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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 24 luglio 1995
La provocazione diplomatica
PERCHE' NON AMMETTIAMO SUBITO LA BOSNIA NELL'UNIONE EUROPEA?

IL CORRIERE DELLA SERA, pagina 3, foto Bonino

di EMMA BONINO (Commissario europeo per gli aiuti umanitari d'emergenza)

Può sembrare paradossale, certamente amaro, se - da convinta nonviolenta quale, sono da sempre - mi ritrovo a condividere, se non addirittura a invocare, l'uso della forza da parte della comunità internazionale per mettere fine ai crimini contro l'umanità che vengono impunemente perpetrati in un angolo d'Europa chiamato Bosnia. Sia chiaro: non sono pacifista, non sono per la pace ad ogni costo, soprattutto quando il costo è qualcun altro a pagarlo e a questo prezzo. Sono, invece, per la supremazia del diritto ad ogni costo, ed è amaro doversi arrendere all'evidenza che esistono circostanze storiche in cui la difesa della legalità non può essere affidata, ancorché temporaneamente, che all'uso delle armi. Non si vede oggi altro modo per dire »Basta! , e subito, allo scellerato progetto di pulizia etnica dei serbi di Bosnia e dei loro complici. Ne sono così convinta da temere che l'ultimatum faticosamente messo a punto venerdì scorso a Londra dall'Occidente per scongiurare l'ultimo assalto all'enclave musulm

ana di Gorazde (o per scongiurare il definitivo ritiro dei Caschi blu dalla Bosnia?), non valga a fermare le offensive serbo-bosniache contro Zepa, Tuzla, Bihac, né gli attacchi contro Sarajevo, né lo sterminio a freddo (ancora in corso) dei desaparecidos musulmani di Srebrenica, pudicamente catalogati come prigionieri di guerra.

Per venire a capo della crisi che travolge la ex-Jugoslavia sono necessarie infatti tutte le risorse della politica, molteplici per definizione accanto ai cannoni, esse includono gli strumenti della diplomazia e dell'economia. Che certamente non si sono voluti usare fino in fondo sin dall'inizio, Farò solo alcuni esempi. La ex-Jugoslavia è parte integrante dell'Europa. E a chi osserva gli avvenimenti da Bruxelles, con la necessaria lungimiranza, appare del tutto evidente l'esigenza politica che l'Unione Europea ha di recuperare - a termine - questa regione al processo di integrazione continentale.

Fatte queste premesse, sono fra coloro i quali pensano che il miglior deterrente diplomatico contro i progetti barbarici coltivati dai serbo-bosniaci e dai loro protettori di Belgrado sia quello di consolidare in tutti i modi possibili l'esistenza del giovane Stato di Bosnia sulla scena internazionale, e di isolare, per davvero, Milosevic ed il suo regime (a quando l'espulsione dei loro ambasciatori?). Ebbene, proprio in questi giorni in cui il governo serbo di Belgrado lascia circolare la voce secondo cui esso sarebbe disposto a riconoscere il governo di Sarajevo (non si sa quando né a quali condizioni), mi parrebbe più che opportuno rilanciare decisamente la proposta di adesione immediata della Bosnia all'Unione Europea. Non sarebbe forse questa l'unica via, e la più rapida, per dare all'Unione in quanto tale un ruolo preciso?

Sono stata a Tuzla pochi giorni fa, in mezzo ai profughi di Srebrenica, dei quali mi hanno colpito la muta, indicibile sofferenza ma anche una grandissima compostezza. Non mi sono vergognata di essere una cittadina d'Europa perché so, nella mia veste di commissaria dell'Unione responsabile di »Echo , la struttura che gestisce gli aiuti umanitari, che nella ex-Jugoslavia il »fronte umanitario (i cui sforzi sono sostenuti per due terzi dall'Europa) è l'unico dove la comunità internazionale non abbia perso l'onore e che, da radicale, è dall'inizio del conflitto che ho sostenuto con coerenza tante iniziative. Ma è una magra consolazione. Se infatti sappiamo di potere fornire alle vittime della guerra quantità sufficienti di cibo, medicine, coperte, tende e quant'altro, sappiamo anche di non potere restituire a quei vecchi, a quelle donne e a quei bambini impietriti dal dolore né padri, né figli, né fratelli e neppure le loro case. Sono anche questi i limiti dell'aiuto umanitario, oltre a quello - evidentissi

mo - di non potere risolvere da solo nessuna crisi e nessun conflitto.

Tutti lo sanno, ma è giusto ripeterlo perché la generosità dell'aiuto fornito dai governi dell'occidente è inversamente proporzionale al loro desiderio di lasciarsi trascinare nel labirinto.

Per questo, nelle ore che hanno preceduto il vertice di Londra, ho avanzato la proposta di concordare con gli aggressori serbi l'evacuazione dei civili musulmani dalle sacche che non si vuole e non si può proteggere.

Il che sarebbe una grande vittoria sul piano umanitario ma una sconfitta ignominiosa per la giustizia.

 
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