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Conferenza droga
Radio Radicale Andrea - 3 marzo 2000
Capitolo V

La politica olandese in materia di droga.

Un'analisi critica del proibizionismo non può esimersi dal segnalare l'esperienza olandese e l'esperimento di distribuzione controllata di eroina in Svizzera, vale a dire due tra le più importanti soluzioni tentate a livello mondiale che rifiutano i presupposti ideologici della strategia proibizionista e, in particolare, quella "guerra alla droga" che del proibizionismo sembra essere l'inevitabile evoluzione.

Rimandiamo ad altro capitolo ciò che riguarda la Svizzera e soffermiamoci ora sull'esperienza olandese.

Sul piano formale, lo stato olandese aderisce alla Convenzione unica sulle sostanze psicotrope del 1961, firmata da 73 stati e modificata nel 1988 con la Convenzione delle Nazioni Unite contro il Traffico Illegale di Narcotici e sostanze psicotrope del 1988.

In questa convenzione vengono specificati il concetto di "possesso, acquisto e coltivazione per consumo personale", per prescrivere "le misure necessarie per considerarlo un reato penale" (art. 3, par. 2), ma si premette che tale adempimento va "subordinato ai principi costituzionali e ai concetti fondamentali del sistema legale" dei singoli paesi.

A tal proposito, il paragrafo 11 dell'art. 3 ribadisce "il principio che la definizione dei reati [...] è riservato alla legge nazionale delle Parti e che tali reati verranno processati e puniti in conformità con tale legge" [Cfr. Arnao, 1990, pp.14-15]

Formalmente, quindi, lo stato olandese aderisce alla strategia proibizionista. La peculiarità dell'approccio non è quindi né proibizionista né antiproibizionista, ma viene definito di "normalizzazione", costituisce cioè una "terza via" su cui torneremo in seguito.

Verso la metà degli anni Sessanta, quando il consumo di cannabis, LSD e altre droghe diventò un elemento caratterizzante della cultura giovanile di tutto il mondo, le autorità olandesi reagirono in generale come quelle di tutti gli altri paesi occidentali: spaventate da un fenomeno nuovo e sconosciuto, si rifugiarono nella repressione, in conformità alla legislazione proibizionista internazionale.

Settori rilevanti della popolazione olandese però giudicarono questa reazione preconcetta, inutile e persino pericolosa [cfr. Van Vliet, 1990a].

"Tra il 1968 e il 1972 una commissione del Ministero della Sanità, la Commissione Baan denominata "Precedenti e rischi dell'uso di droga", elaborò uno studio approfondito sull'aumento del consumo di sostanze stupefacenti ed illegali, in cui venne introdotto il concetto di "rischio".

La Commissione arrivò alla conclusione che non tutte le droghe e non tutti i modi di farne uso presentano un eguale pericolo.

La commissione discusse anche dei vantaggi che sarebbe stato possibile trarre da una legalizzazione dei prodotti derivanti dalla cannabis, poiché la Convenzione dell'Onu sui narcotici (New York 1961) aveva proibito tutte le altre sostanze" [cfr.Van Vliet, 1990b, p.15].

Nel 1976, dopo un lungo e intenso dibattito, il Parlamento olandese introduceva alcuni emendamenti sostanziali alla legislazione sull'oppio del 1928. Il 23 giugno 1976 venne approvato l'Opium Act.

Con questa legge si distingue un traffico internazionale e un traffico nazionale, e tra droghe pesanti (oppiacei, cocaina, eroina) e droghe leggere (cannabis).

In merito a questa differenziazione, sono previste pene di 2 anni per il traffico nazionale di droghe leggere, 8 anni per il traffico nazionale di droghe pesanti, 4 anni per il traffico internazionale di droghe leggere e 12 anni per il traffico internazionale di droghe pesanti.

Il possesso e la vendita di cannabis non è considerato reato fino alla quantità di 30 grammi, al di sopra di questa è prevista una pena di 1 mese e/o un'ammenda. I casi di recidività costituiscono aggravanti fino ad un massimo di 16 anni, mentre l'istigazione all'uso è punita con pene che variano da 1 a 12 anni" [Aspe, 1992, p. 14].

"Il possesso di droghe pesanti è punito con ammenda o con 1 anno di carcerazione" [ivi, p.23].

Lo schema della legge ha quindi il suo perno nella distinzione tra droghe che presentano un rischio giudicato inaccettabile e prodotti derivati dalla cannabis.

