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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 9 gennaio 1996
Intervista di Agnese Vigna a Emma Bonino

La Stampa 28/12/95 pag 19 con foto Bonino (grande, centrale), Santer, Ciampi, Amato

Il commissario accusa i politici »troppo concentrati sul loro ombelico per vedere cosa accade oltralpe .

Emma Bonino, responsabile a Bruxelles per consumatori e pesca, critica l'assenza di interesse per le questioni comunitarie. »Il semestre di guida Ue è l'occasione per tornare ad essere credibili

»Guai a sprecare la presidenza

»Se per Italia si intende un sistema paese, ebbene non esiste . Emma Bonino, professionista della politica italiana che da un anno veste i panni tecnici di commissario agli aiuti umanitari, alla pesca e alla politica dei consumatori, stronca senza troppi complimenti l'immagine internazionale del Bel Paese. »L'Italia è così presa dai suoi problemi e vive una transizione convulsa e disordinata, che da qui, dalle istituzioni comunitarie, è quasi impossibile percepirne la presenza . Da Bra a Bruxelles, passando per Roma. Emma Bonino è approdata alla Commissione europea, il braccio esecutivo dell'Unione, fra la sorpresa degli osservatori che la vedevano come una soluzione di rincalzo, il prezzo pagato dal governo Berlusconi all'appoggio di Pannella. In un anno di tempo, è riuscita a guadagnare il consenso di buona parte dell'opinione pubblica internazionale sui fronti più disparati, combattendo la guerra dell'"halibut" contro il Canada e portando il conforto dell'Unione, il primo donatore di aiuti umanitari del m

ondo, in Ruanda e in Palestina.

Ora per il commissario italiano comincia un semestre molto impegnativo.

D. L'Italia prende le redini dell'Unione. Lei è nell'avamposto tricolore a Bruxelles e deve vedersela con tutti i mali di un Paese che sembra avere scoperto l'Europa all'ultimo momento utile e che, sino ad oggi, ha trattato tutte le questioni comunitarie con una certa indifferenza...

R. »Sì, c'è indifferenza sia a livello politico che di media. E pensare che alle soglie del Duemila si dovrebbe sapere che le soluzioni adeguate ai problemi monetari, economici, di occupazione, di politica ambientale, possono arrivare solo a livello europeo. E' passata l'epoca in cui si decideva tutto a Roma .

D. Qualche mese fa lei ha fatto notare che l'Italia non si guarda intorno, è troppo concentrata sul proprio ombelico. Non è cambiato niente?

R. »No, oltre Chiasso, per gli italiani, c'è sempre il deserto dei tartari .

D. Ma i nostri industriali sono molto attivi...

R. »Sì,, il sistema economico è dinamico, ma manca la controparte politica. La Confindustria e le piccole aziende si muovono da sole, senza il supporto dell'amministrazione. Manca una visione globale dei problemi .

D. Chi sono, quindi, i suoi interlocutori?

R. »Questo è il problema. Non ci sono interlocutori stabili, tutto è vago, provvisorio. E anche se si trova qualcuno disposto ad ascoltare, non prende impegni precisi, perché non sa quanto resterà in carica. Insomma, il disordine creativo degli italiani, visto dall'estero, è esasperante .

D. Roma sta per diventare capitale d'Europa. Possibile che un appuntamento così importante non sia riuscito a dare la scossa al Paese?

R. »Da gennaio a settembre l'elemento più evidente è stata l'assenza di interesse per le "cose" europee. Da ottobre c'è stato un po' più di fermento. Se non fosse altro perché si tratta di organizzare una cinquantina di riunioni ministeriali. Niente di più .

D. Eppure la presidenza è una buona occasione per impegnarsi a fondo...

R. »E' l'occasione per accrescere il prestigio di un Paese giudicato inaffidabile, instabile. Per porre delle basi di una crescita economica a lungo termine. Per avvicinarci all'Europa. La presidenza non è un dato burocratico, procedurale, ma una responsabilità politica, fatta anche di alleanze, accordi. Per decidere come sarà il futuro dell'Unione. Da un lato c'è la visione nordica di Europa intesa come grande zona di libero scambio, dall'altro, la tesi più consona all'Italia, che mira anche ad un'unione politica. Noi dobbiamo fare un'Europa con una seria politica di difesa e sicurezza comune, per non ripetere il caso della ex Jugoslavia .

