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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 4 febbraio 1996
ue: consumatori, cercasi risposta a fenomeno usura

(ansa) - bruxelles, 4 feb - è uno dei fenomeni più vecchi del mondo ma di cui si parla molto poco: quasi sempre infatti, l'usura viene alla luce quando si tramuta in dramma e finisce nelle pagine di cronaca dei giornali. eppure il fenomeno di cui si conosce in europa solo la punta dell'iceberg - e di cui si occuperà a marzo un forum a cura della presidenza italiana dell'ue e della commissione europea - sembra estendersi seguendo la tendenza delle famiglie europee ad indebitarsi sempre più. un'evoluzione che ha assunto contorni precisi e preoccupanti a partire dal 1975 al punto di diventare un fenomeno sociale. le ragioni, secondo gli esperti dell'ufficio europeo dell'unione dei consumatori, sono da ricercare nell'esplosione del credito al consumo legato allo sviluppo dei mercati finanziari, ma anche nella situazione congiunturale negativa che ha conosciuto l'europa a partire dagli anni ottanta. da allora un numero sempre più elevato di consumatori sono diventati debitori endemici. interrogati sulle ragioni c

he li hanno spinti, spesso rispondono "che è stato per assicurare un modo di vita decente ai loro familiari". l'eccessivo indebitamento delle famiglie non colpisce solo le vittime ma l'intera collettività nazionale e comunitaria, ed è per questo che la commissaria europea responsabile per i consumatori, emma bonino, ha lanciato l'idea di avviare un grande dibattito sul problema a livello europeo. il suggerimento è stato subito raccolto dalla presidenza di turno italiana dell'ue che insieme alla commissione hanno messo in cantiere per marzo un forum europeo su alcuni aspetti dei servizi finanziari che interessano gli utenti: dal credito al consumo alle carte di credito. il forum sarà l'occasione per affrontare anche la problematica dell'usura. per la commissione infatti, nel quadro dell'unione monetaria, vale a dire quando i creditori si riforniranno sul mercato dell'ecu, "sarebbe logico che una discliplina dell'usura, se necessaria, avvenga a livello comunitario". la commissione in un rapporto pubblicato nel

maggio scorso ha già messo a fuoco i problemi legati alla richiesta, in caso di prestito, di un tasso d'interesse troppo elevato, quindi abusivo. il rapporto, in particolare, mette in evidenza che pur essendo numerosi i paesi nell'ue che applicano un controllo sull'usura pochi determinano i tassi massimi o i tassi di usura. solo in alcuni paesi, infatti, come belgio, francia e in una certa misura l'olanda esiste una regolamentazione amministrativa del prezzo del credito al consumo che si presenta sotto forma di una griglia di tassi massimi in funzione della durata del rimborso e dell'importo del credito. in italia, sottolinea il rapporto, "l'usura costituisce un'infrazione penale, la cui applicazione rimane tuttavia largamente teorica". per la commissione, quindi, partendo dall'esperienza di quei paesi europei in cui esiste una normativa sui tassi massimi di credito, si può trovare una risposta al contenimento del fenomeno dell'usura. sul problematica più ampia dell'indebitamento delle famiglie qualcosa com

incia a muoversi proprio a livello nazionale. in inghilterra, ad esempio, nel settembre scorso la lloyds bank è stata condannata a risarcire circa 200 milioni di lire didanni ad un cliente a cui aveva accordato un prestito troppo elevato rispetto alla sua capacità di rimborsarlo. secondo "test-achats", periodico belga per i consumatori, è la prima volta che questo avviene. i fatti risalgono al 1985 quando una coppia inglese -lui apicoltore, lei infermiera- ha contratto un prestito ipotecario di circa 375 milioni di lire per l'acquisto di una vecchia casa da ristrutturare e rivendere. l'operazione si è però rivela un fallimento: la casa rinnovata è stata venduta ad un prezzo inferiore a quello d'acquisto, e per fronteggiare la situazione, essendo i loro redditi modesti, la famiglia ha dovuto indebitarsi ancora di più. convinti che responsabile della loro situazione fosse la banca, la coppia inglese si è rivolta al tribunale che dopo sette anni ha dato loro ragione.

 
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