L'EUROPA DEI CONSUMI
di Emma Bonino
Mi ero illusa, ricevendo l'incarico di Commissario europeo per la politica dei consumatori di assumere la guida dell'unico settore di attività comunitaria capace di suscitare a priori l'appoggio incondizionato di tutti i 370 milioni di cittadini dell'Unione. La realtà con la quale faccio i conti è assai diversa : la politica dei consumatori lascia indifferenti i cittadini e i loro rappresentanti politici, per tacere dei "media".
Come fare a coinvolgere l'opinione europea in quel processo decisionale comunitario che vede i consumatori doppiamente interessati, come cittadini e contribuenti ? Come dare voce a questa enorme ma ancora virtuale "forza trasversale" che pure abbraccia tutte le categorie sociali e tutte le tribù politiche ? Dove abbiamo sbagliato ?
Non c'è osservatorio migliore di Bruxelles per mettere a confronto l'ansia con cui grandi gruppi economici seguono le principali vicende comunitarie (si tratti della politica agricola, della liberalizzazione dei servizi pubblici o anche della marcia verso la moneta unica) e il palese disinteresse dei consumatori, che pure sono coinvolti in questi processi decisionali come utenti e come contribuenti.
L'apertura del mercato interno ha stimolato l'adozione di almeno una cinquantina di nuove misure legislative riguardanti gli interessi dei consumatori, ma questa valanga di direttive comunitarie, ci dicono i sondaggi dell'Eurobarometro, non hanno modificato la realtà che ho appena descritto. La stragrande maggioranza dei cittadini, magistrati e avvocati compresi, ignora l'esistenza di questi provvedimenti, che molti Stati membri dimenticano di trasporre nella legislazione interna.
Ecco perché nel redigere l'autunno scorso per la Commissione europea un documento sulle "Priorità per la politica dei consumatori" che è stato successivamente approvato, ho suggerito una sorta di moratoria legislativa mettendo invece l'accento sull'informazione e l'educazione dei consumatori. (è lecito sperare in un'ora di "educazione del consumatore" nelle scuole ?). La strada da seguire sembra quella di integrare la politica dei consumatori nelle altre politiche comunitarie (agricoltura, moneta unica, sanità, concorrenza...), come garanzia che l'interesse del consumatore-cittadino sia sempre in primo piano. Attraverso una stretta collaborazione tra l'Unione, gli Stati membri e le organizzazioni rappresentative di consumatori, sia per una logica ripartizione di competenza e rispetto della sussidiarietà, sia per un semplice calcolo di bilancio.
E qui sta un altro nodo. L'Unione spende infatti per la politica dei consumatori lo 0,027 per cento del suo bilancio, cioè la non astronomica cifra annua di 21 milioni di Ecu con i quali dovremmo : informare 370 milioni di cittadini in 15 Stati; aiutare le associazioni dei consumatori, soprattutto le più deboli, nel Sud; finanziare test comparativi su scala europea : incentivare progetti-pilota, per favorire l'accesso dei consumatori alla giustizia...e altro ancora.
E' evidente che, senza la disponibilità a collaborare da parte di tutti si potrà fare poco.
Un paio di esempi concreti, per intendersi meglio.
E' evidente e crescente, da parte delle organizzazioni dei consumatori, l'insoddisfazione di fronte alla poca trasparenza e alla complessità che si rincontrano nel mercato dei servizi finanziari.
Perché la più a buon mercato delle "carte interbancarie" francesi deve essere più cara della più costosa fra le analoghe "carte" belghe ? Ho proposto che nel mese di marzo si tenga a Roma, organizzato insieme alla Presidenza italiana dell'Unione, un Forum in cui i consumatori e fornitori di servizi finanziari possano discutere insieme e cercare soluzioni.
Un altro Forum anch'esso nell'ambito della Presidenza italiana, vorrei venisse dedicato al processo di progressiva liberalizzazione di alcuni servizi pubblici che hanno un'importanza primaria nella vita quotidiana del cittadino : telecomunicazioni, trasporti, poste, energia. Io credo che l'apertura più che opportuna di questi mercati debba in primo luogo portare un vantaggio al consumatore in termini di possibilità di scelta, qualità e prezzi. Per ottenere questo risultato lo Stato, mentre si ritira dalla gestione diretta di certi servizi, deve mantenere la funzione di tutore delle regole riguardanti una concorrenza diretta, la garanzia dell'accesso generalizzato ai servizi, l'equa ripartizione dei costi a carico dei vecchi e nuovi fornitori del servizio. Perché l'opinione pubblica europea accetti e condivida questa liberalizzazione l'Unione dovrebbe dire chiaramente che l'obiettivo prioritario non è tanto quello di aprire nuovi mercati all'industria privata quanto quello di rendere più efficiente il mercato
a vantaggio dei consumatori.
Se lo scopo centrale del mio mandato è, come credo, quello di conferire al consumatore pari dignità nel rapporto con le istituzioni nazionali e comunitarie, la meta da raggiungere è la crescita della consapevolezza e della rappresentatività dei cittadini consumatori, affiancata da una crescita dell'attenzione da parte dei politici.
Non pretendo, per i consumatori, una politica comune, ma una politica vera sì, nell'ambito del diritto di cittadinanza europea.