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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 11 dicembre 1995
»ITALIANI, EUROPEISTI IMMAGINARI

Intervista a Emma Bonino di Paolo Romani

su Famiglia Cristiana del 13/12/95, pagg. 100-1 , con foto

»Abbiamo una grossa responsabilita' , dice Emma Bonino, commisario europeo, »anche perche' siamo i primi a violare le regole comunitarie . I risultati e le cose da fare.

L'Europa e' a un bivio: o riuscira' a dotarsi in breve tempo di strutture politiche forti e unitarie, oppure si ridurra' a un'area mercantile priva di anima e di ideali. Lo spiega a Famiglia Cristiana Emma Bonino, 47 annim deputato al Parlamento italiano e all'Europarlamento, ex presidente del Partito radicale, ora commissario europeo incaricata del settore consumatori, pesca, azione umanitaria.

- Signora Bonino, nel Trattato di Maastricht c'e' un articolo (il 192A) che riguarda la protezione dei consumatori. Quali sono i successi piu' significativi ottenuti in questo settore?

»Due successi: le norme sulle sicurezza dei cosmetici e sulla sicurezza dei giocattoli. Il secondo punto e' particolarmente importante ore che siamo sotto Natale: spariranno dal mercato giochi e balocchi pericolosi per i bambini. Bisogna ora aprire il dossier "servizi", perche' il cittadino e' anche un utente; e i servizi, in molti Paesi, sono in regime di monopolio, di Stato o privato. Questo crea una situazione di dipendenza: qualunque sia il servizio e la sua qualita', qualunque sia la penalita' (per esempio, se viene staccato il telefono per un errore del "cervellone"), l'utente non ha neppure la possibilita' di cambiare compagnia, visto che e' sempre con quella che bisogna firmare il contratto .

- E negli altri settori?

»Penso anzitutto alla moneta unica: se non riusciremo a convincere la gente che comporta piu' vantaggi che inconvenienti, vincera' l'euroscetticismo, ossia la malattia piu' perniciosa e contagiosa tra quelle che minacciano l'Europa .

- Che cosa si aspetta dal semestre della presidenza italiana?

»L'Italia avra' una responsabilita' storica, l'ultima occasione per mettere in cantiere una vera politica mediterranea. Adesso o mai piu', perche' poi la presidenza passera' di volta in volta all'Irlanda, all'Olanda, al Lussemburgo, Paesi che per il Mediterraneo nutrono scarso interesse e guardano piuttosto a Nord e a Est .

- Cresce il distacco fra i cittadini e un'Europa che appare sempre piu' indecifrabile. Esiste un rimedio?

»La grande spinta ideale "mai piu' guerre fra noi", il "grande sogno" dei Monnet, degli Adenauer, degli Spinelli, in qualche modo e' stato raggiunto. Manca un "nuovo sogno", qualcosa che rilanci l'Unione e impedisca la sua riduzione a zona di libero scambio. La crisi dell'ex Jugoslavia, con tutte le sue atrocita', e' stata un rivelatore crudele dei nostri limiti e ha contribuito al disamore dell'opinione pubblica per l'Europa. Noi italiani, per esempio, diamo per scontato di essere filoeuropei, ma nella pratica siamo quelli che meno applicano le direttive comunitarie. L'euroscetticismo non fara' che crescere finche' l'Europa non avra' una politica estera e una difesa comuni. Le polemiche sui test nucleari francesi non sarebbero scoppiate con una difesa comune. Lo stesso si puo' dire degli scambi di accuse a proposito delle oscillazioni monetarie: per i francesi la svalutazione della lira e' competitiva, dunque strumentale. Ma se per far crollare la lira basta uno starnuto di Waigel (il ministro delle Finanze

tedesco, ndr), che dovrebbe essere un amico e un filoeuropeo, allora c'e' qualcosa che non va .

-L'Europa piace a che sa usarla. Come insegnare ai cittadini a servirsene?

»Il problema e' mettere insieme 15 Paesi che hanno una tradizione millenaria di autonomia. In Europa ci sono 15 Farnesine, 15 banche centrali, 15 eserciti, 15 polizie. Gli Stati Uniti d'America sono nati federali, l'Europa no: l'Uniione e' ancora tutta da inventare. Non oso immaginare cosa succedera' quando, con l'adesione dei Paesi dell'Est, saremo in 25. Gia' le legislazioni nazionali non sono facili da capire, figuriamoci una normativa applicabile in tante nazioni cosi' diverse tra loro.

- C'e' davvero il rischio che la barca Europa faccia naufragio?

»Il pericolo esiste, eccome. Bisognerebbe avere il coraggio di cambiare alcune regole fondamentali, per esempio quella che impone di prenndere le decisioni all'unanimita': e' gia' difficilissimo in 15, diventera' impossibile quando saremo in 25. Le opinioni pubbliche attendono risposte precise alle sfide del Duemila, in primo luogo a quella dell'occupazione. E siccome nessuno Stato nazionale, neppure la Germania, e' in grado di rispondere da solo, senza l'Europa non c'e' salvezza. Non illudiamoci: se la barca naufraghera', vivremo tutti molto peggio .

 
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