La guerra delle bionde canadesidi R. Ce. - Corriere Economia suppl. al Corriere della Sera del 10.1.2000 ( http://www.corriere.it )
Contrabbando di sigarette e Canada, probabilmente, a molti sembrerà un binomio improbabile.
Eppure, proprio nel tranquillo e in genere perbenista Stato nordamericano il governo sta
combattendo da tempo una feroce battaglia per arginare un colossale business illegale. Che vede
protagonista - o così almeno sostiene Ottawa - alcune multinazionali del tabacco. Prima tra tutte
la Rj Reynolds (già Rjr Nabisco), che ora rischia di dover pagare un miliardo di dollari al governo
canadese, se il tribunale Usa a cui quest'ultimo si è rivolto riterrà valide le prove contro la
multinazionale.
La vicenda ha avuto inizio nel 1991, quando il forte aumento delle tasse sul tabacco voluto da
Ottawa per combattere il fumo ha invece dato il via a un enorme contrabbando di »bionde : il 40%
delle sigarette vendute nel Paese - si stima - nel 1994 era distribuito illegalmente. Oggi, dopo una
parziale diminuzione delle tasse, la percentuale è scesa, ma non poi di molto: ogni anno, il giro
d'affari delle sigarette contrabbandate resta intorno ai 3,5 miliardi di dollari Usa, con un mancato
incasso da parte dello Stato di almeno 1,4 miliardi.
Tutto questo - sostiene Ottawa con crescenti prove a sostegno delle sue affermazioni - per colpa
delle multinazionali del tabacco, Rj Reynolds in testa ma non solo. Che producono in Canada ed
esportano negli Stati Uniti quantità esagerate di sigarette (tra il 1990 e il 1993 l'export verso il
Paese vicino è decuplicato, nonostante la domanda di »bionde canadesi in Usa sia rimasta
inesistente) per poi rimportarle illegalmente in Canada. Un meccanismo non certo nuovo, né
limitato al Nord America, che nello specifico caso della Rj Reynolds canadese avrebbe visto
coinvolti riserve indiane ai confini tra i due Stati (difficili da controllare e, quindi, perfette per il
contrabbando), società-fantoccio create dalle multinazionali per proteggere le case madri da
eventuali coinvolgimenti legali, perfino impianti di produzione a Puerto Rico, il cui unico scopo era
sfornare sigarette per il mercato illegale canadese.
Il processo alla Rj Reynolds è, ovviamente, seguito con grande attenzione dai colossi del tabacco -
non nuovi a risarcimenti miliardari - e dalla coalizione antifumo nordamericana. Nonché dal governo
di Ottawa, che sottolinea come una sua vittoria in tribunale metterebbe a tacere gli allarmi lanciati
abitualmente dalle multinazionali, secondo le quali un aumento delle tasse sul tabacco favorirebbe
il mercato nero del fumo.