Corriere della Sera pag. 17Contestati i dati forniti dal ministero dell'Industria. Autostrade, annullati gli aumenti del '91, partono i rimborsi.
Consumatori e sindacati: »Il governo gioca con cifre ingannevoli
ROMA - Il governo pensava di aver chiuso con i suoi dati ufficiali la »guerra delle tariffe . Ma non è così. Le associazioni dei consumatori replicano definendo ingannevoli le cifre del ministero dell'Industria: il costo dei servizi pubblici per gli utenti sarebbe aumentato più dell'inflazione e non di meno, come dice il governo. I sindacati avvertono che adesso »o si fa il blocco delle tariffe o ci sarà lo sciopero e la rottura della pace sociale , col rischio che salti l'accordo del luglio '93 sul costo del lavoro e la politica dei redditi.
In questo clima di tempesta l'unica buona notizia per i consumatori viene da una sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato a partire dal prossimo primo febbraio una parte, pari all'1,25%, dell'aumento del pedaggio autostradale deciso nel 1991 in maniera irregolare: chi ha conservato la ricevuta può (può accadere nelle aziende, soprattutto quelle di trasporto, mentre è difficile immaginarlo per il comune automobilista) può ottenere il rimborso. Secondo l'associazione degli utenti Codacons, che ha promosso il ricorso, la somma complessiva che la società Autostrade dovrebbe restituire potrebbe superare i 50 miliardi. resta confermato però il già previsto aumento delle tariffe autostradali del 2,6%, sempre dal prossimo primo febbraio.
Ma torniamo alla polemica governo-consumatori. Ieri mattina il ministro dell'Industria, Alberto Clò, ha diffuso una tabella con l'aumento delle tariffe pubbliche nazionali e locali nel 1995. Dalle cifre emerge che le prime sono salite in media del 2,8% e le seconde del 12,3%. Il complesso delle tariffe pubbliche è cresciuto del 4,3%, meno dell'inflazione che è stata invece del 5,4%.
Immediate le reazioni delle associazioni degli utenti e dei sindacati, che rivoltano la frittata.
L'Adiconsum, ad esempio, usa la stessa tabella del governo, ma senza la voce "medicinali etici" (i farmaci che richiedono la ricetta del medico, il cui prezzo è diminuito in media del 12%), per dimostrare che l'aumento medio delle tariffe nazionali nel '95 è stato del 5,8%, cioè superiore all'inflazione.
In ogni caso, sottolinea la Uil, anche prendendo per buono il dato ufficiale di un incremento complessivo del 4,3%, è »stupefacente che questo venga presentato dal governo come una vittoria. Si tratta invece di un fallimento - dice Adriano Musi - perché non si è riusciti a contenere l'aumento delle tariffe sotto il tetto dell'inflazione programmata per il '95, cioè il 3,5%, così come vuole l'accordo del luglio '93. Si rendono conto i ministri che continuando così nel 1996 si segnerebbe la fine di questo accordo? .
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Alfiero Grandi (Cgil): »Davanti a nuovi elementi risponderemo con dure azioni di lotta . Le tariffe, afferma Raffaele Morese (Cisl), sono cresciute »più dell'inflazione e più dei salari. Adesso è necessario il blocco delle tariffe. Se il governo concederà gli aumenti richiesti dalle aziende, sarà sciopero .
La minaccia vale soprattutto nei confronti degli aumenti delle tariffe telefoniche, per il momento sospesi, in attesa di una decisione del presidente del Consiglio, Lamberto Dini, che prima incontrerà i leader sindacali (che intanto domani vedranno l'amministratore delegato della Stet, Ernesto Pascale). Cgil, Cisl e Uil contestano le richieste di Telecom, ma l'istruttoria del governo, come ha ribadito anche ieri il ministro delle Finanze Augusto Fantozzi, conferma l'impostazione dell'azienda telefonica. Sul tema interviene anche il commissario europeo Emma Bonino, che rivolge un appello perché, superate le polemiche, si vari rapidamente l'Authority per le telecomunicazioni.
Le polemiche però non sono facili da superare. L'Unione nazionale consumatori elenca tutti i trucchi usati per aumentare il costo dei servizi senza ritoccare ufficialmente le tariffe. Telefoni: da cinque anni il prezzo di uno scatto è di 127 lire, ma è diminuito il tempo dello scatto; i gettoni sono fermi a 200 lire, ma sono scomparsi gli apparecchi a gettone e occorre comprare la tessera da almeno 5 mila lire. Elettricità: la tariffa ordinaria del chilowattora negli ultimi tre anni è rimasta ferma a 159 lire, ma è mutato il meccanismo tariffario in modo che per una famiglia con un consumo medio di 4.200 chilowattora la bolletta è salita del 45% mentre la rilevazione statistica dei prezzi avviene su 1.865 chilowattora. Trasporti urbani: l'abolizione della tessera di una sola linea o l'introduzione del biglietto a tempo. Treni: la cancellazione degli "espressi", il pagamento della prenotazione, la soppressione di abbonamenti. Autostrade: l'aumento del pedaggio è basso, ma è il risultato di aumenti consistenti
per le tratte assai frequentate e di mancati ritocchi per quelle non frequentate.