Si resero più severe le pene per il traffico internazionale di droghe pesanti, mentre quelle per il possesso e la vendita in piccole quantità di prodotti derivati dalla cannabis vennero ridotte, in modo da creare una situazione di non applicazione di queste pene.

"Le misure speciali di investigazione riguardano essenzialmente il grande traffico internazionale di droga pesante, mentre le investigazioni sul traffico e l'uso di droga leggera vengono considerate di minor importanza" [ivi, p. 20].

La depenalizzazione legale della cannabis comprese una rilevante diminuzione delle pene per il possesso e la vendita al dettaglio fino a 30 grammi.

Infatti, fin dall'approvazione dell'Opium Act, il Ministero di Giustizia ha emesso delle "Direttive per l'investigazione e i procedimenti per le offese di cui alla Legge sull'Oppio".

Queste Direttive stabilivano le priorità che dovevano essere osservate dalla polizia e dal Dipartimento d'accusa del Ministero, e contenevano raccomandazioni sulle pene che dovevano essere richieste in Tribunale.

"Il possesso e la vendita di piccole quantità erano ai livelli più bassi delle priorità stabilite dalle Direttive" [Van Vliet, 1990a].

In Olanda, infatti, le autorità giudiziarie possono "decidere di lasciare un caso totalmente al di fuori delle procedure penali se pensa che ne trarranno beneficio sia il trasgressore che lo stato. (...) Potremmo definire questo atteggiamento pragmatismo sociale. Fino a che il comportamento di un certo gruppo non danneggia in particolar modo gli altri, il gruppo è lasciato a se stesso e qualche volta aiutato da istituzioni di assistenza specializzata" [Cohen, 1990, p.137].

"La flessibilità del codice penale, le scelte strategiche di basso profilo e l'alto livello di collaborazione tra chi si occupa di recupero e gli organi giudiziari hanno certamente contribuito alle caratteristiche specifiche della politica olandese sulla droga. Alcuni degli alti vertici della polizia olandese sono tra i maggiori promotori della legalizzazione della droga" [Van Vliet, 1990a].

Non si tratta quindi di una politica antiproibizionista, "piuttosto, essa esplora, usa e allarga i margini e gli spazi vuoti del sistema proibizionista globale: e' una politica di compromessi. E' una politica tributaria da un lato delle normative e dei valori olandesi, delle metodiche tradizionali per la soluzione dei problemi, specialmente per quanto riguarda l'atteggiamento verso il consumo di droga, dall'altra dell'ideologia e della pratica proibizionista, particolarmente in relazione al narcotraffico internazionale e alla produzione di droga" [idem].

Come accennato, il Criterio del Rischio fu introdotto nel rapporto del 1972 della Commissione Baan, "Precedenti e rischi dell'uso di droga". Da quel criterio deriva fondamentalmente che l'educazione sulla droga in Olanda non è basata solo sulla prevenzione, cioè sull'informazione dei pericoli delle droghe, ma anche sullo sviluppo della responsabilità individuale, dell'autocontrollo e di stili di vita salutari. Le scuole e i servizi antidroga fanno la maggior parte del lavoro relativo all'educazione sulla materia: la polizia ha imparato a giocare un ruolo solo minoritario [cfr. ibidem].

Sentenze miti, interventi di polizia ridotti all'osso ed educazione sono elementi che, nel loro complesso, hanno permesso che nel corso degli anni si sviluppasse un mercato di cannabis al dettaglio separato, visibile, depenalizzato e, nel migliore dei casi, controllato, totalmente al di fuori del precedente mercato della droga, incontrollato e clandestino. Attualmente, il mercato al dettaglio della cannabis in Olanda rappresenta una situazione sicura, aperta e gestibile per i giovani che vogliono fare esperienza; un terreno di gioco in cui possono sviluppare i propri orientamenti verso le droghe e il loro uso, e i propri meccanismi di autocontrollo. Tutto questo è in perfetta conformità con gli obiettivi della politica.

Allo stesso tempo, questa situazione implica una legalizzazione di fatto della cannabis a livello di consumo e vendita al minuto, specialmente ad Amsterdam e nella parte occidentale del paese.

I circa 250 "coffe-shop" di Amsterdam vengono visitati ogni anno da decine di migliaia di turisti giovani e meno giovani. Essi non devono preoccuparsi per la cattiva qualità o la diluizione della droga, né di prendere droghe diverse da quelle che scelgono, né che la polizia li perseguiti o li arresti" [cfr.ibidem].

