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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maurizio - 15 marzo 1996
INTERVENTO DELLA COMMISSARIA BONINO AL CONVEGNO CONFCOMMERCIO "MONETA UNICA E I NUOVI MEZZI DI PAGAMENTO" - Roma, 15 marzo 1996

INTRODUZIONE

La moneta non è soltanto un mero mezzo di pagamento : è anche un fattore di identificazione. Tramite l'utilizzazione dell'Euro si formerà nel singolo il sentimento di fare parte di un'entità chiamata Europa. Permettetemi di azzardare una metafora. Nel Medio Evo gli europei univano le loro forze per costruire le cattedrali e cio' gli dava un senso di identità comune. L'unione monetaria potrà essere, per cosi' dire, un'imponente cattedrale europea dei tempi moderni.

Sono qui per parlare dell'aspetto "umano" dell'unione monetaria. Solitamente sull'unione monetaria si discute e si scrive in riferimento ai criteri di convergenza e alle varie fasi che porteranno all'introduzione di una moneta unica. Questi temi sono certo fondamentali . Tuttavia, accanto ed insieme ad essi un altro tema deve essere trattato: quello del rapporto tra la moneta unica e il cittadino o, più precisamente, il consumatore. Oggi è il 15 marzo, Giornata Mondiale dei Consumatori. Sono particolarmente lieta che la CONFCOMMERCIO mi dia l'occasione di questo intervento, proprio oggi. Le modalità tecniche dell'unione monetaria possono essere le migliori possibili, cosi' come impeccabili possono essere le condizioni economico-finanziarie degli Stati membri sotto il profilo dei criteri di convergenza. Ma, se si vuole che la moneta unica non rimanga il prodotto di studi teorici e sia, invece, la traduzione concreta e tangibile dell'integrazione europea è necessario un altro elemento: l'accettazione dell'Eur

o da parte dei cittadini. Senza tale accettazione non ci sarà mai un'unione monetaria; in tale accettazione consiste la vera chiave del successo oppure del fallimento dell'unione monetaria. L'Euro si imporrà come moneta europea se e nella misura in cui esso sarà conosciuto, accettato ed usato. Già il fatto di aver cambiato il nome da ECU a EURO, non aiuta il processo di notorietà e conoscenza.

La moneta unica dovrà essere non solo una novità positiva per i cittadini, ma anche apparire tale. E' dunque necessario spiegare ai cittadini caratteristiche e vantaggi dell'unione monetaria. E' altresi' fondamentale educarli alla moneta unica, facendogli acquisire familiarità con essa. L'oggetto di tali attività di informazione e di formazione deve essere duplice: da un lato il "perché" dell'unione monetaria", dall'altro il suo "come".

1. IL PERCHE'

Per quanto riguarda il perché della moneta unica, i principali vantaggi di carattere generale della moneta unica saranno i seguenti:

una minore inflazione, una maggiore trasparenza dei prezzi, il venire meno dei rischi del cambio, una diminuzione dei costi per le transazioni finanziarie, un aumento della stabilità e della forza monetaria nei confronti delle divise extraeuropee.

Il consumatore che viaggia vede con immediatazza palpabile l'interesse di un'unione monetaria. Basta citare l'esempio di scuola del viaggiatore che parte dall'Italia con 100.000 Lire e circola in tutti gli altri Stati membri cambiando di volta in volta i suoi soldi nella valuta locale, ma senza spendere nulla. Quando torna a casa, il nostro viaggiatore si ritrovacon circa 50.000 Lire, cioé la metà della cifra di partenza, perchè l'altra metà è andata spesa nei servizi di cambio. Vorrei qui aggiungere un'altro aspetto ricordando un'esperienza personale: quando mi reco in viaggio in diversi paesi comunitari, ben presto mi ritrovo con il portamonete pieno di banconote e monete diverse le une dalle altre. Quindi, agli svantaggi finanziari dei molteplici cambi monetari si aggiungono inconvenienti pratici non indiffirenti.

