Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 12 feb. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Manfredi Giulio - 3 gennaio 2001
RESOCONTO VISITE CARCERI DI ALESSANDRIA, SALUZZO E FOSSANO.

Alessandria (20/12/00)

In mattinata, il consigliere regionale radicale Bruno Mellano (accompagnato dal sottoscritto e da Emanuele Gatti) ha visitato la Casa di reclusione "San Michele".

Siamo ricevuti dalla direttrice Onilde Guidi. Ci fornisce i dati richiesti:

- capienza della struttura: 200 posti/ sono attualmente presenti 320/340 detenuti;

- essendo una casa di reclusione, per definitivi, non ci sono detenuti in attesa di giudizio (tranne qualche collaboratore di giustizia);

- detenuti extracomunitari: 53 circa;

- detenuti tossicodipendenti: sono 30 gli "ex-tossicodipendenti"; 8 "ex-td.ti" sono ospitati nella sezione sperimentale per td.ti "Itaca".

- trattamenti metadonici: nessuno;

- detenuti sieropositivi: 10, nessuno in AIDS conclamato;

- organico necessario: 254 agenti; organico attuale 174 (fra cui, però, 30 agenti adibiti al nucleo traduzioni).

La Direttrice ci comunica che è stata convocata dalla Procura della Repubblica di Alessandria in veste di "persona informata sui fatti" a seguito dell'esposto presentato presso la Procura Generale della Corte d'Appello di Torino dai consiglieri regionali Carmelo Palma e Bruno Mellano l'11/08/00.

Chiedo alla Direttrice se corrisponde al vero la rimostranza avanzata da numerosi detenuti sul fatto che non è possibile avere colloqui con lei; ci risponde che ha delegato per i rapporti con i detenuti il vice-direttore (ora si chiama C.I.P.!). Ricordo che l'art. 75, primo comma, del DPR 30 giugno 2000, n. 230 (Regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario ) così recita: "Il magistrato di sorveglianza, il provveditore regionale e il direttore dell'istituto, devono offrire la possibilità a tutti i detenuti e gli internati di entrare direttamente in contatto con loro. Ciò deve avvenire con periodici colloqui individuali, che devono essere particolarmente frequenti per il direttore ".

Visitiamo poi la struttura "Itaca"; l'impressione è positiva, i detenuti sono motivati ad andare in comunità, gli agenti sono motivati a svolgere un lavoro più di sostegno che di custodia pura e semplice; è una ripetizione in miniatura della sezione "Arcobaleno" alle Vallette di Torino. E' comunque stridente il contrasto fra queste sezioni e il resto del carcere: rappresentano il volto presentabile dell'inferno carcerario (e proibizionista)?!

Visitiamo alcuni bracci: la situazione ci pare tranquilla, i detenuti ci paiono rassegnati; grande delusione per l'indulto negato, ci confermano che la direttrice è inavvicinabile (ci accompagna nella visita il comandante degli agenti).

Visitiamo la cucina: il cuoco ci spiega che molte lamentele dei detenuti sono dovute al fatto che con le nuove regole il vitto è distribuito più equamente fra pranzo e cena

Nell'infermeria del carcere ci dicono che i medici del SERT vengono quotidianamente e che non ci sono particolari problemi

Nel pomeriggio visitiamo l'altro carcere di Alessandria, la casa circondariale di piazza don Soria. Ci riceve il direttore, Reginaldo Ansidei (marito della direttrice dell'altro carcere alessandrino). Ci fornisce i seguenti dati:

- capienza regolamentare: 348/detenuti presenti 343;

- detenuti in attesa di giudizio: 120

- detenuti extracomunitari: 163

- detenuti tossicodipendenti: 80, di cui n. 8 in trattamento metadonico;

- detenuti sieropositivi: 6, più due in AIDS conclamato;

- organico ottimale: 302/organico in servizo: 138;

- educatori professionali: 2.

Il direttore riesce a convocare nel suo ufficio praticamente l'intero staff medico del carcere; riusciamo così ad intavolare un'interessante discussione su vari temi. I medici del carcere sono nettamente contrari alla riforma della medicina penitenziaria: "una legge fatta da chi non conosce il carcere". Ci dicono chiaramente che l'ASL non ha fatto nulla per attuare la riforma. Scoppia quasi una lite fra l'educatore professionale presente (che definisce il metadone "droga di Stato"!) e un medico interno che esalta il farmaco (lo scambio di battute è divertente ma un tale contrasto di vedute è pagato a caro prezzo dai detenuti). Tento di spiegare che il trattamento metadonico di mantenimento in carcere può essere d'aiuto anche a chi stà per essere scarcerato; il rischio di overdose per chi non ha più il fisico assuefatto alla droga è molto alto .

Poi giriamo per le celle; neanche a farlo apposta, il primo detenuto che interpello è un ragazzo che si lamenta che i medici del carcere non gli prescrivono il metadone, mentre il suo SERT di provenienza proponeva di continuare il trattamento .

Sono i detenuti extracomunitari a porre grossi problemi di sicurezza: gli scontri fra le diverse etnie (albanesi contro tutti, marocchini contro nigeriani, marocchini contro tunisini) sono all'ordine del giorno.

L'educatore professionale che ci accompagna è un illustre sconosciuto per i detenuti, che chiedono a Bruno di presentarglielo (osservazione interessante della compagna Lucia Grosso, che ha prestato volontariato in carcere: spesso l'educatore, dovendo affrontare centinaia di casi, seleziona quelli più facili e gratificanti; il resto, i più bisognosi, sono abbandonati a loro stessi ).

Riscontrato una grande sensibilità da parte degli agenti di polizia penitenziaria.

