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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 19 gennaio 1996
Gli obiettivi di Emma Bonino

Intervista a Emma Bonino sul Sole-24 Ore, inserto Europa, 19/1/96 pagg. 1 e 6

CONSUMATORI, "PADRONI" DEI SERVIZI

La costruzione europea barcolla sotto il peso dei dubbi, del rallentamento dell'economia, del malessere crescente dei cittadini verso un'Unione lontana, incomprensibile. Ma lei, Emma Bonino, non si perde d'animo. Anzi. »Sono europeista da tanto tempo e tendo sempre a vedere il positivo, l'opportunità Europa, anche se temo che alla fine passerà l'opzione britannica della grande zona di libero scambio . E così, come sempre, ha tanti programmi ambiziosi. Da un anno commissario Ue, tra l'altro agli Affari dei consumatori, la Bonino in questo semestre di presidenza italiana spera di trovare una valida "spalla" per lanciare una rivoluzione cultural-legislativa. Che cosa in concreto? Basta con la visione obsoleta del cittadino-consumatore di panettoni, dice in questa intervista a »Il Sole-24 Ore , è. ora di fare un salto di qualità, di aprire al consumatore utente di servizi per farne il protagonista, il punto di riferimento centrale del nuovo modello di società per l'Europa del Duemila.

D. Consumatori, quali i suoi programmi per il semestre?

R. Finora tutta la legislazione è stata impostata sulla concezione del cittadino consumatore di prodotti. E' una visione obsoleta che ho abbandonato che ho abbandonato con la presentazione del mio piano triennale perché la politica dei consumatori non può essere fatta semplicemente da una lista di norme. Per me tutto dipende infatti dall'educazione, dall'informazione del consumatore.

D. Che significa in concreto?

R. Significa che bisogna finirla con la politica del proibizionismo difesa dalle associazioni dei consumatori. Perché il problema non è proibire il feta danese ma far sapere che è meno buono di quello originale, che è greco. Sarà poi il cittadino a decidere.

D. La vecchia concezione è sbagliata, lei dice. Che cosa allora?

R. Ci vuole un salto di qualità, bisogna aprire al consumatore utente di servizi, quindi lanciare il dibattito sui rapporti tra cittadino e servizi pubblici rimettendo in discussione l'idea che il servizio pubblico deve essere di proprietà e a gestione pubblica. Non vedo perché un ospedale o chi per esso debba esserlo. L'importante è che il servizio di base sia garantito.

D. Ma questo non si chiama per caso thatcherismo?

R. No, anche se sono decisamente contraria ai monopoli, pubblici e privati, nei servizi di base e in quelli di informazione. Si deve valutare quali vantaggi il cittadino può ricavare dalla liberalizzazione in quanto utente e non solo in seguito al recupero di competitività e all'abbattimento dei vari deficit settoriali. Prendiamo le poste. Ormai a nessuno in Italia viene in mente di servirsene per mandare una lettera, si ricorre ai corrieri privati. In compenso le poste sono il settore con il maggior numero di addetti. Qui la liberalizzazione diventa anche un problema di ordine pubblico perché 200.000 licenziamenti non si possono fare dall'oggi al domani. D'altra parte chi compra deve assicurare i servizi sulle linee di grande traffico ma anche alla mia mamma che vive a Bra e vuole scrivere alla zia Delfina.

D. Non teme con questo approccio di toccare alcuni nervi ipersensibili dei Governi?

R. Ne sono certa, come sono certa di andare allo scontro con Francia e Spagna. E di creare subbuglio nel nostro paese. Ma lo ritengo un impegno necessario. Per questo vorrei organizzare due Forum in Italia durante il semestre: uno sulla liberalizzazione del servizio universale e l'altro su quella dei servizi finanziari, carte di credito al consumo in testa. Sono andata a Roma ma non sono riuscita a fissare una data.

D. Dicendo no all'invito della Commissione, i tedeschi hanno silurato il successo della Conferenza sull'euro della settimana prossima. Le sembra il momento giusto per organizzare forum su temi e problemi europei?

R. Vedo le difficoltà naturalmente, come le vedo per la moneta unica. Resta che il cittadino non sa perché si fanno o non si fanno le cose. Per questo ci vogliono i Forum, per spiegare problemi oscuri a 200 milioni di persone. Prendiamo l'euro. Indipendentemente dal fatto che si faccia o meno, il cittadino non ne sa nulla: ci sarà, per esempio, la doppia moneta, ci saranno i doppi prezzi? In Italia l'introduzione sarà più complicata perché la lira non ha decimali. E ancora. Ognuno di noi ha almeno 8 contratti, casa, luce, gas, telefono etc,; il rinnovo sarà automatico o ciascuno dovrà essere rinegoziato e con chi?

Sarà la pubblica amministrazione a informare il cittadino utente di un servizio fondamentale come la moneta delle nuove modalità contrattuali in euro? Il tempo stringe se davvero si vuol partire nel '99. Perché allora non organizzare alla Standa o alla Rinascente una settimana di uso simulato dell'euro per vedere cosa succede nel mondo reale? Si potrebbero fare molte cose nel semestre con un'adeguata sponda in Italia.

D. Come giudica la situazione italiana sul fronte consumatori?

R. L'Italia è l'unico paese tra i Quindici a non avere una legge quadro sui consumatori con il risultato che non è chiaro quali siano le associazioni che li rappresentano. Per cui se passa la direttiva sull'accesso dei consumatori alla giustizia, di fatto non sarà trasponibile in Italia perché l'idea è proprio quella che il cittadino si rivolga alle associazioni autorizzate a rappresentarlo in tribunale. Come negli Stati Uniti, dove ci sono le azioni collettive, con le associazioni che presentano le denunce e le sentenze che valgono per tutti i cittadini nella stessa condizione. Questo ha cambiato il modo di produrre e di offrire servizi in America.

D. Quali riforme nell'ambito della Conferenza intergovernativa potrebbero aiutare la sua azione?

R. Per ora il contributo della politica europea dei consumatori è stato sfumato, abbiamo un bilancio di 40 miliardi di lire. Non pretendo una politica comune ma una politica vera sì, nell'ambito del diritto di cittadinanza europea.

 
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