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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 6 novembre 1995
NESSUNA FURBIZIA SUL SEMESTRE ITALIANO

Il Messaggero, pag. 1 segue a pag. 7

di Emma Bonino

L'ho detto e lo ripeto: sono contraria ad uno slittamento del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea. Contrariamente a quanto sostenuto da Arturo Guatelli - che l'ha proposto sul "Corriere della Sera" - e da altri, la mossa non gioverebbe alla credibilità italiana. Né, tanto meno, a quella dell'integrazione europea.

Innanzitutto, l'idea dello slittamento suona immediatamente come una furbizia, una scorciatoia: invece di rispettare comunque gli impegni, di prenderci comunque le nostre responsabilità, eccoci pronti a ufficializzare l'introversione di cui siamo preda da molto (troppo) tempo. Eccoci pronti a dire in sostanza ai nostri partner: scusate siamo troppo presi dalle nostre beghe interne, l'Europa preferiamo infilarla sotto il tappeto per sei mesi, arrivederci al prossimo luglio. Al dunque, perché cedere soltanto la presidenza? Perché non spingere questa logica fino in fondo e lasciare vuota del tutto la nostra sedia al tavolo dei "Quindici"? Mi chiedo infatti quale credibilità residua può avere la diplomazia di una paese che si sottrae ad un impegno del genere. Se non ce la sentiamo di presiedere, tanto vale evitarci il disturbo di partecipare ai vari appuntamenti europei del semestre. Bel guadagno d'immagine, insomma. Lo slittamento rafforzerebbe soltanto i pregiudizi di coloro i quali vedono nell'Italia un paes

e che, quando si tratta di applicare le regole, si tira indietro invocando duttilità e condiscendenza.

Le regole, appunto. Ho già scritto su questo giornale, a proposito della moneta unica e dei criteri di Maastricht sulla convergenza economica, che "pacta servanda sunt". Finché la regola della rotazione semestrale della presidenza dell'Unione è in vigore, occorre rispettarla senza stratagemmi dell'undicesima ora e piegare semmai le esigenze di politica interna agli impegni esterni. Ci si può certo rammaricare del fatto che quando la presidenza di uno Stato membro dell'Unione coincide con grandi scadenze domestiche - come è successo con la Germania e con la Francia tra il luglio '94 e il luglio '95 - è l'Europa intera a soffrirne. Ma la soluzione non consiste nell'adattare le regole esistenti alle esigenze contingenti dei paesi membri: immaginiamo il caos che ne seguirebbe qualora lo slittamento diventasse una prassi. La soluzione va cercata, invece, in un cambiamento consensuale delle regole che aumenti permanentemente la collegialità della presidenza. Tra le proposte che vanno in questa direzione, c'è per

esempio quella di estendere il concetto della "troika", in modo da avere sempre tre paesi, piuttosto di uno solo, alla guida dell'Unione. E la sede più idonea per discutere di questa e di altre innovazioni è proprio la Conferenza intergovernativa che si aprirà durante il semestre di presidenza italiana.

In conclusione, concentriamoci sulla maniera migliore per limitare i danni. Le reazioni di Piero Fassino e di Antonio Martino alla proposta di Guattelli non potevano essere più distanti. Ma su un punto mi sembra concordassero: cerchiamo di tenere queste benedette elezioni il più rapidamente possibile, entro febbraio del 1996. Il governo che da quelle elezioni dovesse uscire disporrebbe di quattro mesi su sei per dare un profilo politico significativo alla nostra "leadership". Non si tratta di un risultato ottimale, ma pur sempre dignitoso.

 
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