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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 13 dicembre 1995
Articolo di Paolo Romani
su Famiglia cristiana del 13/12/95, da pag. 98 a pag. 103

EUROPA, SE LA USI TI PIACE

La Comunita' ha ottenuto concreti risultati, ma il suo funzionamento resta un mistero per milioni di cittadini

Per aiutare gli europei a muoversi nella giungla dei regolamenti e' stata lanciata una nuova campagna. Molto altro, pero', resta da fare, per la sicurezza dei consumatori e in vista del lancio della moneta unica.

Concisa e pragmatica, la lingua inglese non ha bisogno do molte parole per esprimere un concetto: basta dire "citizens first". Gli italiani (e i tedeschi, i francesi, gli spagnoli, i greci) non si accontentano della traduzione letterale "prima i cittadini" ma hanno bisogno di qualche spiegazione in piu': nella moderna Babele che e' diventata Bruxelles, dove si incrociano tutti gli idiomi del Vecchio Continente, e spesso bisticciano con il gergo indecifrabile degli "eurocrati", occorre precisare il significato dell'ambiziosa campagna che la Commissione europea si accinge a lanciare. »Diciamo, per semplificare, che l'obiettivo e' avvicinare l'Europa agli europei e viceversa , chiarisce Mario Monti, uno dei due commissari italiani (l'altro e' la signora Emma Bonino). Non e' la prima iniziativa del genere che parte dai palazzi di vetro delle istituzioni comunitarie, ma mai come adesso se n'era fatta sentire l'urgenza.

Tre anni dopo la ratifica del Trattato di Maastricht, e' tempo di bilanci e riflessioni, di amarezza e delusioni: la vecchia Comunita' economica europea (Cee), ora allargata a 15 Paesi e ribattezzata Unione europea (Ue), mostra la corda, appare come un'entita' sempre piu' astratta, sempre piu' lontana dalle preoccupazioni quotidiane (la sicurezza, l'immigrazione) e dalle esigenze terra-terra (il lavoro, la pensione, la qualita' della vita) dei suoi 370 milioni di cittadini.

Certo, gli allevatori di vitelloni del Plateau de Millevaches nella Francia centrale, i produttori di agrumi dell'Italia meridionale o di indivie del Belgio, i pescatori della Galizia e quelli della Bretagna, gli industriali di Manchester o di Essen sanno districarsi benissimo nella giungla dei regolamenti comunitari che garantiscono i prezzi, consentono loro di ottenere sovvenzioni e premi all'esportazione, e li proteggono contro la concorrenza extra-comunitaria. Ma gli altri? Sono consapevoli di tutto quello che e' stato fatto dopo Maastricht? E di tutto quello che resta da fare? Hanno davvero un'idea di cosa rappresenti il mercato interno europeo o di quello che significhera', concretamente, il passaggio alla moneta unica, se e quando avverra'?

Proprio in questi giorni, un sondaggio condotto dalla Commissione di Bruxelles ha messo in evidenza il pauroso livello di disinformazione degli europei: tanto per fare un esempio, il 78% delle persone intervistate non ha mai sentito parlare della Cig, la Conferenza intergovernativa che si aprira' in primavera, nel corso del semestre italiano della presidenza dell'Ue che scatta il 1· gennaio 1996. »Ci sono senza dubbio seri problemi di comunicazione tra le istituzioni europee e le opinioni pubbliche , insiste Mario Monti, »ed e' proprio qui che deve intervenire la campagna "citizens first", per rendere piu' "visibili" il mercato interno e la futura moneta unica, e soprattutto rafforzare il concetto di cittadinanza europea . L'iniziativa, pero', funzionera' soltanto se sara' accompagnata da misure concrete. Per esempio, eliminare progressivamente ogni forma di controllo alle frontiere interne dell'Unione (come gia' avviene tra il Benelux e la Germania, in base agli accordi di Schengen); oppure far rispettare l

e regole del mercato interno, sanzionando severamente le infrazioni.

L'Europa, insomma, e' bella a condizione che si sappia adoperarla. Di qui l'idea di una campagna destinata a fornirne le istruzioni per l'uso. Molto e' gia' stato fatto, per esempio per la protezione dei consumatori e dei loro diritti, proprio il settore di cui si occupa "Madame le commissaire", Emma Bonino. Adesso esiste una legislazione europea che offre ai cittadini i mezzi per difendersi contro le clausole abusive dei contratti, contro la pubblicita' menzognera, contro i prodotti alimentari sofisticati o non conformi. Molto, anzi moltissimo resta da fare, come sottolinea Valérie Thompson, la portavoce del Beuc (l'Ufficio europeo dell'unione consumatori), che ha appena trasmesso al Governo italiano, in vista del semestre di presidenza, un voluminoso memorandum con l'elenco delle priorita'. Che vanno dalle automobili piu' sicure alla proibizione totale della pubblicita' per tabacco e alcolici, da un regolamento draconiano sull'uso degli ormoni nei prodotti alimentari a un'informazione esaustiva sulla monet

a unica. »Che cosa volete che ci capiscano mia mamma e mia zia Carolina, che abitano a Bra, in quel di Cuneo? , scherza Emma Bonino. »Faticano gia' a fare i conti della spesa in lire, figuriamoci quando dovranno raccapezzarsi con i decimali dell'Ecu (la futura moneta europea, che varra' pressappoco 2.000 lire, ndr)! .

Mamma Bonino e zia Carolina non si comportano diversamente da milioni di europei che, quando il telegiornale parla di Bruxelles, sbadigliano e cambiano canale. E sbagliano, perche' dalle sorti dell'Ue dipende il futuro di tutti noi. »L'Unione europea del Duemila non sara' piu' quella di oggi , dice Ferdinando Riccardi, direttore dell'Agence Europe e "memoria storica" della costruzione europea; il suo ufficio, che si affaccia sull'Orto botanico di Bruxelles, e' il migliore osservatorio (e il piu' serio) dell'Ue. Il 1996 - insiste Riccardi - sara' un anno davvero cruciale. Anzitutto perche' nel semestre della presidenza italiana si aprira' la Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht: sara' un processo lungo e complicato, che non si concludera' prima dell'estate 1997, e al cui termine la fisionomia dell'Europa sara' radicalmente mutata. L'ordine del giorno della Conferenza si articolera' in tre "pilastri": funzionamento delle istituzioni; politica estera, sicurezza, difesa; giusti

zia, lotta contro la criminalita' e la droga, problemi dell'immigrazione. Ma questo sara' soltanto il primo dei cantieri europei che si apriranno nel 1996. Gli altri, forse ancora piu' importanti, riguardano la revisione dei meccanismi per il finanziamento delle attivita' comunitarie (in particolare del delicato settore della politica agricola con il meccanismo dei prezzi garantiti, e in quello della politica regionale che determina i trasferimenti di risorse dai Paesi piu' ricchi a quelli meno prosperi) e le nuove adesioni. I Paesi che bussano alla porta dell'Ue sono gia' piu' di dieci. In testa alla lista Cipro e Malta, seguiti dalle nazioni dell'Europa centrale e orientale (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria) e dai tre Paesi baltici (Estonia, Lituania, Lettonia), senza dimenticare alcune Repubbliche dell'ex Jugoslavia.

Non sara' facile gestire tutte queste mutazioni: il pericolo e' che, senza strutture solide, senza un Governo centrale, senza una politica estera e una difesa comuni, l'Ue si riduca a un'area mercantile, priva di ideali e di quello slancio che le avevano impartito, quarant'anni fa, i padri fondatori, i mitici Monnet, Schuman, De Gasperi, Adenauer, Spaak, Spinelli. »Quello che manca e' un supplemento di anima , osserva sconsolato Emilio Gabaglio, segretario generale della Ces, la confederazione europea dei sindacati. Tanto piu' che anche il traguardo della moneta unica, fissato in linea di massima al 1· gennaio 1999, appare quanto mai incerto. E' vero, come sottolinea Giovanni Ravasio, direttore generale degli Affari economici e finanziari presso la Commissione europea, che le modalita' e il calendario del passaggio alla fase finale dell'Unione economica e monetaria (Uem), compresa la moneta unica, sono gia' stati negoziati e definiti. Il punto di non ritorno e' ormai superato, tant'e' vero - conferma Ravasio

- che nel segreto delle Zecche sono gia' in preparazione le banconote e le monete metalliche europee. Ma intanto non si riesce neppure a mettersi d'accordo sul nome (Ecu non piace ai tedeschi, i quali preferirebbero Euro). Ne' si da' retta a chi, come l'economista Robert Triffin, ammonisce che una moneta unica europea (e dunque una banca centrale europea) non ha senso senza un Governo centrale europeo.

»Nel complesso , dice ancora Ravasio, »il programma di Maastricht e' stato rispettato: la liberalizzazione dei movimenti di capitale e' ormai totale, le procedure di sorveglianza multilaterale sono entrate in vigore, gli strumenti per la politica monetaria comune sono pronti. Ma questo non vuol dire che tutto vada bene: non dimentichiamo che attualmente solo un Paese (la Germania) e' in regola con i famosi "criteri di convergenza" definiti dal Trattato di Maastricht per il passaggio alla moneta unica; e altri tre (Lussemburgo, Danimarca e Irlanda) sono vicinissimi al traguardo. Nel 1996 i virtuosi dovrebbero salire a sei (con l'aggiunta di Olanda e Finlandia), e a otto nel 1997 con l'arrivo di Francia e Gran Bretagna. Mi spiego con una metafora: gli aerei della Lufthansa, della British Airways, dell'Air France e della Klm sono gia' in vista della pista d'atterraggio, mentre quello dell'Alitalia continua a girare in cielo, nascosto dalle nuvole . Cenerentola d'Europa, l'Italia e' lontanissima dal traguardo: d

eficit di bilancio, debito pubblico, inflazione, sono a livelli incompatibili con i criteri di Maastricht. Il ministro delle Finanze tedesco, Theo Waigel, e piu' recentemente il commissario europeo, Yves-Thibault de Silguy, hanno fatto chiaramente capire che considerano l'Italia l'ultima della classe. Certo e' che qui, nella capitale istituzionale dell'Europa, il nostro disastrato Paese e' sotto stretta osservazione. Per Ravasio, pero', il pessimismo e' eccessivo: »Si sono gia' viste, in altri Paesi, evoluzioni sorprendenti, e molto positive, in tempi brevi: anche l'Italia puo' farcela, a condizione che il governo si decida a prendere misure forti .

Ma intanto, a Bruxelles come nel resto d'Europa, si ingrossano le schiere degli "euroscettici" e degli "europessimisti". In un clima da "prima della catastrofe", cresce la sgradevole sensazione di navigare alla cieca. Mai come ora si e' temuto il naufragio, o quanto meno un'avaria che inchiodi il traghetto d'Europa in mezzo all'oceano. Tutti gli interlocutori che abbiamo incontrato a Bruxelles sostengono che fermarsi significherebbe tornare indietro: come andare in bicicletta, se non c'e' un minimo di velocita' si cade. Ma della grande paura che tormenta l'Europa e delle conseguenze incalcolabili un naufragio parleremo nel prossimo numero.

 
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