"BLOCCARE LE FRONTIERE NON SERVE, IL NOSTRO FUTURO E' MULTIRAZZIALE"
Il Messaggero, pag. 3, con foto Bonino
di Romano Dapas
Bruxelles - "Certo, qualcosa bisogna fare, ma sono convinta che l'Italia abbia tutto da guadagnare da una normativa europea sull'immigrazione che sarà di per sé favorevole alle società multirazziali". L'eurocommissaria Emma Bonino, responsabile per gli aiuti umanitari, la protezione dei consumatori e la politca della pesca, è sdegnata per la campagna di disinformazione e di odio razzista culminata nella proposta della Lega di espellere dalla Penisola gli extra-comunitari colpevoli di reati o soltanto clandestini. "Roba da matti -sbotta la Bonino, che nell'esecutivo europeo ha saputo conquistare una posizione di grande autorità e prestigio- improvvisamente si ha come l'impressione che nel nostro Paese i bianchi sono tutti dei santi e i neri dei criminali. Ed è davvero triste che qualcuno si faccia carico di questi impusi demagogici, invece di assumersi la responsabilità di valutare quale sarà, tra 20 o trent'anni, l'impatto dell'attuale crescita demografica a tasso zero sulla popolazione italiana".
Lei sembra fiduciosa che la soluzione del problema immigrazione possa venire dall'Europa. Ma è un fatto che alla Commissione europea si addebitano ritardi e rinunce ad esercitare il potere d'iniziativa...
"Per la verità, non credo che la Commissione abbia molto spazio. Il suo potere d'iniziativa in materia di Giustizia e affari interni mi pare discutibile. Tuttavia, esiste un ampio consenso sulla necessità di una comunitarizzazione delle politiche sull'immigrazione. La collega svedese, Anita Gradin, che è la responsabile in questo campo, ha assunto precisi impegni a presentare in tempi brevi delle proposte e sono sicura che lo farà".
Cosa si puo' fare nel frattempo?
Negli anni tra il '79 e l'86, noi radicali facemmo una grande campagna in favore del Sud del mondo, sostenendo che, se non avessimo aiutato quei popoli diseredati a starsene a casa loro, avrebbero finito con l'invadere l'Europa. Cio' è puntualmente avvenuto. Mi dicono che la legge Martelli non ha mai trovato una corretta applicazione. Secondo me, una politica più rigida per assicurare il rispetto delle norme che regolano l'ingresso degli extracomunitari non è razzista o xenofoba a condizione che sia accompagnata da un impegno serio e duraturo a favore del Sud e delle aree mediterrannee".
Quali sono le ragioni che la inducono a schierarsi fra gli oppositori della proposta leghista di espellere gli immigrati clandestini o colpevoli di reati?
Per un paese degno di questo nome deve valere lo Stato di diritto uguale per tutti. La proposta della Lega viola le garanzie di diritto processuale che devono essere assicurate a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro nazionalità, religione e razza. Ove mai passasse l'impostazione di Boso e compagni, sarebbe una tragedia anche per noi italiani che, in seguito alla vicenda dei pentiti, abbiamo perso ogni punto di riferimento: potrebbe accadere di tutto, certamente assisteremmo ad una corsa alle denunce ad una "guerra dei poveri" di cui vergognarci. Altro è naturalmente il discorso relativo all'espulsione quando si tratta di una pena inflitta a conclusione di un procedimento giudiziario condotto nel rispetto dello Stato di diritto".
Come giudica la tesi, secondo cui i paesi ricchi devono rassegnarsi a convivere con un'immigrazione sempre più forte?
"Sono d'accordo che bloccare le frontiere non serve. Ma trovo inconsistente, al pari dell'altra sostenuta dai leghisti e da Alleanza nazionale, anche la tesi solidaristica caldeggiata da quegli esponenti della sinistra i quali dicono "lasciamoli entrare tutti, tanto non c'è niente da fare". No, un argine all'immigrazione va posto, perché l'esperienza insegna che superare un certo livello di guardia puo' essere molto pericoloso".