Un altro concetto base della politica olandese sulla droga è la Riduzione del Danno, come fondamento dei sistemi di aiuto e trattamento.

Riprendendo concetti elaborati nel "laboratorio sociale relativamente piccolo della regione del Merseyside, di cui Liverpool è il centro più importante, essa è stata illustrata e promossa internazionalmente in modo piuttosto efficace, e ha praticamente sostituito in Olanda l'idea degli interventi di aiuto a basso limite" [ibidem].

I principi più importanti che sottendono il concetto olandese di riduzione del danno sono:

"a) una rete multi-funzione di servizi sociali e medici, (...) che dovrebbe essere costruita a livello locale e regionale;

b) l'aiuto dove essere facilmente accessibile;

c) dovrebbe essere promossa la riabilitazione sociale dei tossicodipendenti e degli ex tossicodipendenti;

d) dovrebbe essere fatto pieno uso di servizi non specificamente legati al problema della droga, come medici generici e servizi per il benessere giovanile" [ibidem].

In Olanda, le idee sul miglioramento del benessere fisico e mentale dei tossicodipendenti e sull'accessibilità dei servizi sulla droga, comprese nelle strategie dell'intervento di aiuto a basso limite e/o della riduzione del danno, fanno da base specialmente ai programmi di mantenimento a metadone, sviluppati a partire dagli anni Settanta e sanciti dal governo grazie a una ridefinizione della politica sulla droga all'inizio degli anni Ottanta.

La prevenzione e il controllo dei rischi legati all'uso di droga per il singolo consumatore, la comunità e la società nel suo complesso sono diventati gli obiettivi della nuova politica. I programmi di mantenimento a metadone, integrati quasi dovunque in servizi droga accessibili abbastanza facilmente, sono stati finanziati e sviluppati come modalità standard del trattamento della droga in tutto il paese. La distribuzione del metadone è stata legata o integrata con altri programmi, come formazione professionale e progetti sociali, trattamento ambulatoriale, e attraverso centri di assistenza diurna.

Lentamente e parzialmente il metadone è penetrato anche nelle stazioni di polizia, nelle prigioni, e negli stessi avamposti del sistema delle comunità terapeutiche che praticano la totale astinenza dalla droga.

L'aggiunta più importante a questo complesso di servizi per la riduzione del danno è stata inserita verso la metà degli anni Ottanta, quando organizzazioni di tossicodipendenti e autorità sanitarie locali hanno promosso programmi di scambio di siringhe per arginare la diffusione di epatite, HIV e AIDS.

Il governo ha seguito rapidamente questa strada, dichiarando lo scambio di siringhe un compito di primaria importanza non solo per il servizio sanitario pubblico, ma anche per i servizi privati antidroga [cfr. ibidem].

I programmi di scambio siringhe distribuiscono ogni anno centinaia di migliaia di siringhe, e sono integrati in programmi antidroga autonomi, nelle farmacie, nei luoghi di spaccio o funzionano su spedizione postale; la maggior parte di essi è chiaramente indicata in un opuscolo a disposizione dei tossicodipendenti.

Alla base della politica sociale olandese vi è, inoltre, lo sviluppo del concetto di normalizzazione, partito da un progetto di ricerca promosso dal governo.

Il presupposto di base del concetto di normalizzazione è che la ricerca di un mondo completamente libero da droghe è un'illusione, come si può verificare nel caso di alcool e tabacco.

"Normalizzazione dei problemi di droga" significa quindi che la società deve imparare a far fronte a un certa quantità di consumo di droghe illecite, come ha fatto per l'alcool, il tabacco e le droghe prescrivibili medicalmente, e che deve accettare il Problema Droga come un normale problema sociale invece che come un problema speciale. Uno degli aspetti della normalizzazione è già stato citato nei principi che formano la versione olandese del concetto di riduzione del danno: il coinvolgimento dei servizi medici e sociali in generale nella gestione del problema droga.

Il punto di vista governativo è che i servizi specificamente destinati ai tossicodipendenti devono essere limitati allo stretto necessario per evitare restrizioni nell'accessibilità ai servizi di assistenza e per evitare la stigmatizzazione dei consumatori di droga.

Ad Amsterdam, per fare un esempio, questo ha portato al coinvolgimento dei medici generici nell'assistenza alla droga, specialmente per la distribuzione del metadone; circa un terzo di tutto il metadone di Amsterdam viene distribuito dai medici di famiglia.

Un'importante attuazione istituzionale della normalizzazione è venuta poi dalla politica olandese sull'AIDS.

Fin dal primo apparire dell'epidemia di AIDS, quando la malattia sembrava limitata alla comunità gay, rappresentanti di tutti gli altri gruppi a rischio sono stati coinvolti nella creazione di una strategia di prevenzione dell'AIDS e di una struttura di controllo del morbo. E stata richiesta la partecipazione delle banche del sangue, del sistema di assistenza per la droga, delle organizzazioni delle prostitute e di altri gruppi interessati.

Nel 1985, dopo l'individuazione dei primi casi di AIDS legati alla tossicodipendenza, la federazione olandese delle Junky Unions (i "sindacati dei tossicodipendenti") è affiancata alla struttura politica e di controllo, che è diventata il primo settore della pubblica amministrazione in cui i consumatori di droga hanno formalmente voce in capitolo [cfr. ibidem].

Le Junkie Unions, organizzazioni autogestite dei tossicodipendenti, sono infatti in grado di raggiungere quei tossicodipendenti che non vengono raggiunti da nessun servizio "ufficiale". Questo risulta molto importante per la prevenzione dell'Aids: per la loro opera, ricevono sussidi dal Ministero della sanità per distribuire opuscoli sul "sesso sicuro" e sull'uso sicuro di droga.

Come sottolinea Arnao: "la funzione delle Junkie Unions è anche di risocializzare i tossicodipendenti, indirizzandoli verso attività politiche o organizzative e allontanandoli dalla "strada"" [Arnao, 1990, p. 130].

Negli ultimi anni, con i fondi dell'Unione Europea si sta svolgendo ad Amsterdam, Manchester ed Amburgo un programma sperimentale basato su interventi di un nuovo tipo di operatore da strada: "l'operatore da discoteca" che va nei locali nei quali si suona musica "rave" e si tengono party, cioè laddove l'uso di stimolanti diventa quasi un corollario della danza e del movimento collettivo a ritmi frenetici.

Il punto di partenza è abbastanza chiaro: messaggi anche ben formulati di dissuasione che provengono dall'esterno possono avere in gran parte dei casi effetti boomerang ed accentuare la difficoltà di comunicazione. Invece, se sono giovani della stessa cultura che nell'interno delle feste rave avvicinano altri giovani fornendo informazioni obiettive circa gli effetti dei vari tipi di stimolanti che circolano nella sala, essendo dette informazioni espresse nel linguaggio del gruppo, l'indice di ricezione può essere discreto.

Tanto più se non ci si pone come obiettivo il "non consumo" ma, sulla scia della riduzione del danno, un consumo saltuario e medico.

Lo slogan che accomuna l'attività di questi gruppi è 'il meno è il più', cioè un consumo modico ti consente di recepire meglio le sensazioni che ricerchi senza andare incontro a reazioni spiacevoli.

Naturalmente, gran parte di questi giovani volontari ha avuto esperienza di psicofarmaci ed ha seguito un breve corso di informazione e di addestramento nelle tecniche di avvicinamento e di indirizzo. Fra le tre città è in corso uno scambio continuo di esperienze e sono programmate visite "sul campo".

Un primo risultato è quello di segnalare come l'impostazione terroristica che alcuni mass media stanno adottando nei confronti dell'extacy e di altri nuovi psicofarmaci (tipo "ti uccide il cervello") sembra avere effetti controproducenti, in quanto la maggioranza dei consumatori ha sperimentato solo sensazioni piacevoli e non mostra nel corso della settimana comportamenti alterati.

Un motto del tipo "poco è bello" potrebbe, al contrario, confermare il risultato di esperienze saltuarie e, quindi, ottenere la riduzione dei casi di sballo. Ad Amsterdam, questi giovani volontari vengono chiamati "i ragazzi freddi": forse perché non si mostrano "eccitati" nel corso di questi riti collettivi?

"Il problema è che il setting di per sé è patogeno e sarebbe anche il caso di un'azione educativa nei confronti dei musicisti in quanto le iperstimolazioni musicali del rave potrebbero avere di per sé effetti negativi od azioni additive, anche nei confronti di "dosi modiche"". [Bollettino per le Farmacodipendenze e l'Alcolismo, 1997].

Sinteticamente, si può riassumere la politica olandese per la droga come una delle applicazioni di un principio più generale di amministrazione sociale, caratterizzato principalmente da:

1) la massima riduzione possibile di sanzioni penali;

2) la creazione di istituzioni sanitarie specializzate accessibili al maggior numero possibile di utenti potenziali;

3) il minimo ostracismo sociale supportato dallo Stato verso i gruppi devianti;

4) una base economica ragionevole per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro condizione sociale o livello di devianza.

