di Furio Colombo
La Repubblica, 14/1/96
NEW YORK - A New York, se sistemate sul tetto della vostra casa una antenna parabolica orientata verso l'Oceano, potete vedere alcuni programmi che la Rai stessa invia nel mondo attraverso un satellite. La sera dell'8 gennaio scorso, tappato in casa dalla bufera di neve, ho potuto vedere uno "Speciale Tg1" (il programma di Bruno Mobrici) dedicato all'immagine dell'Italia nel mondo.
I protagonisti principali del programma (mi scuso con gli altri che non ho identificato) erano Emma Bonino, uno dei Commissari italiani a Bruxelles, l'editorialista de "La Stampa" Sergio Romano e il rappresentante italiano alle Nazioni Unite Paolo Fulci.
Ne parlo perché il tema mi coinvolge due volte, come italiano che vede da lontano le alterne sorti della nostra immagine. E per il rapporto del tutto nuovo che si è creato fra Stati Uniti e Italia (ma anche fra Italia ed Europa) da quando si è aperta la questione della presenza o esclusione dell'Italia dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E' un problema che si è affacciato quando Beniamino Andreatta e poi Antonio Martino sono stati ministri degli Esteri e continua adesso, sotto la guida di Susanna Agnelli.
La questione sollevata dal programma, era se l'Italia possa lasciarsi tranquillamente escludere dal Consiglio di sicurezza rinnovato. Se debba accettare su questo punto la volontà degli Stati Uniti. Perché no? Sembrano pensare stranamente molti italiani. E' chiaro che il nostro peso e il nostro valore sono inferiori. E poi come osiamo contrastare una decisione americana?
Da quando si è aperto questo problema, poco discusso e poco notato (Italia dentro, Italia fuori dal nuovo Consiglio di Sicurezza dell'Onu che tra poco sarà riformato) tocca al nostro ministro degli Esteri spiegare, e qualche volta impuntarsi come ha fatto con decisione Susanna Agnelli dopo un gesto antipatico di Chirac verso l'Italia. Io spero che "Speciale Tg1" dell'altra sera abbia chiarito a molti spettatori che chi rappresenta in questo momento l'Italia alle Nazioni Unite non ha alcuna intenzione di distrarsi dalla missione che gli hanno affidato (l'Italia non può essere esclusa) e abbiano capito perché il danno (che alcuni immaginano sia solo di amor proprio) sarebbe grave per molte ragioni. Ho già detto che era in studio Emma Bonino. Io credo che molti ammirino, in Italia, lo slancio appassionato e senza riserve con cui la Bonino si butta nelle missioni che il governo le assegna e in quelle che lei si assegna, per convinzione morale, come la campagna contro la pena di morte. Emma Bonino ha ricordato a
Fulci il quasi successo che insieme hanno avuto all'Onu: la passione della Bonino e la tenacia bene organizzata di fulci hanno quasi ribaltato (sono mancati solo quattro voti) la posizione delle Nazioni Unite sulla pena di morte. Per un soffio è sfuggita una vittoria simbolo che avrebbe lasciato il segno.
Ma il ricordo di quell'evento ha offerto a Paolo Fulci, rappresentante di una diplomazia fatta di strategie testarde e non di rituali, l'occasione di dire: per contare, anche moralmente dobbiamo avere una immagine nitida di fronte agli altri paesi. E' un modo di chiarire il senso della missione che l'Italia ha affidato a Fulci: dire di no agli Stati Uniti che vogliono nel Consiglio di sicurezza Germania e Francia ma non l'Italia.
Per farlo, si deve mobilitare l'assemblea dell'Onu, rendere più democratico e partecipativo l'intero processo, attenuare le aristocrazie dei padri fondatori, evitare che alcuni paesi - e solo quei paesi - abbiano le chiavi del mondo.
Hanno chiesto all'ex ambasciatore Romano: »Ma Fulci fa bene a seguire così ostinatamente questa linea? . Romano ha risposto con cautela: »Dentro le Nazioni Unite certo sì. Ma bisogna avere una immagine vincente anche in altri contesti .
Risposta netta di Fulci: »Persino nella questione altamente morale della pena di morte avremmo vinto se avessimo avuto un ruolo attivo all'Onu .
L'intervistatore tedesco ha chiesto a Fulci: »Ma l'ambasciatore tedesco e quello francese come reagiscono quando vi incontrate? . La risposta è stata semplice: »se accettassimo in mite silenzio l'esclusione non ci rispetterebbero . E' una politica che non svende il futuro. Ma aspetta ancora il sostegno persuaso dei media e dell'opinione pubblica italiana.