Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 10 feb. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 5 febbraio 1996
Nuovi potenti/Quelli del Codacons
L'Espresso 9-2-96, pagg. 62, 63, 64

LUBRANO E I SUOI FRATELLI

Contro il caro-tariffe. Contro il fumo. Contro i Tir in autostrada. Sono le loro ultime battaglie. Vinte. Ma chi sono i Ralph Nader d'Italia? E questo è civismo o business?

Hanno rubato l'iniziativa ai sindacati, obbligando Sergio D'Antoni e Sergio Cofferati a minacciare lo sciopero generale se quest'anno le tariffe non saranno congelate. Hanno conquistato il centro della scena a colpi di vertenze giudiziarie, mandando sotto inchiesta mezzo consiglio d'amministrazione dell'Enel e contestando alla radice le strategie della Telecom.

Si chiamano Codacons, Adusbef, Unc, Mc, Cdc, Federconsumatori. E' una vera miriade di sigle difficili da ricordare. Eppure c'è chi giura che anche in Italia le associazioni dei consumatori siano destinate a diventare i nuovi protagonisti dell'opposizione sociale, soffiando la parte del leone a partiti e sindacati.

Ma come sono, visti da vicino, i nuovi paladini della sovranità del consumatore? Fino a che punto i nipotini di Ralph Nader, mitico fondatore del movimento consumerista negli Stati Uniti, sono all'altezza di una così ampia copertura di credito? I segnali che arrivano sono contrastanti: l'unione fa la forza, ma 20 o 25 sigle forse sono troppe per dare voce in modo affidabile al popolo dei consumatori. Si finisce inevitabilmente per litigare su chi ha più titolo a rappresentare i cittadini tartassati.

C'è chi vanta una larghissima base associativa e chi ribatte che i dati forniti non sono né sicuri, né stabili, né certificati. Senza contare che il consumerismo all'italiana sembra aver scelto di recente uno stile d'assalto. Quelli del Codacons, per esempio, rivendicano a spada tratta la loro natura di tipi tosti, che cercano apertamente lo scontro clamoroso nelle aule di tribunale: »La nostra strategia , spiega Carlo Rienzi, presidente dell'associazione, un passato in Soccorso Rosso, »è consistita sin dall'inizio nel promuovere azioni davanti alla magistratura, cercando al tempo stesso di amplificare al massimo la risonanza delle iniziative .

La logica, insomma, è quella di offrire all'utente un riscontro concreto (ti faccio vincere la causa) e di arrivare con grande fragore sulle prime pagine dei giornali, che vengono esibite come altrettante medaglie: quaranta cause sostenute contro la pubblica amministrazione e gli enti concessionari di pubblici servizi, le lotte a colpi di autoriduzione delle bollette Sip ed Enel, la battaglia per ottenere il divieto di circolazione dei Tir ed evitare le stragi del week end, la denuncia al Tar che ha portato alla proibizione del fumo nei locali pubblici. E così via, di titolone in titolone.

Non tutti, però, sono in sintonia con la via giudiziaria al consumerismo. Per esempio, al Comitato per la difesa dei consumatori di Milano ci tengono a sottolineare la loro preferenza per un'impostazione più in linea con le grandi associazioni europee, che hanno meno glamour ma garantiscono il consumatore in tutti i momenti della sua vita quotidiana, anche attraverso i test di qualità sui prodotti. Così il Comitato è membro del Bureau europeen des consommateurs, l'organismo che rappresenta i consumatori di fronte al'Unione europea, pubblica una rivista di settore, "Largo Consumo", che ha anche una robusta tiratura (400 mila copie vendute attraverso abbonamenti che garantiscono a chi li sottoscrive l'automatica iscrizione al Comitato). E tra i suoi campi d'intervento privilegiati ci sono i test comparativi sui prodotti più usati, insieme alla gestione dei reclami degli utenti e alla loro difesa contro truffe e raggiri.

Anche Paolo Landi, segretario generale dell'Adiconsum, un'associazione nata all'ombra della Cisl, ritiene che si possano vincere molte battaglie senza guerre guerreggiate in tribunale. »Noi, per esempio , sostiene, »abbiamo deciso di andare fino in fondo nella lotta contro l'usura. E il progetto attualmente all'esame del Parlamento è maturato proprio grazie alla nostra iniziativa . Secondo Landi, per tutte le associazioni che si occupano della tutela dei consumatori c'è un rischio che va assolutamente evitato, pena la perdita di credibilità e autorevolezza. E' il rischio di usare l'azione legale come un grimaldello, al solo scopo di scambiare i diritti dei cittadini con un'intesa economica.

