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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 13 febbraio 1996
IL COMMISSARIO UE EMMA BONINO AL CONVEGNO DEL CNEL IN VISTA DELLA PROSSIMA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SU MAASTRICHT

L'Umanità', 10/2/96 pag 3

»Senza l'unione politica quella monetaria ha le gambe corte e la presidenza italiana è destinata a non lasciare il segno

Si è aperto ieri il convegno Cnel sul ruolo dell'Italia durante la presidenza della Ue. Questo primo seminario, che si conclude oggi, affronterà tra l'altro il tema della Conferenza intergovernativa. Appello del commissario Emma Bonino affinché l'Italia non resti fuori dal grande dibattito e non tralasci il ricorso all'impiego dei fondi strutturali, strumento risolutivo di ripresa economica dell'Italia meridionale.

ROMA - La presidenza italiana dell'Unione europea e la prossima conferenza intergovernativa per la revisione dei trattati, le riforme istituzionali, l'allargamento, democrazia ed efficienza dell'Unione stessa sono stati al centro di un convegno che, iniziato ieri nella sede del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, si conclude questa mattina con la relazione del presidente del CNEL, Giuseppe De Rita.

Introdotta dal vice presidente, Silvano Veronese, la giornata dei lavori ha registrato, tra gli altri, gli interventi del consigliere Gianpaolo Galli, di Giorgio Napolitano, del ministro per le Riforme istituzionali Giovanni Motzo, della commissaria Ue Emma Bonino e del direttore dell'Istituto Studi Europei, Giampiero Orsello.

E non si può certo dire che non sia stata illuminante, per lo meno per molti dei presenti.

Particolarmente significative le considerazioni della commissaria Ue, Emma Bonino, la prima a ricevere gli applausi della platea e che non ha smentito la sua proverbiale schiettezza, pure a rischio dell'impopolarità.

»Sulla presidenza Ue va aperto un dibattito vero, e non pretestuoso come accade qui da noi , ha esordito. »Maastricht è materia molto complessa, ma mancava un modello preesistente che mettesse insieme 15 Paesi al mondo. Non vedo altri esempi a livello mondiale. Che volevamo fare? Mercato e moneta unica. Si tratta, ora, di avere anche una politica estera e di difesa comune. E, invece, registriamo un dato schizofrenico: quello di avere una politica commerciale e non estera o di difesa comune. La politica estera la farà la Germania? Qualcuno sembra convincersene sempre più. E noi che facciamo, ci accomodiamo da qualche parte? La Germania si impone per mancanza di altri. Vero è - ha continuato - che noi non abbiamo strumento di convinzione e peso. Sono successe cose, in queste settimane, che fanno riflettere sul silenzio dell'Europa e della Commissione. L'unica cosa da sperare, se continuiamo così, è chiedere ad Holdbrooke di presiedere lui la Conferenza intergovernativa . La provocazione va oltre: »Il ministro

Fagiolo ha un documento sulla Cig? Non lo conosco, ma credo non esista possibilità di decenza politica . »Il problema - riflette quasi tra sé e sé la Bonino - è che chi crede all'Europa non partecipa al dibattito, non c'è. Chi non ci crede - e l'accenno al Regno Unito non si fa attendere - si fa sentire, eccome. Il Regno Unito voleva e vuole solo il libero scambio - ripete - Chi, invece, ciò non voleva e non vuole è assente o c'è solo nella prospettiva tedesca . Allora, si chiede, il problema è se riusciamo ad avere altri alleati oltre alla Germania. Ma l'afflato europeo non lo vede. »Ci accomoderemo ad una soluzione minore, la Cig accomoderà qualche norma e tutto finirà così .

Eppure la domanda di Europa c'è, afferma Bonino, anche se confusa.

E al di là della confusione, »la necessità della politica estera e di difesa comune è ormai indispensabile, anche per ragioni di sicurezza interna . E se l'"Economist" dichiara che, nella prospettiva del Duemila va visto come si collocano Ue, Cina e Russia (»ma non sottovaluterei l'elemento islamico , aggiunge), allora l'unione nella politica estera è indispensabile. »E' evidente che ora non c'è - aggiunge sconsolata -. Si tratta di idealismo? Può darsi, ma chi ci crede deve tenere un lumicino acceso. E se questo è l'obiettivo, poi troveremo il metodo d'ingegneria per attuarlo . »Certo è - conclude - che senza unione politica, l'unione monetaria ha le gambe corte. Senza cammino politico le polemiche di ora saranno niente rispetto a quando la Banca europea detterà gli indirizzi senza che alcuno ne risponda. E' anche vero, però, che l'unione monetaria è ora o mai più . Emma Bonino prepara l'ultima stoccata: »Noi - dice - non conosciamo l'Europa, che è l'unica possibilità di finanziamento per il nostro Sud. Son

o 2.300 miliardi i fondi Ue, altri da parte dello Stato centrale non ce ne sono. Eppure, non sappiamo utilizzare i fondi strutturali. Il vuoto della presidenza italiana da chi vogliamo farlo colmare? Occorre un progetto politico comune, altrimenti perché fare l'Europa? .

Scettico è apparso anche Giorgio Napolitano, che - reduce da una recente riunione della Commissione Esteri per fare il punto sull'avvio della presidenza italiana - ha dichiarato subito di non averne tratto motivo di conforto. »Stiamo ancora qui a discutere quando sono già trascorsi 40 dei 180 giorni - ha detto - e al momento non ci sono garanzie perché la presidenza italiana lasci il segno: non sono chiare le posizioni che dovrebbero caratterizzarla. E la difficoltà viene da lontano, perché poco è venuto dal dibattito che si è svolto in dicembre alla Camera e la convergenza che se ne è registrata infine non è stata indicativa di un impegno. L'Italia - accusa apertamente l'ex presidente della Camera - è del tutto assente dal dibattito . Un dibattito aperto, invece, in Francia e Germania e che rispecchia fedelmente movimenti di opinione e ricerca. »Nulla di simile alle dichiarazioni di Chirac o del presidente dell'Assemblea nazionale avviene in Italia. Il semestre si incrocia con l'avvio della Cig e che lo sta

tus quo vada modificato non significa - aggiunge senza neanche tentare di nascondere il suo pessimismo - che si vada verso un cambiamento in positivo .

Eppure, il cambiamento deve esserci, deve trattarsi di un segnale forte, »o è il declino verso il libero scambio . E punta l'indice sulla possibilità di perdita della sovranità nazionale: »Certo - chiarisce - dobbiamo conoscere il nodo del rapporto tra sviluppo in senso sovranazionale e riconoscimento del ruolo dei singoli Stati . E se Delors attribuisce un enorme valore all'Europa vista come federazione di stati, allora »bisogna rivedere il ruolo dei Parlamenti nazionali, perché volerli imbragare in senso sovranazionale sarebbe la fine . E come associare i Parlamenti nazionali al processo di formazione delle decisioni delle istituzioni comunitarie? Qui Napolitano si dichiara scettico sui vincoli di mandato ai rappresentanti nazionali: »Non si può, dichiara infatti, scavalcare il confronto nel Parlamento nazionale. Si tratta di un problema serio di legittimazione democratica. E' ovvio - conclude - che la Cig deve occuparsi della ristrutturazione delle istituzioni comunitarie, altrimenti non ci sarà alternati

va: non ci sarà allargamento, oppure questo si limiterà ad area di libero scambio .

Di ristrutturazioni delle istituzioni comunitarie si è occupato anche il ministro Motzo, che ha posto l'accento sulla necessità di riordinare fonti ed atti Ue. Laddove »il riordino non può avvenire se non si tiene conto delle situazioni giuridiche soggettive che hanno origine nell'ordinamento Ue e vanno ad inserirsi, poi, negli ordinamenti nazionali . I riflessi più immediati? Ipotetiche estensioni delle competenze del Consiglio e della Commissione europei. Quanto, poi, al settore Giustizia ed affari interni, il rappresentante del governo ha evidenziato, neanche troppo larvatamente, l'incongruenza del trattato di Schengen: »Sarebbe opportuna - ha detto - una politica comune dell'immigrazione. Il Governo, però, ha predisposto un decreto legge applicativo di una parte del trattato e si è poi visto disconoscere dal Senato i requisiti di necessità ed urgenza . Il risultato non potendo essere che quello »del congelamento del controllo sull'immigrazione da parte dello stato italiano .

Un'altra considerazione è stata riservata dal ministro Motzo agli effetti delle sanzioni economiche riservate ai Paesi membri che non rispettano i criteri di convergenza di Maastricht. Accennato al gruppo di lavoro costituito col ministro Masera, Motzo ha sottolineato la profonda discrepanza tra la terminologia adottata (nel trattato si parla di "raccomandazioni") e la sostanza delle ripercussioni, che sono vere e proprie sanzioni, lì dove »le raccomandazioni, per essere tali, non hanno effetti vincolanti .

Al convegno è intervenuto anche il direttore dell'Istituto di Studi Europei, Orsello, che ha invece sottolineato il rischio che, parlando di Cig, si possa pensare ad una »generale revisione , mentre la Conferenza dovrebbe attenersi a quanto lo stesso trattato di Maastricht prevede, e cioè che debba esaminare le questioni per le quali è prevista .

»Si tratta - ha detto Orsello - di sviluppare e valutare in che misura rivedere. Certo, non bisogna rimanere nello stato attuale e la Cig deve operare verso una comunitarizzazione. Ma è in questa logica che vanno letti i poteri e le competenze della Conferenza.

Il problema delle riforme istituzionali è essenziale - ha convenuto con Motzo - ma c'è il problema della volontà politica. Mi auguro - ha concluso - che la Cig non si occupi di economia e che se ne occupi, invece, la presidenza. Perché, o andiamo verso una effettiva unione monetaria, o andremo verso il libero scambio tanto caro agli inglesi .

 
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