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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 11 dicembre 1995
EX JUGOSLAVIA

Bonino: »I profughi non torneranno piu' a casa. Ci vogliono nuove citta'

dall'Unita' del 10/12/95, pag.12

LONDRA. »Come si fa a pensare che questa gente torni nella propria casa? Ci sono lutti, ferite difficilmente rimarginabili. No, per i profughi bisognera' trovare altre soluzioni: per i bosniaci costruire nuove citta' nella federazione croato-musulmana, per i serbi altrettante nell'altra repubblica che costituisce la Bosnia . I trattati e la carne, la teoria e le verita' della storia recente. Emma Bonino, commissaria europea per gli aiuti umanitari, scuote la testa quando le si oppone il testo di Dayton che riguarda i profughi. A Lancaster House il presidente dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, la signora Sadako Ogata, ha offerto il suo rapporto. Conclusioni poche, prospettive cariche di nubi. La conferenza sull'applicazione degli aspetti civili degli accordi americani si chiude assumendo l'enorme difficolta' di procedere su questo tema. »Da qui parte il processo di pace, o non parte - dice Emma Bonino - . Siamo riusciti almeno ad imporre questo punto di vista .

D. Si generalizza spesso sul numero dei profughi. Siete riusciti a stabilire, esattamente, quanti sono?

R. (La commissaria ha una cartina sotto mano, che ci mostra). Ecco. Sappiamo tutto, dove sono e quanti sono area per area, ci manca solo che facciamo una cartina con nomi e cognomi. I profughi accertati con monitoraggi fatti da noi, dalla Croce rossa internazionale e dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite sono 2 milioni e 700mila rifugiati in Croazia, Bosnia e Federazione serbo-montenegrina. Poi ci sono altre 800mila persone fuggite nei paesi dell'Unione europea, Austria, Germania e Italia (da noi qualche migliaio) in particolare. Un numero notevole da cui il processo di pace non puo' prescindere. Alcuni stati membri come Germania ed Austria vorrebbero stabilire un uguale trattamento per tutti: e cioe' stabilire il ritorno a casa anche per quelli che si trovano negli stati dell'Ue. Vedremo.

D. Com'e' la situazione sul piano umanitario?

R. I cinquecentomila serbi che sono confluiti nella federazione di Belgrado vivono in condizioni accettabili ed e' possibile pensare ad un loro lento inserimento in quel contesto.

D. Dayton pero' prevede il ritorno a casa per tutti, anche per coloro che sono fuggiti dalla Krajina...(La Bonino scuote la testa). Se le cose stanno cosi' per i serbi in Serbia, lo sono anche per i bosniaci in Croazia e altrove, dunque?

R. In Bosnia mancano tutte le infrastrutture per poter solo ipotizzare il ritorno di coloro che, musulmani, si trovavano in zone ora assegnate ai serbi e viceversa. Il sindaco di Tuzla dice che bisogna costruire altre citta'. Non e' escluso che si prenda in considerazione questa ipotesi per il ridispiegamento dei profughi.

D. Ma il principio secondo il quale il ritorno avverra' nella cristallizzazione della divisione non potra' portare, alla lunga, all'affossamento del principio di una Bosnia unita?

R. Temo che sara' cosi'.

D. Si profila lo scenario che chiuse il secondo conflitto mondiale, quando ci furono spostamenti di popolazioni senza alcun rientro nelle case di origine?

R. Credo proprio di si'.

D. Quanto pesera' il referendum deciso dai serbi di Sarajevo sul processo di pacificazione?

R. Bisogna vedere quanto varra' questo referendum. Chi votera'? Sarajevo, al contrario, e' uno di quei contesti in cui e' possibile lavorare per mantenere l'unita' nella pluralita': e' una situazione mista su cui bisogna insistere agendo con grande imparzialita'.

D. La nuova Bosnia dovra' partire con le libere elezioni previste da Dayton. Ma per farle devono tornare i profughi. Se, come lei dice, si va ad una soluzione che in qualche modo sancira' la vittoria della pulizia etnica, malgrado a parole si dica altro, quando e' possibile ipotizzare questo importante appuntamento?

R. Dipende. Arrivare ad elezioni presuppone molte cose. I processi elettorali sono lunghi e faticosi. Non vorrei una situazione tipo Angola: un esempio, al contrario, puo' essere il Mozambico.

 
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