PINO BUONGIORNO da Washington
3/12/1999 GUERRA PERDUTA? Un'operazione antidroga congiunta della polizia doganale americana e della Dea (Drug enforcement agency).
La scoperta ha colto tutti di sorpresa e ha prodotto uno shock devastante. Per anni la produzione di cocaina in Colombia è stata largamente sottostimata. Si riteneva, per esempio, che nel 1998 i narcos colombiani avessero esportato 165 tonnellate nel mondo. E invece no: la cifra è doppia. Addirittura, nel 1999 è triplicata: 500 tonnellate di polvere bianca hanno invaso i mercati americani, ma soprattutto quelli europei, a disposizione di 13 milioni di consumatori regolari in tutto il mondo. Per il prossimo anno si prevede un ulteriore aumento, dalle 800 alle mille tonnellate.
La rivelazione viene dalle autorità antidroga del governo americano. Ne parlano, sotto condizione dell'anonimato, con evidente imbarazzo ma anche con allarme, visto quello che l'amministrazione Clinton stanzia per la lotta alla droga: la cifra iperbolica di 17,8 miliardi di dollari, 34 mila miliardi di lire. 'Diversi fattori provocano questo boom di produzione. Purtroppo ce ne siamo accorti solo ora' confida a Panorama un funzionario della Dea, l'agenzia federale. 'Il guaio maggiore è che questo accade nella sola Colombia proprio mentre negli altri due paesi produttori andini, il Perù e la Bolivia, le coltivazioni sono state drasticamente ridotte grazie a un piano dell'organismo antidroga dell'Onu che favorisce le piantagioni alternative'.
A provocare questa crescita esponenziale della produzione è un nuovo tipo di coca, che viene cresciuta e lavorata direttamente in Colombia. Non più la tradizionale ipadu, le cui foglie rendono quantità relativamente modeste di cocaina, ma una varietà a più alto rendimento e a maggiore contenuto di alcaloide, la E. coca coca, che finora cresceva solo in Bolivia e in Perù e che è stata importata in gran segreto da esperti agronomi. 'Questa varietà' spiega Bruce Bagley, un professore dell'università di Miami, considerato uno dei maggiori esperti di droga al mondo, 'è altamente produttiva. Il raccolto può essere fatto dalle sei alle otto volte all'anno, il che significa anche costi minori per la raffinazione'.
Contemporaneamente i narcos hanno esteso le aree coltivate, nelle zone più impervie della Colombia, nel Sud-ovest, nelle province di Caquetà e di Putumayo, controllate dai guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Farc). Da anni i ribelli marxisti, che hanno dichiarato guerra totale al governo di Bogotà, tassano i profitti dei narcos (quasi 2 mila miliardi di lire l'anno, secondo le stime della Dea), ma in cambio proteggono i campesinos e le coltivazioni impedendo anche l'accesso ai laboratori. E quando non sono le Farc a difendere con le armi le enormi distese di coca ecco che entrano in azione i gruppi paramilitari di estrema destra, i quali controllano le altre province. 'L'abilità dei narcos' rivela un agente della Dea 'è riuscire a lavorare con gli opposti estremismi senza mai avere un solo problema'.
E una nuova generazione di trafficanti quella che si sta imponendo come la più efficiente criminalità organizzata del mondo. 'Per la verità i narcos colombiani' spiega Sandro Calvani, autore del saggio Un mare di coca, 'hanno sempre dimostrato un'enorme capacità di adattamento e di flessibilità sia nella produzione sia nella distribuzione. Quest'ultima ondata è ancora più avanzata tecnologicamente rispetto ai tradizionali cartelli di Medellìn e di Cali'.
Se Pablo Escobar nel 1993 e i fratelli Rodriguez Orejuela due anni dopo osarono sfidare apertamente lo stato colombiano per arrivare a creare la prima narcodemocrazia al mondo (ma non ci riuscirono), i loro eredi hanno pensato di cambiare completamente tattica. 'La leadership del mercato si è parcellizzata' dice a Panorama Pino Arlacchi, il sociologo italiano che dal settembre 1997 dirige a Vienna l'ufficio dell'Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Odccp). 'Oggi non operano più i cartelli, ma un centinaio di gruppi criminali di piccole e medie dimensioni, i quali hanno deciso di abbandonare la strategia stragista e terrorista dei loro predecessori, hanno scelto il basso profilo e puntano più sulla corruzione che sull'assassinio. Infine tendono a organizzare direttamente la produzione. Combatterli è diventato più difficile anche perché sono forti e sempre meno visibili'.
L'operazione Millennium, condotta qualche settimana fa congiuntamente dagli Stati Uniti e dalla Colombia e che ha portato all'arresto di 31 trafficanti, ha svelato le ultimissime tecniche dei nuovi narcos. Uno dei principali esponenti, Alejandro Bernal, riusciva a tenere i contatti con i suoi uomini usando le chat line di Internet protette da un sistema di password che rendeva impossibile l'intromissione di estranei. Non solo: i trafficanti usavano anche una tecnologia per cifrare i messaggi estremamente sofisticata e assai più avanzata di quella usata dalla polizia colombiana. Ci sono voluti i più aggiornati computer americani per decrittare una trasmissione di 30 secondi dell'organizzazione a una nave che trasportava la cocaina nel Mar dei Caraibi. E dunque ormai persa la guerra contro la droga? In America aumentano coloro che criticano le strategie finora adottate. L'amministrazione Clinton non si dà però per vinta e sta per varare un piano di riorganizzazione delle diverse agenzie che combattono il fenom
eno (Dea, Cia, Fbi, dipartimento di stato, dogana) facendole coordinare dallo 'zar' antidroga, il generale Barry McCaffrey.