La grande importanza dell'unione monetaria è abbatanza ovvia per le persone che viaggiano, o che, comunque, operano in una dimensione internazionale. Ma per gli altri consumatori, quelli che possiamo chiamare "sedentari", l'opportunità di un'unione monetaria non é cosi' evidente. Penso a mia madre, la quale non si reca mai all'estero e non fa mai operazioni finanziarie internazionali. Non é semplice convircela dei vantaggi dell'unione monetaria. Sottolineo però che anche il consumatore sedentario è colpito dai cosidetti "costi della nonUEM". Esso compra infatti beni e servizi che hanno "viaggiato", e sui quali gravano dunque quei sovraccosti monetari di cui ho parlato prima.

Per quanto riguarda i vantaggi dell'unione monetaria, la loro trattazione è complessa e meriterebbe un approfondimento che rimando ad altre sedi e, nell'ambito di questo seminario, lascio ad altri. Vorrei pero' fare una considerazione. Gli aspetti positivi dell'unione monetaria sono contestati da alcune parti. Sembra talora che i sacrifici necessari per la moneta unita siano troppi gravosi; sembra che il benessere attuale debba essere immolato sull'altare della moneta unica e che la disoccupazione aumenti nella improbabile rincorsa verso la soddisfazione dei criteri di convergenza.

Ma, a parte il fatto che i criteri di convergenza pongono fini che corrispondono alla salute economico-finanziaria di qualsiasi paese e che percio' meritano di per sè di essere perseguiti, rimane un fatto centrale che deve essere chiaro a tutti: restare fuori dall'unione monetaria avrebbe per l'Italia durevoli effetti negativi da tutti i punti di vista. Lo avrebbe per tutti i paesi, ma soprattutto per un paese con una situazione monetaria come il nostro. Anche qualora fosse improbabile l'adesione italiana all'unione monetaria nei termini previsti dalla Comunità, cioé nel 1999, il nostro paese dovrebbe comportarsi esattamente come se tale meta fosse raggiungibile. Altrimenti correrebbe il rischio di "rincorrere" all'infinito la partecipazione all'unione monetaria, restando sempre escluso.

Ad alcuni potrebbe sembrare che un 'Italia indifferente ai criteri di convergenza e slegata dai rigidi sistemi di cambio previsti dall'unione monetaria si troverebbe in una posizione tutto sommato più conveniente. Un tale punto di vista sarebbe molto miope. Vantaggi temporanei offerti da tassi di cambio bassi sarebbero presto compensati da un'inflazione più alta. E poi, in un Mercato Unico, non è pensabile mantenere un sistema di svalutazione competitiva. I nostri partners europei non ce lo permetterebbero : basta vedere le reazioni francesi. Vorrei appunto menzionare il recente caso degli aiuti pubblici francesi all'industria tessile. Mi chiedo se tali aiuti non siano ingiustificati e contrari al diritto comunitario. Un rapporto della Commissione europea dello scorso autunno ha escluso che il deprezzamento della Lira abbia avuto effetti distorsivi significativi sui flussi commerciali tra i paesi dell'unione. Questa è una questione che merita un attento e ponderato approfondimento.

2. IL COME

Su questo terreno il compito non è affatto facile, in quanto intervengono, oltre a problemitecnici, difficoltà psicologiche. Queste ultime sono legate al fatto che ognuno di noi é abituato a contare e a valutare i prezzi in base alla moneta in uso nell'ambiente dove vive. Questa moneta, che possiamo definire "moneta di educazione", è un fondamentale punto di riferimento della vita pratica.

A Bruxelles incontro persone che sono in Belgio da più di dieci anni ed utilizzano tutti i giorni franchi belgi. Nonostante cio', ancora oggi esse convertono i prezzi nella loro moneta d'origine; hanno bisogno di ritornare alla moneta in base alla quale sono stati educati. L'introduzione in Francia del nuovo franco nel 1960 mostra come sia difficile introdurre una nuova unità monetaria. Ancora oggi alcuni francesi di una certa età convertono i prezzi in vecchi franchi. Questo problema acquista tanto maggior rilievo quanto più l'età media della popolazione comunitaria aumenta. Nel 1995 gli ultrasessantenni erano il 20,7%, nel 2000, cioè dopo solo cinque anni, saranno il 21,6%, con un aumento relativo del 5% circa. D'altro canto, l'introduzione del sistema decimale nel 1970 nel Regno Unito puo' forse essere preso come modello. Dopo una preparazione estremamente accurata durata più di cinque anni fu possibile limitare la circolazione simultanea di due monete a soli cinque giorni. Per raggiungere questo ottimo r

isultato furono fatti notevoli sforzi di informazione, di formazione e di educazione.

