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Conferenza droga
Radio Radicale Andrea - 3 marzo 2000
Introduzione

Le soluzioni finora adottate a livello sociale e politico sulle droghe mi hanno sempre particolarmente preoccupata, hanno sempre attirato la mia attenzione per gli scarsi risultati raggiunti e mi hanno altresì sollecitata a chiedermi quale potrebbe essere il modo migliore per superare l'attuale situazione di crisi. Le politiche adottate in Italia finora mi hanno particolarmente delusa: di fronte a proclami ed annunci a favore della "lotta alla droga", i risultati non sembrano essere soddisfacenti. A fronte di sequestri consistenti operati dalle forze di polizia, le organizzazioni criminali continuano le loro attività illecite, favorendo le mafie legate a cartelli internazionali; la micro-criminalità continua a mietere vittime innocenti; molti giovani tossicodipendenti continuano a morire e a soffrire nelle strade e nelle carceri e la giustizia spesso è impotente. Credo allora sia necessario porsi l'interrogativo: qual è il modo migliore per lottare contro la tossicomania e contro tutto il mercato criminale d

ella droga?

Consumo di droga, traffico e criminalità sono, infatti, fenomeni strettamente legati. I consumatori pongono un problema sociale, e le attuali politiche sulla droga non hanno strumenti per risolvere quest'aspetto. Ma le politiche sulla droga hanno un nome ben preciso: proibizionismo.

Il proibizionismo non ha impedito l'enorme crescita del numero di tossicomani e non ha impedito gli enormi guadagni delle mafie.

Se si vuole esaminare il vasto e complesso mondo legato alla tossicodipendenza e alla droga, bisogna valutare con estrema attenzione le problematiche legate al traffico e alla criminalità, che sono un prodotto del proibizionismo.

La criminalità internazionale è organizzata attraverso cartelli di produttori che approfittano della proibizione per accumulare enormi ricchezze. Il denaro drenato da queste organizzazioni criminali è fonte di corruzione, soprattutto in tutti quei paesi dove le fondamenta della democrazia sono fragili.

In ultima analisi, le conseguenze per i tossicodipendenti sono drammatiche anche a livello sanitario. Infatti, è il proibizionismo a rendere così preziose e care le droghe, ed è il loro carissimo prezzo a spingere i tossicomani verso il crimine: il denaro che si procurano con gli scippi, i furti, le rapine, le aggressioni serve a null'altro che ad arricchire i trafficanti; è il proibizionismo ad allontanare i tossicomani da possibili luoghi di recupero e cura.

Queste riflessioni mi hanno spinta a voler esaminare quale fosse la scelta sanitaria proposta dagli antiproibizionisti, così da verificare sul campo la validità delle loro tesi.

Gli esempi sono piuttosto limitati, perché il proibizionismo è imposto come il solo scenario possibile.

Le iniziative degli antiproibizionisti sono state quindi impostate tutte come un tentativo di attenuare il quadro di riferimento della legislazione in vigore, sperimentando forme nuove di politica sulla droga anche attraverso l'elaborazione di possibili modelli alternativi, modelli che sono stati modificati nel corso degli anni, innanzitutto a proposito di quali sostanze fossero da legalizzare e di quale tipo di impatto tale legalizzazione dovrebbe avere nella società.

In Italia, negli ultimi anni, tutto il dibattito sulla legislazione ruota intorno agli effetti clamorosi della vittoria dei sì al referendum del 1993, spesso disattesi dalle leggi successive.

In particolar modo, ho esaminato l'importanza della riflessione sulla riduzione del danno fatta dagli antiproibizionisti, che ha trovato sempre maggiori consensi anche nell'altro fronte, al punto da affermare che essa rappresenta ormai una critica diretta al fondamentalismo proibizionista ed una breccia nel monolitismo di questa strategia.

Sono state quindi esaminate due tra le più importanti esperienze pilota di attenuazione della legislazione proibizionista realizzate, i cui risultati parlano chiari, non solo rispetto alla tossicodipendenza in sé, ma anche rispetto alla diffusione dell'Aids: le cifre olandesi, per esempio, sono le più incoraggianti d'Europa.

L'esperienza di distribuzione controllata d'eroina iniziata in Svizzera conferma, tra le altre cose, il raggiungimento di un importante obiettivo: è possibile fare in modo che entrino in contatto con i servizi soggetti ad alto rischio, che altrimenti sarebbero stati abbandonati a se stessi.

Si può parlare quindi di alcuni significativi risultati, che dimostrano come sia necessario continuare ed approfondire la ricerca scientifica, divulgarne i risultati e portare a conoscenza le possibili alternative.

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