizzontalmente e formata da una miriade di gruppi, è impermeabile alle indagini per l'assoluta omertà dei suoi elementi. Il compito di Thomas è quello di reclutare uomini e donne disposti "a fare una vacanza". Una settimana gratuita in un albergo di lusso a Panama o in Giamaica, mari caldi e 15 milioni come compenso. In cambio, un pacchettino da portare indietro. Due chili. Tre chili. Un chilo. Piccole quantità. Tante piccole quantità per un grande traffico.

Thomas deve solo trovare la persona giusta che ci sta. Magari qualcuno che ha urgente bisogno di denaro. Ci prova con Moira, una ragazza di Mondragone. Moira gli dice no. Ci prova con Ivana, vicentina. Ivana gli dice no. Ci prova con Lisetta, padovana. Lisetta gli dice sì.

Si incontrano una sera in una discoteca a pochi chilometri da Vicenza, Thomas e Lisetta. Chiacchierano. Prendono un appuntamento per l'indomani. Si rivedono. Il nigeriano le dà un milione e mezzo per comprare il biglietto per Panama City e un foglio di carta con le indicazioni del viaggio: quale è il volo da prendere, quale è l'albergo già pagato dove alloggiare, quale è il nome dell'uomo che prima o poi la chiamerà. La "vacanza" inizia. Dopo tre giorni, Lisetta viene contattata da un nigeriano all'hotel "Las Vegas" di Panama. Passa qualche ora e si fa vivo anche Thomas. Le spiega che, quando tornerà in Italia, dovrà imbarcarsi su un aereo che fa scalo ad Amsterdam. La ragazza esegue gli ordini, una volta a casa riceverà i suoi 15 milioni. Ma ad Amsterdam - all'aeroporto - il droga-tour di Lisetta finisce malamente. Trovano 3 chili di coca nella sua valigia e un foglietto con un numero di telefono. E' di Thomas.

L'intercettazione sul cellulare del nigeriano va a vuoto per qualche giorno: l'interprete ingaggiato dalla polizia non comprende quel dialetto. Va meglio con un altro interprete. Thomas parla sempre al telefono, sembra eccitato, racconta a un misterioso interlocutore che sta navigando in Internet. Sono le ordinazioni di eroina per via telematica. Messaggi. Appuntamenti. Luoghi di consegna della droga. Nomi di corrieri. Una rete per gli affari di Thomas. Dalla sua casa di Vicenza è collegato con tutto il mondo: Sud est asiatico, Centro-america, nord Europa.

L'indagine sul nigeriano Thomas fa così scoprire ai nostri apparati antidroga un universo criminale nuovo. I "gruppi" sono composti da un minimo di 6 a un massimo di 15 uomini. Solo i capi di ciascun "gruppo" conoscono i baroni di Lagos che comandano.

Cominciano i reparti speciali dei carabinieri, a seguire qui in Italia gli uomini delle tribù africane. I pedinamenti li portano nei loro covi. Lì, ci sono anche gli stregoni. Fanno fatture. Rivelano i giorni buoni ("Sarete invisibili, nessuno vi prenderà mai domani...") per prelevare i carichi di eroina. Minacciano con il voodo ("I tuoi figli moriranno se non ci ubbidisci...") qualche nuovo affiliato riluttante a portare droga. Gli stregoni dominano le menti dei fratelli venuti dalle città nigeriane di Kano, di Sokoto, di Ibadan e Zaria. Cultura tribale e computer. Ci spiega un ufficiale del Ros: "L'organizzazione nigeriana da una parte è caratterizzata da una fortissima componente magico-religiosa e, dall'altra, utilizza sistemi sofisticatissimi...". Qualche tempo fa, i servizi di sicurezza tedeschi segnalavano alle nostre polizie che un gruppo di trafficanti di Lagos aveva impiantato in Germania una rete di "centrali telefoniche". Case occupate da operatori che - 24 ore su 24 senza mai fermarsi - smistava

no ordini e partite di coca nei cinque Continenti.

Il trafficante nigeriano ha almeno tre regole da rispettare rigorosamente. Non bere. Non farsi di droga. Non parlare mai. Piuttosto che denunciare qualcuno o qualcosa, meglio la morte. Comandamenti che si tramandano da almeno una ventina di anni, quando Lagos era solo uno scalo del grande commercio mondiale di eroina. I clan nigerani allora la trasportavano per conto terzi, poi si sono messi in proprio. E hanno invaso l'Europa. Oggi sono dappertutto. Il territorio italiano che prediligono per il traffico di droga è il Veneto, regione quasi libera da mafie indigene. Ma capitali nigeriane d'Italia - per altra attività criminale - sono ormai Torino e Napoli. Città popolate dalle schiave nere, città dei bordelli a cielo aperto.

 
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