Quindi, anche per l'Euro è necessario fare una vera e propria opera informativa ed educativa, sia tramite i mezzi di informazione sia tramite attività scolastiche e (perchè no?) ludiche o folkloristiche: penso a giochi simili al "Monopoli", ad esperimenti messi in atto dal settore della grande distribuzione, dove un "test" avrebbe un sicuro impatto psicologico e promozionale.

Ma ancora più importante sarà l'utilizzazione della doppia indicazione del prezzo, sia in moneta nazionale sia in Euro. Il Consiglio europeo che si è tenuto a Madrid nel dicembre '95 ha stabilito che l'introduzione delle monete e delle banconote in Euro avverrà il 1 gennaio 2002 (cosi' detta tappa C della terza fase dell'unione monetaria). Tramite la doppia indicazione del prezzo si otterrà un duplice importante risultato: il consumatore potrà constatare direttamente che l'instaurazione dell'unione monetaria non produce alcun aumento dei prezzi e, allo stesso tempo, sarà agevolato nell'operazione di conversione, acquisendo familiarità con la nuova moneta.

Certamente la doppia indicazione del prezzo puo' apparire un onere per la produzione e commercio. Ma penso che valga la pena che il consumatore acquisti fiducia nel fatto che nè i commercianti nè i produttori stiano prendendo l'unione monetaria come pretesto per aumentare i prezzi. La riuscita dell'unione monetaria e la completa realizzazione del mercato comune sono interessi generali che sarebbe un errore non riconoscere. La duplice indicazione del prezzo deve iniziare diversi mesi prima di questa data e deve continuare per diversi mesi dopo di essa. Nulla impedisce che la duplice indicazione del prezzo cominci, su base volontaria, molto prima dell'introduzione delle banconote e dalle monete in Euro.

Per quanto concerne, poi, le difficoltà tecniche che presenta il "come" dell'unione monetaria, esse devono essere prese in seria considerazione. Il Consiglio europeo di Madrid ha previsto che il 1 gennaio 1999 verranno determinati in modo rigido i tassi di cambio tra gli Stati membri che partecipano all'unione monetaria (cosi' detta tappa B della terza fase dell'unione monetaria). A questo punto si aprirà una fase molto delicata, una sorta di periodo di prova per l'Euro, il quale dovrà dimostrare ai consumatori di non essere peggiore delle monete nazionali. Ma, affinchè il singolo si convinca di questo non basta predicargli le virtù e i vantaggi dell'unione monetaria. Quando l'unione monetaria sarà finalmente operante, ènecessario fargli toccare con mano questi vantaggi. Perchè cio' accada è indispensabile che siano risolti alcuni problemi che potrebbero sorgere dopo la fissazione dei tassi di cambio. Di questi, cinque mi sembrano particolarmente significativi e su di essi mi vorrei soffermare :

a) Un primo problema è dato dal pericolo che vengano utilizzati tassi di cambio diversi da quelli ufficiali. Quando un cittadino comunitario si recarà all'estero, egli non potrà utilizzare la moneta del suo paese e dovrà quindi cambiare danaro. Se le banche e gli uffici di cambio utilizzano tassi di cambio differenti da quelli ufficiali, il nostro viaggiatore avrà l'antipatica impressione che la fissazione dei tassi di cambio non ha apportato alcun vantaggio in questo ambito.

Si rende quindi necessario che banche ed uffici di cambio indichino il tasso di cambio, che è quello fisso ed ufficiale, e, separatamente, la tariffa per il servizio di cambio. Ma, se ci pensiamo bene, non è poi cosi' ovvio che tale tariffa di cambio continui a sussistire anche dopo l'inizio della tappa B. L'art. 52 del Sistema Europeo delle Banche Centrali prevede che le banconote nelle valute tra le quali sussitono tassi di cambio fissi siano scambiate tra loro alla pari dalle banche centrali nazionali. Questo significa che, per tali vaute, le banche centrali non richiedono alcuna tariffa alle banche che vogliono cambiare valuta nazionale con valuta straniera. Alla luce di cio' non mi sembra irragionevole sostenere che, una volta istituiti tassi di cambio fissi, per banche ed uffici di cambio risulterà difficile motivare il pagamento di un servizio che per loro è gratuito.

