(ansa) - belgrado, 21 ago - il commissario dell'unione europea (ue) per gli aiuti umanitari emma bonino è tornata a parlare della pratica della "pulizia etnica" adottata da tutte le parti in conflitto e che prosegue senza sosta, dicendo all'ansa che la situazione nell'ex jugoslavia può condensarsi in una metafora: "non potendo spostare le montagne, si spostano le persone". la bonino, giunta oggi a belgrado da zagabria per valutare la quantità di aiuti umanitari per gli oltre 160.000 profughi serbi dalla krajina caduta sotto l'offensiva croata di circa tre settimane fa, ha incontrato esponenti delle comunità minoritarie, ma consistenti, dei croati ed ungheresi della provincia autonoma serba della vojvodjna. questi hanno espresso la loro preoccupazione per il "crescente afflusso di profughi" nella regione, che hanno raggiunto il numero di 90.000, diecimila dei quali solo nella città di subotica, al confine serbo-magiaro.
la commissaria europea per gli aiuti umanitari ha affermato che alcuni giorni fa qualche migliaio di uomini della krajina, atti alle armi, erano stati inviati nella roccaforte serbo bosniaca di banja luka, ma sono tornati subito indietro dopo l'ammorbidimento della posizione di belgrado nei loro confronti.
"per forza o per paura sta avvenendo una capillare divisione etnica", ha detto la bonino, sottolineando che gli aiuti umanitari vengono forniti "direttamente a organizzazioni internazionali o non governative" e mai ai governi.
"il problema fondamentale - ha aggiunto - è costituito dalle difficoltà di far giungere gli aiuti a destinazione per vari tipi di ostruzioni e per difficoltà oggettive di trasporto. finora l'aiuto umanitario ue alle varie repubbliche dell'ex jugoslavia ammonta a 2200 miliardi di lire, ottocento miliardi dei quali negli ultimi 15 mesi, e 44 solo nelle ultime settimane. sarajevo ha ottenuto solo il 13 per cento degli aiuti e la zona di bihac ancora meno. a banja luka non è arrivato quasi nulla", ha lamentato emma bonino aggiungendo che i principali depositi delle principali organizzazioni umanitarie internazionali hanno "materiale a sufficienza che giace nei magazzini".