Non è un mistero, infatti, che all'interno del mondo consumerista le polemiche siano divampate, recentemente, in almeno due casi. Il primo riguarda una transazione extragiudiziale per la rispettabile cifra di due miliardi e mezzo sottoscritta dalla Federconsumatori, l'organizzazione di matrice Cgil presieduta da Tito Cortese, e dalla Telecom. Altri cinque movimenti hanno preso carta e penna e per protestare hanno scritto a Emma Bonino, commissario a Bruxelles per gli affari dei consumatori. L'accusa: »La Federconsumatori , hanno sostenuto, »ha ottenuto un vantaggio economico da un'azione giudiziaria, che qualora fosse stata portata avanti fino a una sentenza definitiva favorevole, avrebbe comportato invece risarcimenti a favore degli utenti . La transazione, ancorché legittima, non è insomma molto "elegante" e i toni della polemica lo sono ancora meno.

In passato i veleni del sospetto pa parte delle altre associazioni avevano investito anche il Codacons, per un'altra transazione, sottoscritta con la Sip per un valore di circa tre miliardi. E sempre il Codacons era stato oggetto di critica da parte delle sue consorelle per un accordo con la società assicurativa francese Abeille. Si trattava di un contratto che prevedeva una durata di 19 anni e un ricavo di 3 miliardi e mezzo in cambio di un esplicito attestato di approvazione del tipo di polizza da parte del Codacons. Come racconta Rienzi, »l'esperimento in realtà durò solo un anno e mezzo, per effetto di proteste e pressioni da parte degli assicuratori italiani. Ma il colpo di grazia ce lo affibbiò il ministro dell'Industria di allora, Giuseppe Guarino, che arrivò ad accusarci esplicitamente di voler estorcere denaro alle compagnie assicurative. Noi rispondemmo con una richiesta di risarcimento danni al ministro per cinque miliardi .

La vicenda non fu indolore neppure all'interno dello stesso Codacons. L'idea di farsi pagare per rilasciare un attestato di qualità non convinse alcuni dei membri del gruppo, che se ne andarono sbattendo la porta. Ma ci sono altre associazioni che invece fanno del dialogo con le imprese e degli accordi in cambio di certificazioni di qualità un asse portante della loro strategia, anche finanziaria. Spiega Roberto Brunelli, segretario del Movimento consumatori di Milano: »Quando ci rendiamo conto che un'impresa è seriamente orientata alla cosiddetta "consumer satisfaction" possiamo accordarci per fornire, una sola volta, una comunicazione pubblica positiva da parte della nostra associazione, in cambio di qualche sensibile innovazione di mercato. In questo modo è stato possibile introdurre anche in Italia la prassi internazionale di applicare le etichette nutrizionali sui prodotti. E, per la prima volta, un tour operator ha inserito ha inserito nei suoi contratti il riconoscimento dei danni morali per chi part

e con eccessivo ritardo .

Insomma, tanti linguaggi diversi, tante rivendicazioni di consumerismo doc. Ma anche tante pestate di piedi. Tuona ad esempio Elio Lannutti, segretario dell'Adusbef, un'associazione specializzata in problemi del credito e della finanza: »La lobby delle associazioni di emanazione sindacale non ama affatto i successi degli altri. La verità è che c'è una grande invidia e il timore di vedersi sottrarre fette crescenti di consenso politico . Ribatte Anna Ciaperoni, segretaria della Federconsumatori: »In realtà c'è chi non tiene in minima considerazione le valutazioni dei suoi iscritti e si limita a far colpo sulla pubblica opinione, semplicemente perché di iscritti veri non ne ha o ne ha davvero pochi .

Questo nuovo Sessantotto nel nome dell'utente, quindi, sembra avere in comune con il progenitore storico il fatto che le sue avanguardie passano gran parte del tempo a litigare fra loro. Per questo oggi il commissario europeo Emma Bonino commenta sconsolata: »Le nostre associazioni dei consumatori sono troppo piccole e soffrono di un tasso di litigiosità eccessivo. Non sono sufficientemente rappresentative del punto di vista dei consumatori come accade invece in altri paesi . Ma in che cosa può sperare allora chi vive di stipendio e oggi prova un sussulto di angoscia a ogni nuovo aumento di prezzi, biglietti del tram, bollette del telefono o premi assicurativi? Chi lo proteggerà davvero dai soprusi tariffari e dalla pessima qualità dei servizi pubblici? »L'unica soluzione può venire da una legge quadro sulla tutela del consumatore , sostiene la Bonino, »che in Italia, unico paese della Ue, ancora non c'è .

L'altro pilastro necessario a una vera protezione del consumatore, che ancora non ha cominciato a funzionare, è rappresentato dalle authority sui servizi di pubblica utilità. Afferma Filippo Cavazzuti, senatore progressista: »Alle associazioni consumeriste manca un interlocutore istituzionale; il solo in grado di mettere fine a questa fase di improvvisazione. E' molto facile cavalcare la protesta dei cittadini, ma poi è necessario che ci sia qualcuno in grado di vagliare con competenza i problemi tecnici .

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail