di Elisabetta Carli per "Agenzia Giornali Associati"
BRUXELLES - Fa impazzire gli interpreti quando saltella con cipiglio dall'italiano all'inglese, dal francese allo spagnolo in una stessa frase che non conclude quasi mai. Ma quello che vuole dire, lo comunica benissimo che la sala sia gremita da nordici o latini, americani o giapponesi.
Giunta, nel gennaio scorso, a 47 anni, sulla poltrona di commissario europeo alla Pesca, alla Politica dei consumatori e agli Aiuti umanitari, l'Emma come la chiamano familiarmente da queste parti, anche in tale ruolo istituzionale non ha perso la grinta di quando digiunava con i radicali negli anni settanta per il divorzio, contro l'energia nucleare e la fame nel mondo, di quando si fece arrestare per una campagna non-violenta abortista o di quella volta che, a New York, le misero le manette perché distribuiva siringhe per strada per chiedere una nuova politica governativa nei confronti della droga.
Dagli anni milanesi della laurea in lingue al seggio di deputato radicale a Montecitorio, a quello del parlamento europeo nel '79, il suo impegno per i diritti civili della gente, soprattutto quella indifesa, non è mutato.
Inserita nella lista delle cento donne che mandano avanti il mondo dal settimanale francese l'Express, Madame Bonino ha assunto di slancio l'impegno di un portafoglio non certo fra i più consistenti fra quelli dei venti colleghi riuscendo tuttavia a farsi seguire dalla stampa con un'assiduità che, raramente, viene concessa ad un commissario europeo.
Instancabile - lavora anche venti ore al giorno destinando al sonno e al cibo solo lo stretto necessario - è riuscita a trascinare nel proprio ritmo vorticoso anche il suo staff che opera al decimo piano del Breydel, palazzo sede attuale della commissione europea a Bruxelles, e ad imporre un turno domenicale per funzionari e segretarie in un luogo in cui, di solito, il week end è sacro.
Dove trova tutte quelle energie quella donna magrolina, dall'aspetto così fragile? Se lo sono chiesti soprattutto i giornalisti che l'hanno accompagnata nei suoi vari spostamenti, da Cuba al Ruanda - una quindicina in dieci mesi - per far conoscere Echo, l'Ufficio umanitario dell'Unione europea.
Echo, per lei è un po' come una sfida, quella di dare alla struttura un nuovo afflato, nel tentativo di farla conoscere alla gente, di mostrare ai cittadini europei come viene speso il loro denaro di contribuenti. Cittadini che non sanno, per esempio, che con 764 milioni di ecu, oltre 1500 miliardi di lire, l'Unione è il più grande donatore mondiale di aiuti e che fornisce il 60% del bilancio dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. Flusso di denaro che - per il fatto di suddividersi nei mille rivoli degli interventi sul campo non gestiti direttamente dalla Commissione ma affidati a 160 organizzazioni non governative come la Croce rossa, la Caritas, Medici senza frontiere - spesso appare con la targa di questi gruppi mentre la sua fonte originaria è il bilancio comunitario.
Così, all'indomani del feroce bombardamento su Srebrenica, il commissario non ha esitato a presentarsi nella città bosniaca per organizzare gli aiuti umanitari ed annunciare che 12mila persone mancavano all'appello. E su sessanta aree di crisi sostenute da Bruxelles, proprio la Bosnia, assieme al Ruanda, è uno dei maggiori crucci di Emma Bonino che, dopo la pace, prevede già, per il '96, interventi comunitari nell'ambito dell'opera di finanziamento della ricostruzione e di trattamento dei 3,6 milioni di rifugiati e persone sradicate dai propri luoghi natali in
Ex-Yugoslavia.
Anche la Pesca, si diceva che fosse un portafoglio "tranquillo". Prima che arrivasse lei, beninteso, a gettarsi nella mischia della "guerra dell'ippoglosso", la scorsa primavera quando si imbarcò al fianco degli ispettori comunitari a controllare, sulle onde dell'Atlantico, che da parte europea e canadese si rispettassero gli accordi internazionali su un certo quantitativo di pesce massimo da pescare. Capitolo burrascoso dei rapporti tra l'Unione europea e il Canada le cui autorità avevano sequestrato, al largo delle proprie coste, un peschereccio spagnolo reo di aver oltrepassato il peso di "ippoglossi" consentito.
Di lei si può dire tutto, fuorché sia formale. E lo provano tanti aneddoti da quando, nel corso di un'intervista ad un settimanale inglese nel suo ufficio, si cambiò le scarpe decolleté per mettersi un comodo paio di pantofole a quando arringò la stampa, armata di una borsa della spesa dalla quale estrasse sacchetti di patatine, scatolette di tonno e bottiglie d'acqua minerale per mostrare l'utilità di una direttiva da lei sostenuta sull'uniformità dei prezzi delle merci del supermercato che, per essere meglio valutate e confrontate tra di loro dal pubblico, dovrebbero indicare sempre il costo del prodotto al kilogrammo o al litro.
E' ai consumatori, poi, che Emma Bonino dedica un'altra grossa fetta delle proprie energie guardando già agli anni a venire. In concomitanza con l'avvio di una campagna radiofonica da lei voluta nei Quindici sugli svantaggi dei viaggi a pacchetto, ha annunciato, un paio di settimane fa, il proprio programma triennale fino al 1998, dedicato ai cittadini, soggetti spesso trascurati dal processo dell'unificazione europea. Tra la lunga lista dei compiti che si è imposta, vi sono un'analisi dei servizi finanziari per i consumatori, dei servizi di utilità pubblica (dal gas alla luce elettrica, dai trasporti all'erogazione dell'acqua), delle derrate alimentari e dei problemi di purezza e sicurezza connessi a queste, oltre all'educazione dei consumatori.
Un solo dato stona però con tali e tanti obiettivi: il denaro a disposizione di questo capitolo dell'Unione che è dello 0,00027% di quello totale dei Quindici. »Mi raccomando - mette in guardia lei - non dimenticate uno zero .