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Conferenza Emma Bonino
Commissione Europea Letizia - 1 settembre 1995
ECCO

Roma, settembre

L'ha letto e riletto, Emma Bonino, quell'implacabile rapporto dell'Onu sul quale hanno discusso a Pechino più di quarantamila donne. Una folla di delegate giunte da tutto il mondo con le loro storie di orrori e di speranze, di soprusi e di lotta. E quell'inguaribile, incorreggibile vitalità che le spinge a superare i confini della fatica e della sofferenza per prendersi sulle spalle tutta l'ingiustizia del mondo e denunciarla, instancabili, a voce alta.

Per quelle che non hanno voce, che sono picchiate, umiliate, stuprate, oppresse da tradizioni patriarcali e da fondamentalismi religiosi, bottino di guerre e merce di scambio: per le vittime di una violenza che non conosce confini (ogni otto secondi, nei civilissimi Stati Uniti, una donna viene picchiata) parla questa Conferenza delle Nazioni Unite. E parla il Forum delle Organizzazioni non governative, che ha accompagnato, contrastato, scosso oltre il limite prudente della diplomazia, le delegazioni presenti a Pechino.

In questa atmosfera di rabbia e di entusiasmo perfino la rappresentanza ufficiale del Vaticano, guidata dalla professoressa Mary Ann Glendon, ha ricordato che "la storica oppressione delle donne ha privato la razza umana di risorse indicibili".

E se l'uguaglianza non è mai stata raggiunta, commenta Emma Bonino, "in questi ultimi dieci anni la condizione femminile si è addirittura aggravata. Le donne costituiscono più della metà della popolazione mondiale, ma sono il settanta per cento dei poveri e i due terzi di coloro che non sanno leggere e scrivere. Lavorano di più ma guadagnano un quarto meno dei maschi. E sono vittime di un'epidemia dilagante che molte soffrono in silenzio: la violenza tra le mura di casa. Un autentico flagello che per le donne sotto i 44 anni è la prima causa di morte."

Commissario dell'Unione Europea con delega, tra l'altro, per gli aiuti umanitari (sono soltanto tre, guarda caso, le donne ministro in un Parlamento che rappresenta 361 milioni di abitanti), da sempre impegnata nelle grandi battaglie che mettono al centro della politica la libertà, la radicale Emma Bonino conosce - per impegno personale - la vera condizione delle donne nella progredita Europa e in questa Italia che si crede emancipata perché anche le soubrette discutono di Romano Prodi e del futuro del Polo. Colta al volo mentre era di passaggio a Roma, dove abita ormai sempre più raramente, Emma ha fissato l'appuntamento per l'intervista nella sua piccola casa di Trastevere dove l'unico lusso è una terrazza fiorita e un antico mobile a vetrinetta dentro il quale sono raccolti i servizi di piatti e le tazzine per il caffé. E' stata mia madre a trovare questa villetta una quindicina di anni fa. Un periodo in cui ero molto malinconica perché le due bambine che avevo in affido erano tornate dai loro genitori e

io non sopportavo di restare da sola nell'appartamento in cui eravamo state cosi bene, cosi allegre in tre. Quel silenzio all'improvviso non lo reggevo più. Mi sono trasferita qui come si decide di cominciare una cura ricostituente. Per tirarmi un po' su."

Sola ancora oggi - "io di farli i figli non me la sono mai sentita, non sono in grado di sostenere una responsabilità tanto grande" - legatissima alla madre e ai fratelli che vivono a Bra, in provincia di Cuneo, Madame le Commissaire è abituata ad affrontare la vita e le domande a testa alta. Senza illusioni ma anche senza disperazione, con l'ottimismo della volontà. Per sostenere le sue idee e denunciare la piaga dell'aborto clandestino, nel 1975 fini' anche per una settimana in prigione. "Ma la legge, poi, l'abbiamo conquistata. Bisogna sempre pensare che le cose cambieranno altrimenti viene meno la fiducia," commenta con un sorriso.

Ma possono cambiare davvero in un Paese come il nostro dove le donne ancora oggi, dovendo portare a casa un po' di salario senza trascurare la cura dei bambini, degli anziani e della cucina, lavorano il 28 per cento più degli uomini ? Quasi due ore in più ogni giorno..Una specie di record mondiale che si lascia alle spalle tutte le nazioni più industrializzate..

"Non è una notizia che ci rivela qualcosa di sorprendente, di nuovo. Ma con l'autorevolezza della ricerca scientifica - l'Onu si è basato per calcolarlo su indici sofisticati e sicuri - ci conferma quanto salta agli occhi nell'esperienza quotidiana: le donne sono impegnate molto più a lungo e duramente degli uomini. Non mancano le spiegazioni sociali a questo duro primato: pochi asili. In Italia trova posto solo un bambino su venti, mentre in Francia e in Belgio è uno su quattro. Scarsa assistenza, scuole dagli orari ridotti, ospedali che funzionano male, anziani da accudire. I grandi servizi, che altrove sono forniti dallo Stato, da noi sono svolti da legioni di nonne, zie, cugine, sorelle più grandi. Del tutto gratuitamente per non pesare sul deficit pubblico."

Quello che colpisce, pero', è la capacità di defilarsi degli uomini. Sempre pronti a discutere su Sacchi, Berlusconi e Schumacher, ma riluttanti davanti alla tavola da sparecchiare, alla maestra permalosa, alle cure per la vecchia zia.

