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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 18 luglio 1995
PORTIAMOLI IN SALVO

LA NAZIONE - prima pagina, foto Bonino

di Emma Bonino, Comissario europeo responsabile degli aiuti

umanitari di emergenza

Sono tornata ieri da Tuzla dove mi sono recata sabato, grazie

all'appoggio logistico dell'Unprofor, per verificare

personalmnete l'assistenza ai rifugiati fuggiti da Sebrenica e

per valutare i loro bisogni urgenti nonché per fare il punto con

le agenzie internazionali e le Organizzazioni non governative le

cui attività dipendono in larga misura dai finanziamenti

dell'Unione europea.

Ho visitato in lungo e in largo i campi dei rifugiati

improvvisati lungo la pista dell'aeroporto di Tuzla dove sono

accampati 5.000 donne e bambini. Sono generalmente ben assistiti

dal punto di vista alimentare ma ho dovuto constatarele loro

condizioni precarie: le tende non sono quelle più adatte alla

calura insoportabile in questi giorni, né sono adatte a far

fronte alle torrenziali che di tanto in tanto si abbattono sui

campi. Tutti i miei interlocutori a Tuzla hanno sottolineato

l'atteggiamento molto disciplinato dei rifugiati, malgrado le

ovvie difficoltà e la mancanza soprattutto di baby-food e di

qualche problema medico (diarrea, disidratazione, problemi

dermatologici).

Grazie ad un intervento rapido ed efficace da parte di tutti

gli operatori umanitari abbiamo potuto far fronte ai bisogni di

prima necessità. In un quadro generale tutt'altro che confortante

l'Unione europea può almeno rallegrarsi dei risultati ottenuti

nella regione per quanto attiene al campo umanitario.

Una priorità assoluta per la comunità internazionale tutta

intera rimane la sorte della popolazione che è stata fatta

prigioniera o che è rimasta a Srebenica: occorre usare tutti i

mezzi affinché questa popolazione possa essere protetta secondo

le regole internazionali. La comunità internazionale deve anche

urgentemente considerare la sorte di Zepa e Gorazde.

Personalmente ritengo che essa debba offrire a queste popolazioni

tutta la protezione necessaria per uscire, su una base

volontaria, dall'area protetta ed essere condotte, debitamente

protette, verso Tuzla o altre zone della Bosnia Erzegovina. Mi

rendo conto che ciò sarebbe un risultato difficile da accettare

politicamente per le autorità bosniache. Ma questo sarebbe il

minore dei mali di fronte ai rischi di nuovi massacri

intollerabili, di nuovi esodi biblici, di nuove emergenze

affrontate a costi esorbitanti e di nuove immagini di sofferenza

che sono già costate molto all'Unione in termini di sostegno e di

fiducia dell'opinione pubblica europea.

 
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