Pur non disponendo di dati recenti, ci sembra significativo riportare i dati in nostro possesso sulla diffusione delle droghe in Olanda.

"Nel 1989 si avevano circa 20.000 eroinomani: si è registrata una stabilizzazione dei programmi generali, ma un aumento dei casi presso le categorie più svantaggiate dal punto di vista socio-economico.

E in aumento l'età media degli eroinomani e l'età del primo ricorso alla droga. Fra gli eroinomani è diffuso il consumo di più tipi di droga.

Non vi sono prove che negli ultimi anni sia aumentato il consumo di cocaina e che abbia provocato problemi comparabili a quelli derivanti dal consumo di eroina" [Aspe, 1992,p. 41].

Da alcuni resoconti, risulta che sta rapidamente cambiando l'uso delle sostanze stupefacenti con un aumento dell'extacy.

In merito ad una puntualizzazione sui dati forniti da J. Califano, che riportano quasi integralmente quelli contenuti in un intervento critico verso la politica sanitaria olandese al Congresso Americano dal deputato Gerard B.H. Solomon, Fabrizio Starace afferma:

"E vero che l'Olanda non ha tecnicamente legalizzato i derivati della cannabis (DC), ma ne ha decriminalizzato l'uso: obiettivo primario della politica olandese è la protezione, la salvaguardia della salute dei consumatori da un lato; la riduzione dei danni derivanti dalla perseguibilità legale dell'uso, dall'altro.

Le evidenze che giustificano ed incoraggiano tale approccio sono:

1) una trascurabile percentuale di utilizzatori di DC fanno uso di servizi specialistici;

2) la separazione dei mercati limita il passaggio ad altre sostanze stupefacenti;

3) la decriminalizzazione evita lo stigma sociale dell'arresto e/o della detenzione e le conseguenze ad esso associate in termini di acquisizione di modelli devianti di comportamento in conseguenza (e non a causa) dello stesso. (...)

I dati relativi all'incremento del 200% dei consumatori in età adolescenziale dal 1984 al 1992 sono parziali. Infatti:

1) tali percentuali sono riferite ai giovani che hanno dichiarato di averne fatto uso almeno una volta nel mese precedente l'intervista;

2) è lecito attendersi che una quota maggiore di giovani dichiari tali comportamenti se gli stessi non costituiscono reato perseguibile;

3) inoltre, la metà dei casi il comportamento veniva indicato come "sperimentazione"d'uso; 4) un aumento del consumo di DC è stato registrato nella quasi totalità dei Paesi Occidentali, anche laddove venivano adottate politiche repressive e francamente proibizioniste.

Più che giudicare negativamente la politica olandese, che ha ottenuto i risultati attesi, lo scrivente farebbe meglio a preoccuparsi del reale fallimento della politica repressiva negli USA" [Starace, 1996].

La politica olandese sulla droga, con la sua separazione dei mercati e con lo sforzo educativo parallelamente affrontato, ha fatto sì che il consumo di droghe pericolose rimanesse a livelli molto bassi e rimanessero bassi i tassi di mortalità provocate da droga e aids.

Scrive Jan Vliet: "La mancanza di una standardizzazionie dei modelli di ricerca, fa sì che non si possa essere del tutto certi che il consumo di droghe leggere sia diminuito. Tuttavia, nulla indica che vi sia stato un aumento del loro consumo dal 1965. Inoltre, fatto ancor più importante, tutti i dati evidenziano che alla sperimentazione di tutte le droghe è subentrato un consumo "ricreativo" della cannabis; la cifra totale relativa ai consumatori di cannabis nei Paesi Bassi è stimata in 300.000 individui, ovvero meno del 2% della popolazione" [Van Vliet, 1990a,p. 16].

Questi risultati sembrano essere confermati anche da quanto scrive Cohen, sociologo e Direttore del Programma di ricerche sulla tossicodipendenza del Comune di Amsterdam:

"All'inizio di quest'anno (1988, nota dell'autrice) l'università di Amsterdam ha studiato un campione rappresentativo di oltre 4000 abitanti di Amsterdam dai 12 anni in su. A tutti è stato chiesto se nell'anno precedente avessero fatto uso di cannabis, anche una sola volta.