"Si tratta di un problema culturale. Gli uomini italiani resistono tenacemente alla prospettiva di dividere con mogli, compagne o fidanzate le fatiche domestiche. In genere vivono il lavoro svolto fuori casa come un segno di prestigio che li valorizza e quello svolto in privato come attività vagamente umiliante. Dipende dalle radici patriarcali della nostra società: dall'abitudine da parte delle mamme troppo premurose di servire i figli senza chiedere nemmeno un grazie; dal silenzio che circonda l'impegno della casalinga, ritenuto un obbligo, un dovere, un destino naturale".

Un atteggiamento particolarmente radicato dove sono più forti le tradizioni cattoliche e latine. Basta leggere il documento dell'Onu per accorgersene: se in Danimarca le donne lavorano il due per cento meno dell'uomo, in Francia sgobbano il 10,6 per cento in più.

"Mi sembra la conseguenza inevitabile di un pensiero che il Santo Padre ha ribadito anche negli ultimi documenti preparati per la Conferenza di Pechino. Quello di madre e moglie è l'unico ruolo previsto per la donna. Tutto il resto è marginale. Come dire: se ti rimane un po' di tempo fai pure purché vengano garantiti questi compiti. Cio' spiega perché tutte le donne lavorano, ma occupano normalmente posti di scarsa responsabilità, part-time, di seconda linea. Cosi' possono restare a casa se Carolina ha la febbre, accompagnare il nonno in ospedale o ritirare i documenti per la pensione. Mi ricordo che perfino con i gruppi femministi più duri degli anni Settanta, alle sette di sera c'era una fuga generale per correre a preparare la cena"

Le regole sociali sono quelle che sono, d'accordo. Ma almeno le leggi in Italia, sono a favore delle donne.

"Certo nel nostro Paese la legislazione è molto avanzata. Penso alla legge che consente all'uomo, per esempio, di prendere un periodo post-maternità, ma quanti l'hanno richiesta? L'operaio non lo fa per ragioni culturali, il dirigente è troppo impegnato nella sua carriera. In pratica, dunque, quasi niente è cambiato. Ma è importante che il legislatore abbia detto: siete uguali".

Pero' è lo stesso legislatore che tarda ad approvare norme e decreti contro lo stupro: se ne discute da 16 anni e l'unica novità sono i litigi tra la presidenza della Commissione Giustizia Tiziana Maiolo e i progressisti. I baratti tipo: porto la proposta in Parlamento ma in cambio voi abolite la carcerazione preventiva.

Sinceramente non credo che basterà la nuova legge per sottrarre la donna alla violenza che trasforma le città in giungle. Ma è fondamentale approvarla perché afferma questo principio : lo stupro è un reato contro la persona, e non contro la morale. Da questo diritto basilare delle donne discende poi tutto il resto.

Anche pene più severe ?

Aumenteranno le conseguenze penali, ma non è quello il rmedio. Bisogna intervenire, qui e subito, su un panorama devastato, un comportamento che rende la donna merce. Giornalisti, maghi delle tirature, stregoni della pubblicità dovrebbero chiarire quali sono i confini. Voglione vendere a ogni costo e comunque, dimenticando il rispetto umano e perfino un minimo di buona educazione? Allora possono continuare a regalarci copertine e spot dove esplodono sederi come mappamondi e seni come siluri. Quest'uso cinico, violento, volgare del corpo femminile non fa che sottolinearne la passività. E' un oggetto che si prende e si conquista come tanti altri. "

Ma adesso c'è la par condicio, sostiene qualcuno: anche l'uomo è finito nudo in copertina..

Malissimo. Non fa che rendere più grave e sconcia la situazione. Perché non parliamo di parità nel diritto allo studio, per esempio? Sarà meno appetitoso che discutere di un paio di natiche nude, ma forse è un po' più importante Quando una famiglia puo' permettersi di educare soltanto un figlio, è sempre il maschio che va a scuola. L'ha sostenuto nel suo discorso il premier pachistano Benazir Bhutto, ma klè vero anche qui, nella prospera Italia. Perché la figlia, si ragiona, prima o poi si sposerà e sarà mantenuta dal marito. Ma quanti matrimoni simili a galere restano in piedi solo perché la moglie, da sola, non è in grado di provvedere a se stessa? Non ha studiato, quindi non riesce a trovare lavoro e si rassegna alle botte, a una spaventosa violenza domestica."

Non sorprende quindi che l'impegno per sradicarla nel mondo sia citato in testa all'agenda della Conferenza di Pechino.

"E' uno dei punti più importanti, con la lotta all'analfabetismo e alla povertà. E tutto è strettamente intrecciato, come ha ricordato Hillary Clinton descrivendo la dura realtà delle donne americane."

Senta,ho un dubbio che credo sia comune a molti: questa è la quarta Conferenza dell'Onu sulla donna, ma di cambiato nella vita quotidiana e degli Stati c'è ben poco. Che cosa possiamo aspettarci questa volta?

Qualcosa che supera anche il documento finale che è stato approvato ed è nei fatti, nella vitalità stessa dimostrata dalla conferenza. Un'affermazione decisiva: i diritti della donna non devono più essere separati dai diritti umani. La donna ha il diritto di essere una persona, e annegare o soffocare la neonata, come accade in Cina e in India dove partorire una figlia è considerata una disgrazia, vendere le ragazze e costringerle a prostituirsi, ricorrere allo stupro come tattica di guerra e ucciderle a pugni e a calci tra le mura domestiche deve essere ritenuto una violenza dei diritti umani. Pechino, con i suoi 180 Paesi partecipanti, ha fatto capire che la questione della donna non riguarda solo i gruppi femministi e le associazioni radicali. Non ci sarà pace né democrazia né prosperità per il mondo se non sarà davvero risolto."

 
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