b) Il secondo problema consiste nel fatto che i pagamenti transfrontalieri costano considerevolmente di più di quelli interni (per un trasferimento di 100 Ecu si pagano oggi mediamente 25 Ecu di tariffa). Ora, se si dice che già a partire dalla fissazione dei tassi di cambio l'unione monetaria esisterà perchè le valute nazionali non saranno altro che l'immagine della nuova valuta, il singolo sarà amaramente sorpreso nello scoprire che una transazione tra Trento e Monaco di Baviera costa di più che una transazione del medesimo importo tra Trento e Palermo. Logica conseguenza della volontà di creare uno spazio europeo dei pagamenti dovrebbe essere la parificazione tariffaria tra le transazioni transfrontaliere e quelle nazionali. Tuttavia, questa parificazione non dovrebbe avere come effetto indotto un aumento delle tariffe per le transazioni nazionali.

c) Il terzo problema riguarda le carte di pagamento internazionali. Il loro impiego costa e il consumatore potrebbe avere l'impressione che i tassi di cambio ufficiali non siano rispettati. Anche in questo caso si rende necessaria l'indicazione separata delle commissioni applicate per la fruizione di tali carte.

d) Il quarto problema consiste nel pericolo di un aumento delle tariffe dei servizi bancari. Uno degli effetti dell'unione monetaria sarà, in linea di principio, la riduzione dell'inflazione ed il conseguente ribasso dei tassi d'interesse. Ora, siccome i guadagni delle banche diminuiscono quando i tassi d'interesse ribassano, dopo l'inizio della tappa B le banche potrebbero essere tentate di aumentare i costi per i propri servizi. Questo è un problema delicato che dovrà essere attentamente valutato.

e) Il quinto ed ultimo problema è, in un certo senso, la conseguenza e la summa dei quattro precedenti: é quello dell'efficienza e, soprattutto, della trasparenza del sistema bancario. A questi due fattori é strettamente legata la buona riuscita dell'unione monetaria: il funzionamento di un sistema monetario dipende intimamente dal sistema bancario : la fiducianel sistema bancario si tradurrà in fiducia nella moneta unica.

CONCLUSIONI

Giungo quindi alla conclusione del mio intervento. Due sono i punti che vorrei focalizzare. Il primo concerne i servizi finanziari, i quali sono oggiogiorno l'oggetto di preoccupazioni quotidiane per il consumatore. E' necessario esaminare con attenzione la opportunità di una riforma almeno nel senso della trasparenza e dell'informazione. Di questo dovrebbero essere convinti soprattutto le banche medesime, quantomeno in base alla considerazione che anche in questo campo la libertà di concorrenza si sta facendo strada permettendo ai consumatori di poter fruire direttamente di banche di altri paesi comunitari. L'introduzione della moneta unica è una ottima opportunità per prendere atto delle manchevolezze del sistema bancario italiano e per cambiarlo, rendendone il funzionamento più efficiente e trasparente per il consumatore.

Il secondo punto riguarda la l'informazione sull'unione monetaria e l'educazione ad essa. Da quanto detto finora emerge nitidamente un'imprescindibile esigenza: la campagna informativa deve essere ampia ed accurata e deve essere portata avanti dagli organi pubblici e dai media, ma anche da tutte le fondamentali organizzazioni sociali. Sono quindi lieta di potere essere nella sede di questa importante istituzione, che mi auguro prenderà questo invito con entusiasmo e serietà. Penso non solo a seminari e conferenze, ma anche e soprattutto a pubblicazioni riassuntive ed esemplificative nonchè a brochures e a posters per spiegare il "perchè" e il "come" dell'unione monetaria in modo accessibile a tutti. O, al limite, l'organizzazione di sperimentazioni pratiche, che coinvolgano commercianti e consumatori. Ormai l'unione monetaria si sta avvicinando, il lavoro da fare è grande e il tempo passa in fretta. Non è più possibile rinviare l'intenso impegno che si rende necessario a partire da subito.

 
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