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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 4 dicembre 1995
EUROMED, supplemento a "Il Mondo Economico", pag. 3/4, foto Bonino

L'UNIONE EUROPEA & I PAESI TERZI MEDITERRANEI

di Emma Bonino

La storia del bacino del Mediterraneo, che si snoda attraverso i millenni, sembra giungere proprio in questo nostro fine secolo ad un punto cruciale. Per la prima volta infatti, grazie alla maturazione simultanea di una serie di circostanze, la quasi totalità dei paesi "mediterranei" appare disposta a mettere la sordina alle tensioni locali, vecchie e nuove, per porre mano ad un progetto di cooperazione regionale che a Bruxelles definiamo di "partenariato globale".

La tempestiva intuizione di questa congiuntura storica è all'origine di un lungo e paziente lavoro che consente all'Unione europea di tenera la "Conferenza Euromediterranea" a Barcellona nel novembre prossimo : un evento che va considerato più come l'avvio dei lavori di costruzione di una nuova "casa comune" che non come un semplice foro di discussione fra popoli e governi interessati.

L'obiettivo della Conferenza, così come viene definito nei documenti preparatori, è dichiaratamente ambizioso. Fornire a tutti i paesi dell'area un nuovo strumento "multilaterale e durevole" il cui funzionamento (affidato a istituzioni permanenti) sarà alimentato da tre processi paralleli : dialogo politico rafforzato; sviluppo della cooperazione economica e finanziaria; rivalutazione della dimensione umana nell'ambito dei rapporti comuni. C'è già una traccia da seguire ed è il processo, ancora in corso, che ha spinto l'Unione europea verso rapporti di "partenariato globale" anche con l'Europa centro-orientale.

L'idea guida, in entrambi i casi e in entrambe le aree geopolitiche, è quella di instaurare fra tutti i paesi contraenti un "patto di stabilità" il cui quadro di riferimento generale à l'accettazione comune delle principali istituzioni e norme internazionali ma anche di alcuni valori fondamentali come lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali, la messa al bando di ogni forma di razzismo, xenofobia e discriminazione. Paesi e governi accomunati da tali principi possono perseguire attivamente l'obiettivo della stabilità impegnandosi a combattere alcuni nemici comuni (terrorismo, traffico di stupefacenti, criminalità organizzata), rinunciando alla corsa agli armamenti e schierandosi per la non-proliferazione chimica, biologica e nucleare.

La stabilità non è ovviamente un fine in sè ma la premessa necessaria per accelerare in maniera durevole il ritmo dello sviluppo sociale ed economico. E' ragionevole pensare alla creazione, entro i l primo decennio del nuovo secolo, di uno "spazio di libero scambio euromediterraneo" che dovrebbe riguardare l'insieme degli scambi nel rispetto delle regole fissate dall'WTO (World Trade Organisation). Un progetto ambizioso anche questo, che richiede a tutti i contraenti politiche ispirate ai principi dell'economia di mercato e dell'integrazione, tendenti alla modernizzazione del settore privato e al trasferimento delle tecnologie. Un progetto - questo è stato chiaro fin dall'inizio - che deve poter contare su un sostegno finanziario adeguato e programmato. E infatti l'Unione ha già stanziato 4.685 milioni di ECU per il periodo 1995/99 sotto forma di fondi comunitari disponibili, cui bisognerà aggiungere l'intervento della BEI (Banca europea per gli investimenti) e i contributi bilaterali degli Stati membri.

Inutile nascondersi che l'instaurazione di un vero partenariato euromediterraneo richiede, sul versante umano e sociale, una grande disponibilità al dialogo, al rispetto reciproco fra culture e religioni diverse. Ed è altrettanto inutile nascondersi che il fenomeno contemporaneo delle massicce migrazioni che interessano le varie sponde del Mediterraneo non favorisce certo la cultura del dialogo.

Il dato concreto da cui partire, a questo riguardo, è che soltanto attraverso la concertazione fra i vari paesi interessati, e la messa a punto di accordi specifici, bilaterali e multilaterali, si può sperare di giungere ad una riduzione delle pressioni migratorie.

L'esperienza quotidiana che conduco come Commissario dell'Unione responsabile per la Pesca, e in particolare i lunghi e difficili negoziati con il Marocco, mi hanno portato alla conclusione che il problema più urgente per i popoli e i paesi del Mediterraneo, senza sottovalutare gli imperativi della sicurezza, dello sviluppo e del dialogo, è quello di giungere rapidamente ad una gestione comune delle (limitate) risorse ambientali di cui disponiamo. In concreto, parlo di quelle risorse (ittiche, turistiche, energetiche) che hanno fatto la fortuna dei nostri antenati e il cui esaurimento o deperimento può compromettere il nostro futuro. C'è un patrimonio comune, già abbondantemente dilapidato, da salvare. Questo appello proporrei all'immaginario collettivo di "noi mediterranei", come un problema assai concreto e impellente che può farci apparire il "partenariato globale" non già una fumisteria per eurosognatori ma la strada più breve verso il bene comune.

 
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