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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Mauro - 19 febbraio 1996
Presidenza Ue: intervento di Emma Bonino su l'"Espresso"

L'Espresso, pagg. 60-1, con foto

DIARIO DI DUE MESI BUTTATI VIA

La domanda mi insegue implacabile, come un auto-tormentone: ma agli italiani, quanto importa veramente dell'Europa?

In assenza di dati certi, vado compilando un registro degli europeisti convinti, uomini e donne contagiati dalla passione europea, sui quali poter contare al momento di dare battaglia. E' un lavoro frustrante. Dopo un anno di censimento, da quando sono Commissaria a Bruxelles, la lista degli italiani europeisti doc non riempie una pagina di quaderno. Vengo ripagata, per fortuna, da qualche rivelazione inaspettata.

Carlo Azeglio Ciampi, per esempio. Fino a qualche giorno fa, quando ci siamo visti a lungo a Bruxelles, non avevo avuto con l'ex presidente del Consiglio che brevi e scarni incontri istituzionali, da deputata. E mi ero costruita l'immagine di un Ciampi uomo pubblico rispettabilissimo ma un po' ingrigito dai troppi studi di economia monetaria, dai troppi anni passati a fare il banchiere, dal ruolo di "commissario ai conti pubblici" con cui lo si fece entrare a Palazzo Chigi.

Entrando nel mio ufficio, deve avermi letto nel pensiero. E mi ha sorriso sornione: »Lei ha l'età di mia figlia, possiamo darci del tu . Mi ha conquistato la sua passione per l'Europa che risale , ho scoperto, addirittura al 11939 quando, studente in Germania, si chiedeva angosciato insieme ai suoi compagni di varie nazionalità se non corressero il rischio, con la guerra incombente, di spararsi l'un l'altro. Cosa che puntualmente accadde.

»Questa stessa storia , m'ha detto Ciampi, »l'ho raccontata al cancelliere tedesco Helmut Kohl la prima volta che l'ho incontrato come capo del governo italiano, e ho aggiunto che bisogna sbrigarsi a fare l'Europa, costruirla finché ci sono ancora in giro quelli della mia età, i testimoni di orrori cui nessuno deve più assistere .

Non potevamo non parlare di moneta unica e delle stucchevoli discussioni che hanno scandito la condanna a morte dell'Ecu e la gestazione dell'Euro. E abbiamo riso insieme rileggendo in un "Baedeker" del 1904 alcune notizie utili per chi s'accingeva a visitare il nostro paese: »L'Italia, facendo parte dell'Unione Monetaria Latina, usa la stessa moneta in vigore in Francia, Svizzera, Belgio e Grecia... Le banconote in corso sono biglietti si Stato da 5, 10 e 25 Franchi. In viaggio è più comodo portare monete da 20 Franchi... . Insomma oggi ci dà la vertigine il solo immaginare cose che per i nostri bisnonni erano del tutto normali.

Non è solo un semplice europeista, Ciampi, ma anche un federalista, uno di quelli proprio come me, che alla prossima "Conferenza intergovernativa" dell'Unione Europea (in calendario a marzo a Torino per la revisione del trattato di Maastricht) avrebbe voglia di ripetere forte e chiaro quello che sostiene l'ex presidente della Commissione Europea, Jacques Delors: che, adesso che l'Europa si accinge a realizzare il massimo dell'integrazione economica e monetaria, o si ristabilisce nel processo di costruzione il primato della politica »o si torna indietro .

La prossima volta che incontro Ciampi devo ricordarmi di chiederglielo. Magari scopro che si è già iscritto al Partito radicale, federalista e transnazionale...

Mentre Ciampi se ne andava ho pensato sconsolata al nostro paese, dove si parla e si scrive tanto di politica, ma dove nessun politico sembra accorgersi che l'assetto futuro dell'Unione Europea è, come ha scritto l'"Economist", una delle grandi incognite (insieme al futuro di Russia e Cina) da cui dipendono gli equilibri mondiali di fine millennio. Non mi aspetto che a Montecitorio si discuta di geostrategia planetaria, ma è forse troppo sperare che qualcuno dei nostri strateghi ragioni sulla moneta unica e decida se l'Italia deve impegnarsi o no a rispettare gli impegni di Maastricht?

A proposito, l'Unione Monetaria faceva o no parte dell'"inciucio"? I partiti maggiori sanno già a quali impegni con l'Unione Europea adeguare (o non adeguare) la prossima finanziaria? Mi piacerebbe leggere i risultati di una ricerca sul tempo che i principali attori della vita politica italiana hanno dedicato a studiare i rapporti fra Italia ed Unione Europea, questioni e meccanismi comunitari. Penso al vastissimo repertorio scritto e parlato di D'Alema, Fini, Prodi, Berlusconi, Bianco, Buttiglione, Segni, ma non riesco a ricordare una sola tesi originale, una frase degna di nota, un lampo d passione politica per l'Europa. Giusto qualche polemichetta sul semestre di presidenza italiana, visto più come strumento di dispute domestiche che come una responsabilità continentale.

Faremmo bene, intanto, a chiamarlo quadrimestre. Ai primi due mesi di guida dell'Unione, infatti, abbiamo già rinunciato, non avendo saputo né voluto rinunciare ad alcuno dei bizantinismi che caratterizzano l'interminabile trapasso dal governo Dini a quello successivo. E già questo la dice lunga sulla "sensibilità europea" della nostra classe politica, dal capo dello Stato giù fino al più avvizzito dei cespugli. Si poteva votare entro la fine dell'anno, affrontando il semestre con un governo nella pienezza dei poteri e dei suoi progetti. Era la soluzione di gran lunga preferibile, per limpidezza. Oppure si poteva aspettare giugno, per mettere Dini in condizione di offrire all'Europa una gestione dignitosamente notarile e protocollare della presidenza italiana. Abbiamo scelto la terza e peggiore delle soluzioni, la più frustrante per i nostri partner europei, quella di far coincidere il semestre con una crisi travagliatissima.

Ecco perché abbiamo già buttato via due mesi. Come facevano Dini, la Agnelli e tutti i ministri italiani a presiedere e dirigere le riunioni dei 15 quando non sapevano nemmeno per quanti giorni sarebbero rimasti al loro posto? E come faranno adesso? La Farnesina ha schierato in trincea i suoi ufficiali più collaudati, a cominciare da Boris Biancheri, Segretario generale del ministero e Luigi Cavalchini rappresentante a Bruxelles, ma quale mai funzionario può e vuole accollarsi (ancorché in epoca di tecnici trionfanti) mansioni che sono dell'esecutivo?

Certo, si può recuperare in questo "quadrimestre" che ci rimane parte del tempo perduto. Il compito, purtroppo, non potrebbe essere più difficile, perché la nostra necessità di improvvisare si scontra con una delle congiunture più complesse della storia comunitaria.

Che cosa si aspetta oggi l'Unione Europea dalla presidenza di turno? Che essa sappia: immaginare un dopo-Maastricht in cui la politica conti almeno quanto l'economia; fissare in seno all'Unione Monetaria le regole che governeranno i rapporti monetari fra i paesi del "nucleo duro" e gli altri; restituire all'Unione un ruolo di fronte alle grandi crisi internazionali; fare avanzare il progetto di partenariato globale euro-mediterraneo.

Direi una bugia se sostenessi che in uno solo di questi campi la "squadra italiana" è, nelle circostanze attuali, in grado di esprimere idee chiare e manifestare la determinazione necessaria ad affermarle. Per di più, pur essendo uno dei soci fondatori dell'Unione, l'Italia non si è ancora dotata di quello che a Bruxelles chiamano il "sistema-paese", cioè di quella "sensibilità europea", nazionalmente diffusa, che spinge le istituzioni a fare squadra con forze politiche, economiche e sociali, al fine di dare e ottenere sempre il meglio in ambito comunitario. Anche prescindendo dalle vicissitudini politiche nazionali. Un esempio di sistema-paese è stato, in questi giorni così grigi, il lavoro dietro le quinte che ha consentito all'Italia di offrire all'Unione, quale candidato inviato speciale europeo nella disgraziatissima regione africana dei Grandi Laghi, l'attuale vicesegretario dell'Onu Aldo Ajello, l'italiano cui va (insieme ad altri) il merito di avere condotto in porto in Mozambico l'unico esperimento

di guerra civile africana risolta felicemente con mezzi pacifici.

Dimenticavo. Con i nuovi meccanismi resi necessari dall'allargamento dell'Unione, il prossimo turno di presidenza italiana potrebbe capitare ben oltre il Duemila, nel 2003 o nel 2005.

 
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