di Emma Bonino
Sole 24Ore Inserto Europa 22/3/96
L'apertura alla concorrenza del mercato delle telecomunicazioni europeo porta vantaggi ai consumatori europei? Oppure rappresenta solo una nuova opportunità di affari per gli operatori e le grandi industrie? La liberalizzazione si è già spinta molto in là in questo settore, restava fuori soltanto la telefonia vocale. Ma dal 1· luglio di quest'anno sarà possibile costruire e/o utilizzare infrastrutture alternative a quelle degli attuali monopolisti: a esempio delle società elettriche, o delle ferrovie. Dal 1· gennaio 1998, tutte queste infrastrutture saranno disponibili anche per la telefonia vocale su rete fissa.
L'applicazione delle regole comunitarie di concorrenza comporta l'eliminazione del monopolio ed è accompagnata da regole che garantiscono trasparenza e non-discriminazione nell'assegnazione delle licenze ai nuovi operatori, la disponibilità di una numerazione adeguata, l'interconnessione e i diritti di passaggio, il riequilibrio delle tariffe ai costi effettivi. Esistono dunque reali garanzie per le imprese che decidono di fornire servizi digitali. Resta da verificare che esistano garanzie anche per i consumatori.
Certo, questi avranno comunque benefici dalla prevedibile razionalizzazione del mercato, dall'aumento della concorrenza tra i fornitori e dagli investimenti in innovazione tecnologica che ne conseguono. Ma i meccanismi spontanei del mercato rischiano di avere anche ricadute contrarie agli obiettivi di coesione sociale e di tutela del consumatore previsti dal Trattato di Maastricht. Nel momento in cui i poteri pubblici si ritirano dalla gestione diretta del servizio di telecomunicazione, è necessario che essi acquisiscano un nuovo ruolo di regolatori - a controllori del rispetto delle regole - anche introducendo qualche correttivo al mercato. Va insomma garantito l'accesso universale alle telecomunicazioni, tenendo conto dei problemi dei consumatori residenziali, delle categorie più deboli, e delle regioni periferiche.
E' a questi principi che si ispira la Comunicazione della Commissione europea sul servizio universale nel mercato delle telecomunicazioni. Gli Stati membri sono invitati ad adottare massimali tariffari ("price Caps"), tariffe differenziate a fascia oraria e altri meccanismi tendenti a moderare l'effetto di adeguamento delle tariffe ai costi reali. Verranno inoltre fissati standard di qualità di servizio (a esempio sui tempi massimi di allacciamento e riparazione) a livello comunitario; i consumatori dovranno essere associati nella definizione del servizio universale e nella sua attuazione, in particolare nella definizione degli standard di qualità, nella determinazione dei prezzi e nel controllo sull'effettiva attuazione di tali standard e prezzi. Il tutto è accompagnato da un sistema di sanzioni, inclusa la decadenza della licenza dell'operatore, in caso di mancato rispetto degli impegni. Inoltre, i consumatori devono poter paragonare i livelli dei prezzi e la qualità tra i fornitori anche di diversi Stati
membri attraverso una migliore informazione e trasparenza e la creazione di un comitato di monitoraggio europeo con rappresentanti dei consumatori. Per essere davvero credibili queste politiche necessitano di autorità regolatrici indipendenti. Non posso che rammaricarmi, quindi, che il progetto di istituzione di un'autorità italiana per le telecomunicazioni, che è anche la condizione per privatizzare la Stet, sia fermo da parecchi mesi in Parlamento.
In tutto questo esercizio sarà cruciale trovare un giusto equilibrio tra processo di liberalizzazione e correttivi al mercato, evitando limitazioni ai benefici della concorrenza. E' inoltre importante che il meccanismo di finanziamento del servizio universale avvenga in modo trasparente e attraverso il mercato, e non tramite tasse o sussidi incrociati occulti. In proposito la Commissione chiederà agli Stati di costituire un fondo per il servizio universale finanziato con una quota dei profitti degli operatori. Le precisazioni sul finanziamento e l'utilizzo del fondo saranno oggetto di una successiva comunicazione, prevista per settembre.
Credo che l'Unione stia facendo la propria parte affinché la rivoluzione digitale, l'avvento del mercato e lo sviluppo della società dell'informazione risultino un bene comune. incrementando allo stesso tempo la partecipazione sociale e la qualità delle comunicazioni. Da questo punto di vista la strategia della Commissione per le telecomunicazioni rappresenta una tappa e un precedente importante nel processo di integrazione della politica dei consumatori nelle altre politiche comunitarie per cui la promozione degli interessi del cittadino/consumatore appare quale finalità prioritaria del processo di liberalizzazione. Mi auguro dunque che i principi a cui essa si ispira potranno essere estesi ad altri servizi di pubblica utilità, a cominciare da quella dei trasporti e dell'energia.