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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 28 luglio 1995
BOSNIA * PROFUGO E' DONNA

A Emma Bonino, commissario europeo, per gli Affari sociali,

"L'Espresso" ha chiesto una testimonianza sul viaggio effettauto

il 15 luglio, tra i profughi accolti a Tuzla

L'ESPRESSO - pag. 40, foto Bonino

di Emma Bonino da Tuzla (testo raccolto da Enrica Majo)

Questa era la prima volta che andavo a Tuzla. Altre volte ero

andata a Mostar e a Sarjevo. E' Stata, si può dire, una decisione

improvvisa. Dopo un incontro a Bruxelles col Ministro degli

Esteri bosniaco, Mohamed Sacirbey, mi sono resa conto che non

sapevamo quasi nulla di quello che avveniva in quella zona della

Bosnia, le notizie erano tutte incerte, confuse,

contraddittorie...

Da Zagabria, dove sono arrivata nella notte, parto

prestissimo, sabato mattina per Spalato. Proseguo poi per Tuzla

su di un elicottero dell'Alto commissariato per i rifugiati. Mi

accorgo subito che i profughi qui concentrati sono molto meno dei

20mila di cui parlava la Cnn. Saranno al massimo cinquemila. Mi è

venuto un colpo: "Ma dove saranno finiti?". Mi spiegano che il

governo bosniaco ha deciso di collaborare e ha requisito

palestre, fabbriche, scuole. Questi disperati non sono

all'addiaccio, anche se le autorità bosniache continuano a

considerarli, giustamente, "profughi delle Nazioni Unite".

Le tende sono del tipo poccolo, alcuni soldati dell'Unprofor

stanno costruendeo delle latrine, ma nel campo non c'è acqua. La

prima impressione è stata scioccante. Nel campo ci sono donne di

almeno 40 anni e bambini piccoli. E vecchi. Ci sono poche ragazze

giovani, mancano completamente i diciassettenni e i diciottenni,

e gli uomini cosiddetti validi. La gente si avvicina a noi che

passiamo. Nessuno piange. Tutti fanno la stessa domanda: "Sapete

dov'è mia figlia, mio marito, mio padre?". Ora la Croce Rossa

passerà da ciascuno di loro per farsi dare i nomi di coloro che

mancano e tutto sarà informatizzato.

E' impressionante vedere una popolazione di profughi tutta al

femminile. Donne che ti chiedono dei figli e dei mariti. Molte

sono incinte. Dei ventimila arrivati a Sebrenica, ottomila erano

cittadini del posto, gli altri profughi che si erano rifugiati là

da altri luoghi. E la differenza di comportamento, tra chi è al

suo primo giorno d aprofugo e chi ha già una lunga esperienza, si

vede subito, da come si muove, da come sistema le sue poche,

povere cose.

Il tempo è variabile. La zona intorno all'aeroporto ha i

colori dell'estate, come da noi in campagna, ma verso sera

scoppiano puntuali i temporali. Le donne hanno i loro variopinti

vestiti e sono macchie di colore che si muovono, si intersecano.

Ci hanno chiesto di procurare loro sapone, detersivi; Nessuna di

loro piange. E nemmeno i bambini. Sui loro cigli ci sono soltanto

quelle che io chiamo lacrime asciutte.

Vedo il Sindaco e il ministro delle Finanze cantonale e il

ministro federale per i rifugiati, che mi informano sui progetti

futuri. Hanno già preparato un progetto di massima per tentare di

inserire questi profughi in attività produttive. Il sindaco ha

anche detto che l'amministrazione ha deciso di collaborare con le

organizzazioni internazionali anche se continua a ritenere che

questi siano profughi che devono essere presi in carico dalle

Nazioni Unite. Perché è l'Onu che, dopo aver loro assicurato

protezione, li ha abbandonati. Io ho chiesto che cosa intendano

fare per Zepa da dove dovrebbero arrivare altri 15mila profughi.

Mi ha risposto che stanno preparando dei campi a Zenica. Intanto

l'Unicef, visto che ci sono tanti bambini, sta allestendo due

stazioni pediatriche. Insomma si cerca di lavorare al meglio.

certo la situazione è terribile. Non perchégli aiuti alimentari e

i medicinali manchino, ma perché nessuno potrà mai ripagare

questa gente per i mariti uccisi, le figlie stuprate, le case

distrutte.

Quando sono arrivata, pensavo che ci fosse più disperazione,

più rancore, più odio, ma non l'ho visto. Mi aspettavo un

desiderio di vendetta. Invece non ho visto né sentito niente di

tutto questo. E' come se la paura li avesse completamente

anestetizzati.

 
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