Usciti dal carcere, teniamo a casa di Emanuele Gatti una conferenza stampa; presenti una giornalista per ANSA e "Il Giornale" e una giornalista per "La Stampa". Grande difficoltà a farci capire, sono solamente interessate a fare il titolo ad effetto Il giorno dopo esce un articolo su "La Stampa", edizione di Alessandria, sostanzialmente corretto.

Andiamo, infine, alla redazione del giornale locale "Il Piccolo"; Bruno rilascia un'intervista al direttore; uscirà un articolo corretto.

Saluzzo (22/12/00)

In mattinata io e Bruno Mellano andiamo a visitare il SERT di Saluzzo. Incontriamo la responsabile, Dr.ssa Silvana Dutto. Il SERT è nell'ospedale, locali nuovi e accoglienti, numerosi operatori presenti. La responsabile ci pare motivata; distribuiscono il metadone (a 180-200 td.ti, un terzo degli utenti) sia la mattina presto sia nell'ora di pranzo, in orari stabiliti con i td.ti. Purtroppo, rispetto al carcere, riscontriamo una grande difficoltà a recepire la portata della riforma; ci viene detto "Dal carcere ci chiamano poco "; replichiamo, senza durezze ma chiaramente, che è il SERT che deve considerare il carcere una sua sezione staccata, che deve avere l'iniziativa in materia. Ci viene detto "A fine anno scade la convenzione con il carcere, vedremo di farne una migliore ."; replichiamo che non si tratta più di fare una "convenzione" (che si fa tra soggetti distinti), ma, semmai, di redarre un "protocollo d'intesa" che sappia contemperare il rispetto della salute (prerogativa esclusiva dell'ASL-SERT) con

il rispetto della sicurezza (prerogativa esclusiva dell'amministrazione penitenziaria).

Se ci sono problemi nell'attuazione della riforma in ambiti che ci paiono non pregiudizialmente ostili, figuriamoci dove non c'è neppure la motivazione ad attuarla .

Usciti dal SERT, andiamo in Tribunale dove verifico che la Procura locale ha archiviato l'esposto del CORA, che era rivolto in particolare ad accertare qualità e quantità dei trattamenti metadonici nel carcere di Saluzzo (vedi sotto i dati forniti dai sanitari del carcere).

In carcere entriamo nel pomeriggio assieme a Gianni Pizzini. Ci riceve il Dott. Mazzeo, direttore del carcere di Ivrea e, fino a marzo, anche di quello di Saluzzo (viene due volta alla settimana). Ci fornisce i seguenti dati:

- capienza regolamentare dell'Istituto: 167/capienza di emergenza: 334;

- totale presenti: 314,di cui in attesa di giudizio: 86;

- detenuti extracomunitari: 103;

- il medico del carcere, Dott. Ivan Panichelli, ci comunica per iscritto che "In questo istituto il 50% circa dei detenuti sono EX tossicodipendenti, attualmente nessuno è in trattamento metadonico, sono 5 sieropositivi e nessuno con AIDS conclamato";

- organico previsto: 230 circa/ organico attuale 190 (di cui 20 distaccati in altri Istituti);

- i medici in servizio corrispondono a quelli previsti (due);

- gli infermieri professionali in servizio sono 1 (+ 1 a parcella in maternità); quelli previsti sono 3.

Il Dott. Mazzeo concorda pienamente con noi sulla necessità ed urgenza di un'assunzione piena di responsabilità dell'ASL nell'assistenza sanitaria all'interno del carcere. L'impressione è positiva, anche rispetto agli agenti di polizia pen. Visitiamo l'infermeria; il medico ci dice che il SERT, da luglio (casualmente, cioè, dalla nostra visita precedente) è più presente; parliamo con lo psichiatra: non c'è differenza di richiesta di assistenza fra detenuti italiani e no; gli chiedo se prescrive spesso psicofarmaci, mi risponde che cerca sempre di farne a meno .

Sono le 16,30, distribuiscono già la cena nelle celle: un po' di brodaglia, due uova, una mela.

Fossano (23/12/00)

In mattinata entriamo in carcere Bruno Mellano (con il sottoscritto e Andrea Costa) e Carmelo Palma (con Rosanna De Giovanni e Renato Lanzetti). Ci riceve il Direttore del carcere di Cuneo, Dr. Giuseppe Forte, che dirige anche pro-tempore quello di Fossano. Ci fornisce i seguenti dati:

- capienza regolamentare istituto: 138/ capienza d'emergenza: 150/ detenuti condannati 145, detenuti semiliberi 3, detenuti ammessi al lavoro esterno 5, per un totale di 153 detenuti presenti;

- nessun detenuto in attesa di giudizio;

- detenuti extracomunitari: 35;

- detenuti tossicodipendenti: 76 di cui uno in trattamento metadonico "a scalare";

- detenuti sieropositivi 3 di cui 2 in AIDS conclamato;

- organico previsto: 165 unità di P.P. maschile e 4 di P.P. femminile;

- organico effettivo: 113 unità di P.P. maschile (di cui n. 12 distaccati in altre sedi)/ 6 unità di P.P. femminile;

- organico amministrativo previsto: 21/presente: 13.

Visitiamo il carcere; situazione buona, la migliore esistente in Piemonte; celle aperte, possibilità per i detenuti di sostare nell'ampio cortile interno, con campo da calcio, palestra, spaccio; impressione positiva anche riguardo agli agenti (paternalismo?); visitiamo laboratori per meccanici, elettricisti, falegnami.

Usciti dal carcere, Bruno e Carmelo hanno tenuto una conferenza stampa per i giornali locali.

(testo redatto da Giulio Manfredi il 3/01/01)

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail