La Bonino ricorda la proposta di direttiva europea centrata sull'armonizzazione delle normative sulla garanzia legale.
L'informazione al consumatore come fattore incentivante anche per una sana concorrenza fra produttori e negozianti.
Il caso della settimana: IL VESTITO DI EMMA BONINO
Questa volta per lamentare una disavventura vissuta da acquirente ci scrive la stessa Commissaria europea. L'abito griffato che si sfilaccia, la mancanza di un'informazione adeguata al consumatore. Pubblichiamo la sua lettera, con la risposta della ditta Armani.
Caro Salvagente,
sento l'esigenza di raccontare un'esperienza da me vissuta in prima persona, questa volta piuttosto che come Commissaria dei diritti del consumatore europeo come vittima di una delle, purtroppo, frequenti disavventure di chi acquista.
Mi accade di rado, ma per una volta, lo ammetto, mi sono lasciata sedurre da un completo di un noto designer, che dopo solo pochi viaggi si è rivelato disastroso: stropicciatura permanente, tessuto sfilacciato, segni di cedimento ovunque.
La storia prende una piega interessante quando mi accorgo che non posso reclamare perché "l'aspetto vissuto e la morbidezza del tessuto sono dovuti ad un particolare finissaggio ed al tipo di viscosa utilizzata. Pertanto l'aspetto spiegazzato e gli effetti di lucidopaco dovuti all'orientamento del pelo sono una diretta conseguenza di questo trattamento. Le caratteristiche sopra descritte sono tipiche del tessuto perciò non devono essere ritenute difetti e cause di reclamo" così informa laconicamente un'etichetta interna facilmente trascurabile.
Allora bisogna parlare chiaro:
1. A nulla varranno ottimi intenti, né varie iniziative volte a soddisfare l'attesa legittima dl consumatore se si elude il suo sacrosanto diritto ad un'informazione trasparente che permetta una scelta oculata. Molto semplicemente chiedo che la maggior parte dei distributori si premuri di evidenziare quei particolari del bene in questione che potrebbero facilmente sfuggire ad un'occhiata superficiale, per evitare che l'acquirente debba accorgersene a proprie spese.
2. Mi sembra rientri fra i miei compiti segnalare che, in casi del genere, è il distributore che risponde sul piano giuridico della qualità degli articoli e che esiste attualmente al livello comunitario una proposta di direttiva centrata sull'armonizzazione delle garanzie legali. Garanzie che, ricordo, comportano sia il dovere da parte del venditore di occuparsi dei reclami dei consumatori nel caso in cui l'oggetto acquistato non sia conforme al contratto, sia il diritto del consumatore ad avere accesso ai seguenti 4 ricorsi: sostituzione, riparazione, rimborso, diminuzione del prezzo (ricorsi modulabili secondo i casi).
Vorrei concludere dicendo che ho deciso di fare dell'informazione del consumatore un mio cavallo di battaglia. Credo infatti sia giunto il momento di alzare il tiro per ovviare a questa cronica deficienza e rendere il cittadino un consumatore informato perché possa giocare un ruolo più attivo nel Mercato Unico, anche come fattore incentivante per una sana concorrenza fra produttori e commercianti, che devono misurarsi, dal lato dell'offerta, anche sul piano della più chiara e trasparente informazione possibile per chi compra.
Se riuscirò a sensibilizzare il cittadino-consumatore che, disorientato, nella grande maggioranza dei casi simili a quello da me vissuto ripiega verso la soluzione peggiore rinunciando ad agire, avrò finalmente la certezza che gli sforzi compiuti nel quadro della mia missione siano serviti a qualcosa.
Emma Bonino
Caro Salvagente,
trovo non solo comprensibile ma condivido pienamente il disappunto dell'on. Bonino e quello di qualsiasi altro consumatore che scopra, dopo l'acquisto, che l'oggetto scelto non corrisponde alle proprie aspettative. Mi sembra però che l'etichetta citata voglia proprio prevenire tale situazione. La regolamentazione vigente infatti impone soltanto l'indicazione, nel caso di un abito, della composizione del tessuto e delle istruzioni per il lavaggio: nient'altro. Indicazioni ulteriori ritengo siano da auspicare ed, allo stato, rimangono frutto di una libera scelta dell'azienda (che a sua volta riceve di solito l'informazione dal produttore del tessuto).
Una società che punta sull'alta qualità del prodotto e quindi dell'immagine non può che sostenere una regolamentazione chiara ed uniforme che, tutelando e garantendo i diritti del consumatore tuteli contemporaneamente le aziende.
Bisogna peraltro comprendere che le aziende che, come nel nostro caso, offrono al pubblico ricerca e sperimentazione propongono a volte prodotti inconsueti: la segnalazione serve proprio ad orientare chi lo desidera verso un prodotto più collaudato e più classico, che tutte le grandi aziende hanno sempre e comunque all'interno della loro gamma.
Ringrazio, per finire, i consumatori ed il giornale, che con le loro segnalazioni fanno sì che si possa correggere e migliorare un servizio al cliente indispensabile e doveroso. Ci creda l'on. Bonino, che giustamente dice di aver fatto dell'informazione in questo settore un suo cavallo di battaglia: l'interesse del consumatore e quello delle aziende che puntano alle qualità e al futuro non sono in contrasto ma corrispondono.
Con cordialità e stima
Giuseppe Brusone della Direzione Generale Giorgio Armani Spa