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Droga/fallimento delle politiche proibizioniste/articolo di Jorge G. Castañeda
DROGA, LA GUERRA E PERDUTA
Legalizzare alcune sostanze è l'unico modo per frenare il traffico
Jorge G. Castañeda - La Stampa, 22 settembre 1999
NELLE gole centro-occidentali dello Stato frontaliero messicano di Chihuahua, dove i temporali si confondono tra le piste di atterraggio e le montagne assolate, i pochi contadini che ci sono hanno due possibilità: coltivare mais in aride distese, o guadagnare 300 pesos per ogni chilo di marihuana che coltivano sulla propria terra, pagati dai corrieri che porteranno il carico alla frontiera con gli Stati Uniti. La paga agli agricoltori potrà non sembrare alta, e senza dubbio non è un grande affare se lo si confronta con i 5.000 pesos a chilo che ricevono i piloti degli aerei per trasportare lo stesso carico. In ogni caso, la marihuana rende di più di qualsiasi raccolto legale in un campo, che è impressionante per la sua bellezza ma che non è fatto per viverci. Per i corrieri le entrate sono più consistenti. Un piccolo apparecchio monomotore può trasportare mezza tonnellata di marihuana; i margini di guadagno sono immensi e i rischi, per lo meno nel lato messicano della frontiera, sono potenzialmente inesisten
ti. Ci sono dozzine di piste di atterraggio di 200 0 300 metri di superficie e gli aerei volano a quota tanto bassa che non possono essere individuati dai radar né da qualsiasi altro meccanismo di vigilanza.
Una volta fuori dalla frontiera, il carico è distribuito in camion, automobili, omnibus e qualsiasi altra cosa si muova in direzione nord, est o ovest all'interno degli Stati Uniti. Consegnare la merce è un lavoro più duro e pericoloso, ma meglio pagato. E di questo si tratta, in realtà: per ogni tappa della catena di montaggio c'è l'opportunità, per qualcuno, di guadagnare più denaro che non svolgendo un lavoro legale. La battaglia contro la droga, in Messico, è perduta prima ancora di cominciar-e.
E questo è anche il caso della Colombia. Il paese non era tradizionalmente una nazione produttrice di foglia di coca; le piantagioni crescevano in Perù e in Bolivia, li venivano raccolte e poi inviate in Colombia, dove si procedeva alla raffinazione. Secondo alcuni calcoli, ci sono attualmente 110.000 ettari di cocaina in Colombia, e a questo si aggiungono una gran quantità di papavero, utilizzato per produrre eroina, e piantagioni di marihuana. La Colombia sta utilizzando ora tutte le sue risorse e il suo territorio: anche lì la guerra della droga si sta perdendo. Ma è difficile trovare un luogo in cui la guerra contro le droghe si sta vincendo. Non è così a Miami, dove recentemente sono stati processati 50 impiegati dell'American Airlines e dell'aeroporto internazionale per l'introduzione di droghe negli Stati Uniti attraverso contenitori di alimenti, portaceneri e sacchi della spazzatura. E non è così neanche ad Austin, in Texas, dove le affermazioni del governatore George W. Bush hanno portato ilatinoame
ricani a chiedersi dove porterà tutta l'ipocrisia sulla droga. Che senso ha investire centinaia di milioni di dollari nella lotta al narcotraffico quando poi si conducono i paesi nella guerra civile, si fortificano i gruppi di guerriglieri e si scatena enorme violenza e corruzione in società intere, mentre i leader statunitensi possono eludere le domande circa l'uso di droghe fatto in gioventù? In realtà, il momento è altamente propizio per un ampio dibattito tra nord e sud americani su questa assurda guerra. Gli Stati Uniti hanno un candidato repubblicano fastidioso per le imbarazzanti domande sull'uso di droghe nel suo passato, un candidato democratico impeccabile e un presidente che si prepara ad andarsene. In America Latina, in particolare Colombia e Messico, tutta la questione delle droghe genera un crescente senso di scoraggiamento. Il dibattito dovrebbe cominciare con una libera valutazione di ciò che ha funzionato e di ciò che ha fallito: occorre capire i modi in cui il mercato e i meccanismi di prez
zo hanno influito nel narcotraffico al fine di renderlo meno lucrativo. Bisogna inoltre individuare quali sono gli aspetti che riducono la propensione al commercio ed esaminare le implicazioni legali di tali meccanismi di mercato. In definitiva, la legalizzazione di alcune sostanze può essere l'unica forma per far abbassare il prezzo e abbassarlo significa porre rimedio agli aspetti peggiori della piaga della droga: la violenza, la corruzione e il collasso dello stato di diritto. Per molta gente negli Stati Uniti, a torto o a ragione, la legalizzazione suona come un tabù. Ma il rapporto tra costi e benefici può essere valutato alla luce del difficile, ipocrita e sconquassato status quo. Con le tattiche attuali la guerra contro la droga si sta perdendo. E arrivato il tempo di riconoscere che questa politica è fallita.