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Conferenza droga
Poretti Donatella - 9 novembre 1999
ECSTASY, EMERGENZA O NORMALITA'?
GENTE CHE SI FA

Da LA STAMPA, mertedi' 9 novembre 1999

Di Maria Laura Rodota'

C. ha trentatre' anni e un posto di responsabilita' nel mondo dei media. Carina, bravissima, innamorata del suo lavoro, si fa di qualunque cosa. Canne, alcol, cocaina se capita, psicofarmaci se l'amore va male, ecstasy se finisce a ballare. Una notte aveva mescolato un po' tutto; l'ha salvata un vicino svegliato dal rumore, mentre il gruppetto che l'aveva trovata in strada e portata su aveva organizzato un party e le stava ripulendo casa.

A. ne ha quaranta da poco, e' uno di quelli che tra globalizzazione consulenze e fondi sta ri-rendendo grande la Milano da ri-bere. Bere beve bene, costoso e barriccato; ma piu' che altro tira coca, con giudizio. Nelle sere di weekend, o quando c'e' nervosismo in famiglia. Sa che che potrebbe dargli dipendenza, che se esagera ha attacchi di mania di persecuzione che imbrogliano vita pubblica e personale. Ma se si agita troppo si rolla una canna, e alla riunione del mattino e' bello disteso.

T. ha cinquant'anni passati, e' un noto manager multimediale, e un alcolista. Capace di aprire gli occhi, vedere un fondo di whisky sul comodino, e scolarselo senza bisogno di tirarsi su. Ha sempre fatto cosi'. Se e' con amici e c'e' di che, fuma. Se deve finire un progetto in fretta, un po' tira. Una volta e' andato in discoteca con una ragazzina, e s'e' impasticcato anche lui.

Benvenuti nella societa' civile che manda avanti il Paese, legge i giornali, viene ora bombardata da compunti commenti sull'emergenza ecstasy. E che non si puo' stupire piu' di tanto: perche' se i ragazzi non sono "puliti" e sono a rischio, loro non sanno bene cosa sono. O forse si': si sentono giovani anche loro (i sociologi americani dicono che oggi ci sono cinque generazioni di giovani o autopresunti tali) e sono cresciuti nei paraggi di droghe varie, anche legali. E in tutto l'Occidente, sono uno zoccolo duro e diffuso di "multi-addict", con molti vizi ma non disperati e improduttivi come gli eroinomani. Anzi, portano ambizione-dedizione femminile (come C.), creativita' nell'ingessato mondo manageriale (come A.), intelligenza e carisma in ambienti un po' cialtroni (come T.). Sono da condannare? Da perseguire come trasgressori e cattivo esempio per i piu' piccini? E ai piu' piccini, che si puo' dire perche' non si facciano troppo male? Bisogna punire e disintossicare tutti e disprezzare i recidivi? Dio so

lo lo sa. Intanto, questo e' il mondo che abbiamo in dotazione. Che ai piu' intellettualmente onesti, e/o ai piu' svaporatamente peccatori, regala solo domande.

 
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