SCARCERAZIONE MALATI DI AIDS E RIFORMA MEDICINA PENITENZIARIA: BENE, MA POCO, TARDI E SOLO SULLA CARTA ...
GIULIO MANFREDI, MEMBRO DELLA DIREZIONE POLITICA DEL CORA, HA DICHIARATO:
"La recente legge che ha sancito l'incompatibilità fra la condizione di malato di Aids e quella di carcerato non può che essere salutata con un <>; interessa, però, solo circa 300 detenuti, rispetto ai 50 mila totali, ai 15 mila tossicodipendenti, ai 4 mila sieropositivi. Resta immutata l'inadeguatezza delle cure sanitarie, rispetto, in particolare, ai detenuti tossicodipendenti: il governo ha ammesso che solo 600 carcerati usufruiscono dei trattamenti metadonici (ricordiamo che il metadone, essendo assunto per via orale, evita l'uso di siringhe e la conseguente, possibile trasmissione del virus HIV); in carcere le siringhe (spesso rudimentali) e la droga di strada circolano più del metadone!La riforma della medicina penitenziaria, invece, ha riconosciuto ai detenuti italiani e stranieri le stesse prestazioni sanitarie dei cittadini liberi; questo riconoscimento arriva 52 anni dopo l'entrata in vigore della Costituzione; è per ora, solo una dichiarazione di principio, come l'esempio <> dimostra; infine, la prassi precedente non è incoraggiante: la legge prevede, rispetto alle regioni inadempienti, la possibilità per il Governo di nominare commissari ad acta; anche la legge sull'organizzazione dei Sert di 10 anni fa prevedeva i commissari ad acta: chi li ha visti?".Roma, 2/7/99