D. A che cosa punta l'Italia?

R: »Ad avanzamenti concreti sulla politica mediterranea. Sino ad oggi si è pensato che l'Europa sia solo quella che sta oltre le Alpi. E' un errore. Il dialogo deve essere esteso anche a Sud, non se ne può fare a meno. In questa prospettiva, l'Italia deve riuscire a concludere quattro accordi: Egitto, Giordania, Libano, Palestina. Bisogna abbattere le barriere doganali con la Turchia. Il nostro approvvigionamento energetico dipende per il 60-70% dalla sponda Sud del Mediterraneo! Il gas algerino è un buon motivo, dunque, per darsi da fare. Per non parlare del problema dell'immigrazione .

D. La presidenza italiana ha davanti a sé impegni enormi, certo non facilitati dalle vicende domestiche.

R. »Con Monti (commissario europeo al mercato interno, ndr) abbiamo detto da tempo: prima della presidenza bisognerebbe aver risolto i problemi di casa nostra, ma nessuno ci ha dato ascolto... Persino D'Alema era d'accordo: "Decidiamo prima del vertice di Madrid sul voto". Ma niente... .

D. Si vota o no? Quando? Come questa decisione può influenzare il semestre italiano?

R. »Se si vota a febbraio si può contare almeno quattro mesi di presidenza stabile. Ma se le votazioni slittano a giugno, sarà una catastrofe: tutti penseranno alla campagna elettorale. Avremo una presidenza distratta e poco autorevole .

D. L'Italia è gravata da un pesante deficit pubblico, che per ora la lascia fuori dall'Unione monetaria del 1999. Che cosa prevede?

R. »La nostra partecipazione alla moneta unica dipende dalle misure che caratterizzeranno la nostra economia nel 1997. Tutto dipende dalla prossima finanziaria, cioè da chi la prepara nel luglio '96. C'è poco tempo. Bisogna presentare un progetto credibile ed efficace. Se si vuole entrare nell'unione monetaria ci vuole una finanziaria lacrime e sangue. Ma non sono riforme facili; ci hanno provato prima Amato e poi Ciampi, ma non bastano pochi mesi di lavoro. Ci vuole una maggioranza politica stabile. E un governo tecnico, anche se va ai tempi supplementari, non può fare riforme di fondo. E con scelte più blande arriveremo nell'Europa nel 2002 .

D. Sarebbe una grossa disfatta?

R. »Non è questione di prestigio nazionale, ma questo ritardo avrebbe importanti conseguenze economiche. Anche a costo di grandi sacrifici, vale la pena di entrare nel club dei Paesi "affidabili" .

D. Quali sono i vantaggi della moneta unica?

R. »Senza una massiccia campagna di informazione con il doppio prezzo, in lire e in ecu, almeno nei punti di grande distribuzione, la gente vivrà l'unione monetaria come un'ennesima seccatura. Bisogna preparare il passaggio in modo che anche mia madre possa capirlo. Sennò l'Unione avrà senso solo da un punto di vista macroeconomico. E per l'Europa dei cittadini sarà una nuova débacle .

D. Parliamo del suo portafoglio più importante per i cittadini europei, la Politica dei consumatori. Che cosa è riuscita a fare in questo suo primo anno a Bruxelles?

R. »In Europa esistono oltre 350 milioni di consumatori che, sulla carta, dovrebbero, rappresentare la lobby più forte del Continente. Invece no. Quando si tratta di mettere a confronto un prodotto contro la sicurezza, o la salute, dei cittadini, vincono sempre i gruppi di pressione delle grandi imprese. Detto questo, quest'anno abbiamo centrato due obiettivi importanti: abbiamo vinto la battaglia della sicurezza dei prodotti cosmetici e quella dei giocattoli .

D. In che cosa consistono questi due provvedimenti?

R. »Tengo particolarmente alle direttive sui giocattoli, che mi pare sia decisamente di attualità in queste festività di fine anno. Con questo provvedimento non potranno più essere messi sul mercato prodotti che in qualche modo possano attentare all'incolumità dei bambini. Questo dovrebbe ridurre significativamente il numero degli incidenti di cui ogni giorno leggiamo nelle pagine di cronaca dei giornali. La direttiva cosmetici ha un valore analogo: qui si tratta di ridurre al massimo i rischi relativi alla composizione dei prodotti di bellezza e simili .

D. Qual è la prossima mossa?

R. »Sogno una direttiva per la protezione dei consumatori nel settore dei servizi. Le faccio un esempio: se l'ente elettrico taglia la luce per errore ad un utente, quest'ultimo non ha alcuna possibilità di rivalsa. Se si sente danneggiato in modo rilevante dall'accaduto, può certo rivolgersi alla magistratura, ma il processo sarà senza dubbio lungo, costoso e dall'esito incerto. Invece ritengo che sarebbe opportuno introdurre un meccanismo di tutela che permetta di far valere i propri diritti. E credo che sia proprio compito dell'Europa quello di creare le premesse perché il cittadino non sia la vittima designata dei grandi venditori di servizi .

 
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