Il 9.3% ha risposto affermativamente. Il 5,5% ha affermato di averne fatto uso anche nel mese precedente all'intervista. Il massimo di risposte positive, il 14,5%, sull'uso del mese precedente è stato rilevato tra persone di età intorno ai 23 anni.

Questo sta a dimostrare come, anche in condizioni di facile disponibilità e di relativa assenza di condanna sociale, la popolarità della cannabis sia piuttosto bassa" [Cohen, 1990, p.139].

Anche i dati forniti da Arnao confermano queste conclusioni. Per quanto riguarda l'uso di cannabis, una ricerca del 1984, condotta da Ruter e Frits su 25 mila scolari olandesi di età 17-18 anni dimostra che il 5,6% ha provato la sostanza e non la usa più; il 6,5% la usa ancora; lo 0,1% la usa quotidianamente.

Secondo dati del 1987, forniti dal Ministero della sanità olandese, la prevalenza di uso corrente di cannabis è concentrata nelle fasce di età fra 23 e 24 anni (14,5%) "(...) Il numero dei tossicodipendenti in Olanda è valutato a 15 mila - 20 mila unità, un numero che è rimasto stabile negli ultimi dieci anni. L'età media è aumentata (ad Amsterdam da 26,8 a 30,1 anni fra il 1981 e il 1987), e la prevalenza dei consumatori di droga giovani (fino a 21 anni) è diminuita dal 14,4% nel 1981 al 4,8% nel 1987" [Arnao, 1990, pp.130-131].

Continua Van Vliet: "La marijuana e l'hascisc sono ormai diventati il divertimento proprio di una consistente minoranza appartenente alla sottocultura urbana, la cui età è compresa tra i 15 e i 20 anni. L'integrazione di queste droghe avviene così rapidamente che molti fra i giovani che non ne fanno uso, le considerano fuori moda e tipiche della generazione dei loro genitori. E' chiaro che per alcune persone il consumo di marijuana e hascisc può diventare un atto di cui non possono fare a meno: i programmi educativi, prendono in considerazione questi pericoli, ma sottolineano, come si legge in un opuscolo pubblicato di recente dal ministero della Sanità, che essi "dipendono non soltanto dagli attributi psicotropi delle sostanze, ma soprattutto dal consumatore stesso, dalle motivazioni che lo spingono al consumo e dalle circostanze in cui il consumo avviene"" [VanVliet, 1990a, pp.16-17].

Ecco altri dati forniti da Van Vliet:

"* La stragrande maggioranza dei giovani non è interessata alla droga: essa è stata in gran parte smitizzata. Nel gruppo di età inferiore ai 19 anni, solo l'1,8% aveva fatto uso di droga nel mese precedente, con una prevalenza di eroina e cocaina inferiore allo 0,5%. Nonostante l'alta 'visibilità e la facilità' di procurarsi cannabis ad Amsterdam, meno del 25% dei residenti della città intorno ai 16 anni l'avevano mai provata; meno del 10% aveva fatto uso di cannabis nel 1987.

* I consumatori di droga che vogliono assistenza o cura possono ottenerle quasi immediatamente; la stima dei tossicodipendenti che sono noti e controllati dai vari servizi droga è del 70-80%.

* A partire dal 1980 il numero di problematiche legate alla droga nel paese si è stabilizzato tra 15.000 e 20.000.

Persino Amsterdam, nonostante abbia una politica locale piuttosto orientata in senso disciplinare e di ordine pubblico, mostra una tendenza stabilmente calante, da circa 9.000 casi del 1984 ai circa 6.000 del 1989.

* In generale le condizioni di salute dei tossicodipendenti olandesi sono buone; a parte l'HIV/AIDS ad Amsterdam la prevalenza della malattia epidemica è bassa, come il numero di morti dovute alla droga nel complesso del paese.

Il Servizio sanitario del comune di Amsterdam ha contato 42 morti per overdose in città nel 1989, 28 delle quali di tossicodipendenti che venivano dall'estero (principalmente dalla Germania) e solo 14 di cittadini olandesi. A partire dal 1985 si registra un deciso e stabile calo delle morti per overdose.

* L'incidenza dell'HIV/AIDS tra i tossicodipendenti fuori da Amsterdam è incredibilmente bassa. Fino a luglio 1990, solo 120 del totale dei 1313 casi di AIDS erano legati alla droga, pari a una percentuale del 9%.

La percentuale di consumatori di droga con l'AIDS praticamente non è cresciuta affatto dopo l'inizio dell'epidemia" [Van Vliet, 1990b].

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